Dal Barcellona all'Ajax: Roma, regalati un'altra grande notte europea
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Dal Barcellona all’Ajax: Roma, serve un’altra grande notte europea

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Dzeko

Tre anni dopo l’impresa contro il Barcellona, la Roma è chiamata a centrare un’altra semifinale europea. Contro l’Ajax per riscrivere la storia

Frustata di testa, Ter Stegen immobile, l’Olimpico implode. Kostas Manolas corre a bocca e braccia spalancate sotto la Tribuna Monte Mario, ha appena segnato il gol che stende il Barcellona e porta la Roma in semifinale di Champions League. É un ruggito il suo, quello di un eroe greco che sbarca finalmente sulla sua Itaca. Una notte che in molti faticano ancora a spiegarsi razionalmente, forse perché di razionale c’era davvero molto poco: «‘Nce se crede», nella Capitale lo avranno pensato in molti. All’andata il Barcellona aveva provato a lacerare definitivamente il sogno giallorosso, imponendosi per 4-1 al Camp Nou. Senza fare i conti con il destino, che al ritorno risarcirà chi in Spagna aveva scherzato con due sfortunati autogol: capitan De Rossi e proprio Manolas. La semifinale di Champions League non si gioca mica ogni anno, e poco importa se ad accedere all’atto conclusivo sarà il Liverpool, seppur dalle parti di Trigoria i rimpianti siano stati enormi.

La Roma di oggi è molto cambiata rispetto a quella di quel 10 aprile 2018. Non c’è più la guida spirituale di DDR, così come il difensore greco ora al Napoli. Qualcuno però è rimasto, un esule del miracolo contro i blaugrana. Edin Dzeko nasce, cresce e dimora in partite come quelle di questa sera. E nonostante la stagione del Cigno di Sarajevo non sia stata luccicante come le precedenti, complice la diatriba con Fonseca e diversi infortuni, sarà ancora lui a guidare l’attacco della Roma. I compagni sanno che il bosniaco ha la capacità di essere decisivo nelle notti che contano. E quella dell’Olimpico assume un peso specifico importante in casa giallorossa. Perché se si esclude quella contro il Liverpool di 3 anni fa, l’ultima semifinale europea è quella del 90/91 contro il Brondby, in Coppa Uefa. L’allora tecnico Ottavio Bianchi poteva contare su Rudi Voller, e grazie a un gol del tedesco allo scadere la pratica danese fu liquidata, con libero accesso alla finale contro l’Inter del Trap, persa nel doppio scontro. Altri tempi, altro calcio.

Oggi una finale tutta italiana è utopia, e la Roma è l’unica squadra del nostro campionato a portare il vessillo tricolore in Europa dopo le cocenti e premature eliminazioni di Juventus, Atalanta, Inter e Lazio in Champions, e di Napoli e Milan in Europa League. Anche per questo motivo, la sfida contro i Lancieri vale doppio. L’ultimo confronto contro gli olandesi all’Olimpico non sorride ai giallorossi, e risale all’edizione della Champions League 2002/2003, quando l’Ajax di Koeman congelò la squadra di Capello sull’1-1 interrompendo l’avanzata di Totti e compagni verso i quarti di finale. Mettici pure che i ragazzi di Ten Hag sono imbattuti da 6 trasferte in Italia, e allora i tifosi della Roma fanno partire gli scongiuri.

Fonseca ha pochi dubbi di formazione, le scelte sono quasi obbligate. Rispetto al match della Johan Cruijff Arena mancheranno Spinazzola infortunato e Bruno Peres squalificato, al loro posto il giovane Calafiori e Karsdorp. Nel cuore del centrocampo la coppia Veretout-Diawara. In porta ritorna Pau Lopez, l’eroe dell’andata. In difesa confermato il terzetto Mancini, Cristante, Ibanez, il cui sinistro alla dinamite ha schiantato gli olandesi una settimana fa. Davanti Pellegrini e il redivivo Mkhitaryan, che ha scaldato i motori contro il Bologna ed è pronto a riprendersi una maglia da titolare. Il diamante offensivo, come preannunciato, dovrebbe essere Dzeko. Ten Hag invece rispolvera Stekelenburg tra i pali, ed è una vecchia conoscenza giallorossa. Coppia di centrali Martinez e Schuurs, con Klaiber a destra e Tagliafico a sinistra. Confermato il trio di centrocampo Klaassen, Alvarez, Gravenberch. Davanti la qualità di Neres, Tadic e Antony.

Con coraggio, determinazione, e la giusta mentalità, i giallorossi saranno in grado di riscrivere la storia, a 3 anni dal capolavoro contro il Barcellona. Perché sì, Amsterdam è incastonata nel cuore d’Europa, ma tutte le strade si sa, portano a Roma.