Astori, l'aereo privato pagato da Buffon: tutta la Juve voleva andare ai funerali - Calcio News 24
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Astori, l’aereo privato pagato da Buffon: tutta la Juve voleva andare ai funerali

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Ai funerali di Davide Astori voleva essere presente tutta la Juventus. Questo nonostante le difficoltà di raggiungere Firenze

C’è un retroscena sulla Juventus svelato su La Nazione. E stavolta non c’entra nulla la rivalità tra Fiorentina e bianconeri, quelli che a Firenze vengono solitamente chiamati “gobbi”. O meglio, c’entra ma al contrario: c’entra per far capire che davanti alla morte tragica di Davide Astori s’è ribaltato il calcio. Tutto ha inizio dopo la trasferta vittoriosa della Juventus a Wembley, contro il Tottenham.

Negli spogliatoi è il capitano, Gigi Buffon, a prendere la parola: «Abbiamo trovato un aereo privato che ci porterà a Firenze domani mattina, ci sono i funerali di Davide. Se qualcuno di voi vuole venire si faccia trovare stanotte nella hall, noi partiamo alle 4 e mezzo. Capisco benissimo che vogliate restare a dormire dopo una partita come questa». Bene, all’alba nella hall dell’albergo si presenta praticamente tutta la Juventus. Peccato che sul piccolo jet, pagato da Buffon e Allegri, ci sia spazio soltanto per 12 persone, equipaggio compreso. Così salgono a bordo: Allegri, Buffon, Chiellini, Benatia, Barzagli, Pjanic, Marchisio, Rugani e Landucci.

E non è finita qui, perché un altro retroscena è esplicativo di quanto la morte di Astori abbia portato questo mondo spesso irrazionale a portare il cuore oltre l’ostacolo. Alla Juventus, vista la storica inimicizia con la Fiorentina, per non guastare il clima di raccoglimento in Santa Croce era stato proposto un percorso alternativo, un ingresso secondario. Buffon però si è opposto, chiedendo alla squadra di sfilare tutta sul sagrato. Il portiere, successivamente, ha spiegato: «Andare a Firenze per noi juventini non è mai semplice. Al nostro arrivo, però, vedere i tifosi viola che ci hanno applaudito, che ci chiamavano e ci ringraziavano è stato molto bello. La nostra presenza li ha fatti sentire meno soli e questo mi ha reso orgoglioso».