Milan, chi è la spia? Ecco gli indizi - Calcio News 24
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Basta raccontarci palle! Milan, gli indizi sono evidenti: in casa hai una spia

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fassone mirabelli milan

Troppi retroscena alla luce negli ultimi mesi: qualcuno in casa Milan sta parlando. Notizie spesso vere o gossip falsi ma ben congegniati: tutto porta a pensare che il vero nemico non sia fuori da Milanello

Allora, qui c’è qualcosa che non quadra o, come dicono quelli simpatici davvero, c’è qualquadra che non cosa per niente. Pare insomma che in casa Milan ogni giorno ne succeda una da almeno sei mesi a questa parte: dubbi sulla nuova proprietà, rotture con la UEFA, guerre più o meno a distanza con personaggi di varia caratura, allenatori che volano via dalla finestra, attacchi di giornali e tv non sempre elegantissimi (leggi anche: INCHIESTA SULLA VENDITA MILAN: PERCHÈ PROPRIO ORA?). Di fatto mancavano solo le mani addosso e gli sputi in faccia e guarda caso, almeno secondo i “bene informati” (modo di dire con cui si è soliti indicare chi fa la spia, anche se lo ricordiamo a titolo puramente informativo, chi fa la spia non è figlio di Maria) l’altro giorno per poco non si sarebbe arrivati perfino questo.

L’ultima notizia, nel caso specifico, lo saprete già di sicuro, è che l’agente di Gustavo Gomez, difensore paraguaiano finito non si sa come e non si sa perché nella cesta dei panni da lavare di Milanello, sia partito alla volta di Casa Milan armato soltanto di “pugni nelle mani” (cit. Rocchio 47) e cattive intenzioni per dirne quattro a Massimiliano Mirabelli. A quel punto nell’ufficio del direttore sportivo rossonero sarebbero volati insulti, tavoli e sedie e, dulcis in fundo, pare anche che Augusto Paraja (questo il nome del procuratore di Gomez) sia arrivato a spaccare un vetro. Perdindirindina! Secca e pronta la replica di Mirabelli (leggi anche: MILAN, MIRABELLI SMENTISCE LA DISCUSSIONE CON L’AGENTE DI GOMEZ) su Instagram in lingua italiana e in lingua inglese (perché è lapalissiano dai che il ruspante Massimiliano abbia una certa familiarità con la lingua inglese, a questo punto potremmo arrivare a credere pure che Malgioglio sia una gran conciapassere).

Milan, abbiamo un problema

Onestà per onestà, precisiamo che sul piano comunicativo la smentita di Mirabelli ci sta effettivamente tutta ed anzi, in casi come questo non è nemmeno tanto detto che la verità sia per forza dalla parte di chi colpisce prima piuttosto che da quella di chi è costretto a rispondere. Che ne succeda ogni giorno una in casa rossonera è infatti un po’ difficile da credere, ma neanche impossibile se ci pensate bene: diatribe, polemiche e questioni da risolvere sono all’ordine del giorno in qualsiasi club. La differenza sostanziale è che nessuno viene a raccontarcelo. In casa Milan invece qualcuno che parla, evidentemente c’è: se per dire la verità, tutta la verità e nient’altro che la verità, piuttosto che per raccontare cazzate è un’altra questione, per nulla secondaria, ma un pelino differente. In entrambi i casi però occorre dirlo: Houston, abbiamo un problema. Dalle parti di Casa Milan c’è palesemente una spia, un insider o se preferite semplicemente qualcuno che non vuole farsi i cazzi propri: succede in tutte le migliori famiglie, è vero, ma è ugualmente una grana da risolvere. Da risolvere non addossando la colpa a chi le notizie, per lavoro (cioè i giornalisti) o per passione (cioè i tifosi), è costretto a darle, ma semplicemente rintracciando la radice del problema. Vale a dire: Campopià, te la devi prendere con quel gran cattivone che fa la spia a casa tua, non con noi.

Pasquale Campopiano è il responsabile della comunicazione social rossonera: qualche settimana fa, ricorderete, molti tifosi sospettarono che ci fosse lui dietro Oracolo Rossonero, l’account Twitter che forniva alla stampa retroscena (peraltro veri eh) di casa milanista. Cose che evidentemente solo uno molto agganciato all’ambiente rossonero poteva conoscere. Tra gli altri, fummo anche noi a porre il quesito riportando un dubbio dei fans (centinaia di fans, per essere precisi) e beccandoci una sacrosanta replica (leggi anche: ORACOLO ROSSONERO: CAMPOPIANO, EXCUSATIO NON PETITA). Anche in questo caso circostanza smentita e tutto come prima? Manco per il piffero. Più o meno assodato che, lo scriviamo in piena onestà intellettuale oggi come lo scrivemmo allora, difficilmente l’allegro spione possa essere Campoiano (Pasquà, leggi bene: non ti stiamo accusando, dormi tranquillissimo), resta il fatto che qui qualcuno che racconta cose in giro per Casa Milan c’è. Racconta la verità? È un bel problema. Racconta frottole? È altrettanto un bel problema, perché mai come oggi una menzogna raccontata tanto bene nel dettaglio può essere vicina alla verità.

Qualcuno ce l’ha col Milan? Forse, ma il nemico non è solo là fuori

Proviamo a metterla così: i tanti gossip degli ultimi mesi, mai davvero smentiti nei fatti, tranne uno (l’inchiesta sull’acquisto della società, appunto, che pure sembrava corrispondere comunque a una voce piuttosto diffusa da mesi in Procura a Milano), ma quasi sempre a parole, sono sembrati frutto di un lavoro circostanziato, diciamo pure giornalistico. Spesso erano veri o tanto verosimili da essere poi ugualmente veri (il rinnovo di Donnarumma, il susseguente caso Raiola, gli spettri UEFA), di sicuro mai campati in aria. La notizia di ieri poi, più specificamente, pare davvero provenire dalla bocca (o dalla penna) di qualcuno che sapeva o poteva quantomeno immaginare cosa, quando e perché sarebbe accaduto nell’ufficio di Mirabelli. Chi? Diciamolo pure, dai: uno spione di mestiere, vecchio o nuovo che sia, se vogliamo leggere tra le righe di chi rileva spesso e per nulla casualmente una certa discrepanza tra chi era prima ai vertici del Milan e chi c’è adesso.

Il suo lavoro potrebbe essere l’assist ideale a chi ha tutto l’interesse nel mettere in difficoltà l’attuale proprietà (e nell’affermare ciò società e tifosi non si può dire abbiano certo torto) e vive fuori da Milanello, ma l’impressione netta è che il nemico vero non sia tanto là fuori in realtà, quanto piuttosto tra le mura amiche. «Una parola è troppa e due sono poche» (cit. Nonno Libero).