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Buon compleanno a… Jesse Joronen

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Oggi Jesse Joronen compie 30 anni. Sabato scorso ha difeso con successo la porta del suo Venezia ad Ascoli. Ha chiuso la giornata con un clean sheet, cosa che non capita spesso. Ed ha dato il suo contributo alla conquista di 3 punti che tornano utili per far uscire i lagunari dalla secche della bassa classifica e dal pericolo play-out. Una situazione in divenire, ancora tutta da definire, nella quale il portiere finlandese ha una parte importante.

Portiere finlandese, avete letto bene. Ora, distinguiamo per un attimo i piani di lettura dal punto di vista anagrafico, visto che proprio di compleanno si sta parlando e l’età ha una sua importanza. Se siete della generazione di Jesse o anche più giovani o pyre minorenni, non vi fa nessuna impressione l’idea che in un Paese come l’Italia, patria di eroi, navigatori, santi e portieri, ci sia un rappresentante che arrivi dal lontano Nord, esponente di una Nazionale oggettivamente minore. Voi siete cresciuti nel calcio globalizzato, ancor più in certi club di provincia dove la vernice tricolore della rosa è assai stinta, poco più di una pennellata e dai colori tenui. Se invece siete più o memo nei paraggi delle primavere di chi vi scrive, ha in mente un giorno al Comunale di Torino dove l’Italia travolge 6-1 la Finlandia. Era il 1977, le frontiere agli stranieri erano chiuse, ma se solo uno in quello stadio gremito avesse provato a ipotizzare che un portiere finlandese avrebbe mai giocato nel nostro campionato, avrebbe avuto il destino segnato: il Daspo. Non dagli impianti sportivi, ma dal consesso umano. Punto e basta. E invece no, non solo Joronen vive nel nostro Paese da un po’ di tempo, ma si è ritagliato una discreta fetta di protagonismo. In pratica, ha una storia che va raccontata, a maggior ragione oggi che scollina le decine e passa dalle 2 alle 3.

«Voglio mettermi alla prova qui, imparare tanto. Studierò l’italiano, mi servirà parlare, devo guidare la difesa e aiutare i compagni»: nell’estate del 2019, Jesse arriva dalla Danimarca in Italia, precisamente a Brescia.

Ci sono un bel po’ di cose che lo rendono interessante. É un colosso che si fa notare, misura 197 centimetri d’altezza. Ha giocato in Inghilterra, nel Fulham. Per averlo, Cellino ha dovuto versare 5 milioni al Copenaghen, una cifra che lo colloca al terzo posto degli acquisti più onerosi nella storia del club, alle spalle di Luca Toni e Andrea Caracciolo. In più, brescianamente parlando (fateci passare l’avverbio, serve a rendere l’idea), ha il merito di avere parato il rigore decisivo a Cornelius che ha determinato lo stop nella corsa dell’Atalanta in Europa League. Basta e avanza per renderlo un idolo. Il resto lo fa ciò che si vede tra i pali. Nonostante il Brescia sia condannato alla retrocessione, il gigante finnico se la cava alla grande ed è una delle note liete della stagione.

Di partite positive ne infila non poche. E si merita anche un posto nella Storia quando para un calcio di rigore a Petagna: una circostanza che il club non viveva in Serie A esattamente dal 2004-05, quando Luca Castellazzi neutralizzò la conclusione di Vincenzo Montella dagli 11 metri. Dopo quel campionato, su di lui iniziano a convergere le attenzioni di svariati club. Come sottolinea il suo agente Roberto De Fanti, è uno dei profili più ricercati sul mercato. Si parla con insistenza del Napoli, opzione che poi non si concretizza.

Joronen resta al Brescia, gioca in Serie B e continua comunque a mantenere alto il suo standard di rendimento, tanto da far pensare che nell’estate del 2021 l’Udinese voglia puntare su di lui.

Alla fine, invece, di stagioni in Lombardia ne farà 3, per poi passare al Venezia. Ancora in cadetteria, ancora in una squadra dove un portiere deve lavorare tanto per limitare i danni. Ma lui ha il carattere giusto per cercare di salvare il salvabile e anche qualcosa di più.