Ancelotti: «Non serve inginocchiarsi ma bisogna educare le nuove generazioni»
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Ancelotti: «Non serve inginocchiarsi ma bisogna educare le nuove generazioni»

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Carlo Ancelotti ha parlato in una lunga intervista a Il Giornale: le sue dichiarazioni

Carlo Ancelotti ha parlato in una lunga intervista a Il Giornale: le sue dichiarazioni.

ITALIA – «È la grande sorpresa e nello stesso tempo la novità del torneo. Perché gioca un calcio offensivo, senza alcun calcolo, dispone di una organizzazione difensiva collaudata e ha la gioventù del suo zoccolo duro che garantisce corsa ed entusiasmo. Paragoni con Nazionali passate? Ci sono un paio di dettagli che mi riportano alla memoria la nazionale di Vicini del mondiale ’90 a cui ho partecipato. Io c’ero e si respirava, allora come ora, lo stesso entusiasmo che ho colto nelle tre partite disputate a Roma. C’è un altro dato in comune: nel girone iniziale, gli azzurri di Mancini non hanno preso gol, proprio come capitò a noi in quella occasione».

MANCINI – «In tre anni di tempo ha lavorato con lo stesso sistema di gioco nel quale gli azzurri si ritrovano comodi, ha cambiato qualche protagonista ma zero esperimenti, è andato dritto per la sua strada insomma ottenendo adesione convinta allo stile che voleva imporre».

GIOCATORI – «Quest’Italia è diversa dalle altre. Il Belgio s’incarna in Lukaku, il Portogallo ha il suo diamante in CR7, nella Francia fa paura Mbappè, della Nazionale di Mancini faccio fatica a sceglierne uno solo. E questo può essere un vantaggio alla fine perché non si carica di aspettative un solo esponente».

VERRATTI – «Lo conosco bene, l’ho allenato a Parigi, è un ragazzo acqua e sapone ma dotato fin da allora di grande personalità a cui ora ha aggiunto esperienza internazionale. È uno dei pochi, nel gruppo azzurro, che ha giocato la Champions: adesso che l’europeo entra nel vivo con le sfide da dentro o fuori, conterà anche questa qualità».

PUBBLICO – «Modifica l’atmosfera, procura una diversa emozione e persino le prestazioni dei calciatori possono cambiare. Se posso fare una citazione la dedico a Sheva e Tassotti che sono riusciti a qualificarsi con l’Ucraina. I calciatori di quel paese hanno un solo difetto: faticano a restare concentrati per tutta la partita».

INGINOCCHIARSI – «Da noi in Inghilterra è diventata un’abitudine, lo facciamo da un anno e mezzo e non c’è alcuna discussione sul punto. Io la penso così sull’argomento: non è fondamentale inginocchiarsi per qualche secondo. Non si risolve la questione. Il tema vero è: educare le nuove generazione alla questione del razzismo che è ancora presente nelle nostre società. E su questo bisognerebbe discutere e intervenire».

AUSTRIA – «Alla nostra portata. Dirò di più: l’Italia, per le sue caratteristiche, per la freschezza che esprime, è in grado di giocarsela con tutte. Anche con le big del torneo».

DONNARUMMA – «Ho parlato con Paolo Maldini e gli ho espresso il mio compiacimento, è stata una scelta che ha fatto rumore. Maignan, poi, lo conosco: quando ero al Psg, era un ragazzo, e intuendone le doti, lo facevo allenare spesso con la prima squadra. È un tipo molto freddo, essenziale nella tecnica. Vedrete: non sarà mai spettacolare, sarà sempre molto concreto e utile».

JAMES RODRIGUEZ – «Un talento purissimo, un grande calciatore. Ha avuto qualche problema fisico e il suo contributo alla causa è stato perciò ridotto».