Putin, la Coppa del Mondo e i Queen: quando gli stadi vanno oltre le partite
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Putin, la Coppa del Mondo e i Queen: quando gli stadi vanno oltre le partite

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Putin ha scelto lo stadio Luzhniki come palco. Non è la prima volta che la sede della finale della Coppa del Mondo si presta ad altri usi

Il 22 febbraio Vladimir Putin ha incontrato il capo della diplomazia cinese Wang Yi ed ha ascoltato la sua proposta per il piano di pace. Dopo questo meeting, si è diretto allo stadio Luzhniki per il concerto in onore del Giorno dei difensori della patria. Prima che lo spettacolo cominciasse, il capo del Cremlino ha detto che: «in questo momento c’è una battaglia che riguarda i nostri confini storici, il nostro popolo». Lo stadio Luzhniki era stato anche il palco da cui, il 18 marzo 2022, aveva festeggiato l’ottavo anniversario dell’annessione della Crimea. Il 15 luglio 2018 invece si è giocata la finale della Coppa del Mondo, con una Francia troppo superiore rispetto alla Croazia, costretta ad arrendersi per 4-2.

Gli spalti, il campo, gli ingressi contingentati rendono gli stadi di calcio un palco ideale per decine di diversi usi al di fuori delle partite. Concerti, raduni di vario tipo, set cinematografici, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Quando poi lo stadio è abbastanza grande da poter ospitare una finale della Coppa del Mondo, l’unico limite è la fantasia. Se il Luzhniki è diventato un palco da cui Putin può parlare alla Russia e al Mondo, cosa è successo ad altri stadi Mondiali

ESTADIO NACIONAL, SANTIAGO DEL CILE

17 giugno 1962, Il Brasile, campione uscente, affronta la Cecoslovacchia. Assente Pelé, infortunatosi nella fase a gironi proprio contro la Cecoslovacchia, che in finale passa subito in vantaggio con Masopust. Il Brasile però ci mette appena 2’ per pareggiare con Amarildo e poi Zito e Vava consegnano la vittoria ai verdeoro. Sempre nel mondiale del 62, l’Estadio Nacional è stato il teatro della Battaglia di Santiago, un Cile-Italia 2-0, una delle partite più violente della storia dei Mondiali. Una transizione forse brusca, ma calzante, visto che con il golpe di Pinochet, lo stadio divenne un campo di concentramento per gli oppositori politici. 40.000 prigionieri transitarono nell’impianto tra il settembre e il novembre del 1973. Sulla vicenda esiste un documentario del 2003, diretto dalla cineasta cilena Carmen Luz Parot. Nella commistione tra calcio e politica, lo stadio di Santiago ha la maglia nera del più efferato stadio del calcio.

OLYMPIASTADION, MONACO DI BAVIERA

Il mondiale del 1974 è il primo miliardario, il primo blindato e con un finale sfolgorante, per citare Federico Buffa. Il 7 luglio Olanda e Germania Ovest si sfidano in finale: Neeskens segna dopo appena due minuti su calcio di rigore, ma Breitner – anche lui dal dischetto – e Muller permettono a Beckenbauer di alzare la coppa del mondo. Quello fra i due capitani, Beckenbauer e Cruijff, per qualità tecniche, carismatiche e di testa è uno degli scontri più ad alto livello nella storia dei mondiali, due campioni e due pensatori di calcio come pochi ce ne sono stati.

Ma l’Olympiastadion, che dal 2006 non è più dedicato al calcio, è stato il teatro di una partita con dei pensatori ancora più iconici dei capitani del 74. Nel 1972 i Monty Phyton decidono che lo stadio bavarese ospiterà la finale dei mondiali dei filosofi: da una parte la Germania di Hegel, Kant, Nietzsche (e Beckenbauer a sorpresa) e dall’altra la Grecia di Socrate, Aristotele e Archimede. Al fischio d’inizio dell’arbitro Confucio – coadiuvato da San Tommaso e Sant’Agostino – i filosofi si mettono a passeggiare in campo, meditando sulle loro teorie. Nel finale, dopo l’eureka Archimede capisce che bisogna giocare a calcio e serve l’assist di testa per Socrate. 

SOCCER CITY STADIUM, JOHANNESBURG

l’11 luglio del 2010 la Spagna, con un gol di Iniesta nei tempi supplementari, batte l’Olanda e si aggiudica il suo primo mondiale personale e il primo mondiale africano della storia. La scelta di un mondiale in Sudafrica è stata a lungo criticata per le accuse di corruzione e di mancato rispetto dei diritti dei lavoratori, insomma, il solito per la FIFA. Va però detto che il Soccer City Stadium meritava una finale mondiale. Nel paese dell’Apartheid, dove il rugby era il gioco dei bianchi e il calcio quello dei neri, non stupisce che il primo discorso che Mandela tenne dopo la prigionia fu al suo interno, nel 1990. Così come il 10 dicembre 2013, alle 6 del mattino, vennero aperti i suoi cancelli: in 100 mila le persone che vennero ad omaggiare Madiba a cinque giorni dalla sua morte.

MARCANÀ, RIO DE JANEIRO

Cominciamo dicendo che il Maracanà non è uno stadio, ma è lo Stadio per antonomasia. Ha ospitato due finali del mondiale, il Maracanazo e Argentina-Germania, vinta da questi ultimi con una rete di Gotze nei supplementari. Si tratta di uno stadio che può ospitare 80 mila spettatori per le partite di calcio, ma in occasione di un concerto, arriva quasi a 200 mila spettatori. Il record appartiene agli A-ha – quelli di Take on me – nel 1991. Ma visto che sono gli A-ha non vale la pena perderci troppo tempo, con questi one hit wonder, mentre invece vale la pena arrivare al 1980. 140 milaspettatori paganti, O’ Rei Pelè tra questi, pronti al concerto. Rumore, A far l’amore comincia tu, Tuca Tuca… Insomma, tra le stelle che hanno illuminato il Marcanà, il nostro cuore è per Raffaella Carrà.

WEMBLEY, LONDRA

L’Inghilterra ha dato al pianeta il gioco del calcio e la migliore musica del mondo e quindi è giusto che lo stadio londinese chiuda questa classifica. Che si parli del vecchio o del nuovo Wembley parliamo di partite iconiche e grandi concerti, come la finale del 1966, in cui l’Inghilterra vinse 4-2, con il gol fantasma di Hurst, e si aggiudicò la sua prima e per ora unica Coppa del Mondo.

Come scegliere un concerto tra tanti iconici? Il primo del 72, con Bo Diddley, Jerry Lee Lewis e Chuck Berry? O i Pink Floyd nel 1974? Tra tanti non può che essere il Live Aid. 13 luglio 1985, tra il JFK di Filadelfia e Wembley i grandi del rock in una maratona di quasi 24 ore, con oltre due miliardi di spettatori in tutto il mondo e il ricavato per le vittime della carestia in Etiopia. E poi i Queen, quella performance di Freddy Mercury. Che altro serve?