Colomba: «Juve, con la Roma alto rischio. Napoli? C'è un'incognita»
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Colomba: «Juve, con la Roma alto rischio. Napoli? C’è un’incognita. Scommetto su Italiano» – ESCLUSIVA

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Intervista esclusiva a mister Franco Colomba. Le parole dell’allenatore sulla lotta salvezza e anche su Juve, Napoli, Inter, Milan, Roma e Lazio

Franco Colomba è un decano degli allenatori. Ha allenato in grandi piazze come Napoli, Reggio Calabria, Avellino, Cagliari, Bologna (e la lista sarebbe lunga) valorizzando tanti calciatori e ottenendo grandi risultati. «Sono vivo» ci dice scherzando, perché il grande calcio sembra averlo un po’ dimenticato (ultima esperienza nel 2016 a Livorno). Ora si seguono le mode, ci sono «i profeti» e spesso ci si dimentica di chi ha fatto bene. Sul campo. E l’allenatore nato a Grosseto, contattato in esclusiva da CalcioNews24.com, ha sviscerato i temi più caldi della nostra Serie A, in vista dell’ottava giornata. Ecco le sue parole ai nostri microfoni.

Si riparte dopo la sosta. C’è Napoli-Torino, Juve-Roma, Lazio-Inter, Milan-Verona: chi rischia di più?
«Quando parliamo di Juventus parliamo di una squadra in recupero di punti persi e questo è un problema perché non può permettersi di fare passi falsi e poi la Roma è un ostacolo non facile. Se la Juve dovesse fare un mezzo o un intero passo falso rischierebbe qualcosina a livello di immagine e anche a livello di classifica, il margine diventerebbe quasi irrecuperabile».

Questa si preannuncia una giornata infuocata anche per la lotta salvezza. Stessa domanda: chi rischia di più in Spezia-Salernitana, Cagliari-Sampdoria e Genoa-Sassuolo?
«Il Cagliari non mi sembra una società da ultimo posto in classifica ma secondo me rischia perché onestamente nessuno pensava fosse ultimo in classifica a questo punto del campionato».

Il Napoli è primo dopo 7 giornate a punteggio pieno. Negli ultimi anni ha fatto spesso bene ma si è perso sul più bello: riuscirà a reggere il ritmo fino alla fine?
«Il Napoli è una squadra collaudata, ha i meccanismi del passato che Spalletti è riuscito a consolidare e che sta dando i frutti. Ha anche un centravanti in più rispetto all’anno passato. Ha trovato una difesa importante, ha un centrocampo importante. L’unica incognita è quella della tenuta mentale e fisica legata agli impegni infrasettimanali, alle 3 partite a settimana che si giocheranno spesso. Siccome è una squadra che predilige gli scatti, molto spesso questa qualità si depaupera un po’ visti gli impegni ravvicinati. Non ha tanti diesel, ha tanti acceleratori e questo è un vantaggio da un lato ma quando giochi a questi ritmi qualcosa rischi di perdere».

Il Milan ha avuto tanti infortuni, ha perso Ibra, ora il portiere Maignan e Theo Hernandez, ma non ha mai perso la rotta. E’ una squadra che sembra esaltarsi nelle difficoltà: è questo il segreto di Pioli?
«Pioli è un grande psicologo e un ottimo allenatore. Riesce a motivare sempre tutti al meglio. E’ un grande studioso e lui è la vera anima di questa squadra: fa sentire tutti importanti e questo credo che sia il suo merito. Ha una certa varietà di giocatori, ha una bella rosa, ma ha avuto anche tante sfortune. Rendo merito a lui perché credo sia il vero punto di forza di questa squadra».

L’Inter va a due velocità: con l’acceleratore in campionato e col freno a mano tirato in Champions. Perché?
«E’ difficile dare una spiegazione. In campionato hanno dominato anche l’anno scorso, la Champions ti mette più alla prova a livello fisico-atletico e probabilmente in questo momento non riesce ancora al top».

La Lazio ha cambiato puntando su Sarri e sul sarrismo. Delle big è quella che sta riscontrando più problemi. Perché? La rosa della Lazio è adatta a Sarri? Sarri è adatto alla Lazio?
«La rosa della Lazio è una bella rosa ma è una rosa più attendista che di aggressività. E se il Napoli è una squadra di scattisti, in questo caso vedo parecchi diesel tra Leiva, Milinkovic-Savic, in attacco è uguale perché se non c’è Immobile, Muriqi mi sembra inadeguato. E’ andato via Correa e l’unico scattista è Lazzari che giocando a 4 ha dei problemi e questo non porta cambi di passo. Quando stanno tutti bene non ci sono problemi perché riescono a tenere il campo bene ma volendo essere aggressivi e rapidi fanno fatica».

Mourinho e la Roma si stanno esaltando a vicenda. Può vincere qualcosa già in questa stagione?
«Dipende. Per Mourinho è un’esperienza nuova. Lui ha ottimi giocatori, anche Abraham che si sta proponendo bene. Mourinho è un grande motivatore, riesce a ottenere il massimo dai giocatori che ha: se c’è un’occasione la coglie».

Chiesa o Dybala: chi dei due può rappresentare al meglio la Juventus dopo l’addio di CR7? E a proposito di Cristiano Ronaldo: col senno del poi, se fosse il presidente Agnelli, è un’operazione che rifarebbe?
«Cristiano Ronaldo ha dato ulteriore prestigio, se ce ne fosse bisogno, alla Juve, l’ha messa sul tetto del mondo in ambito di immagine. Non hanno vinto niente di più di quello che hanno vinto senza di lui, hanno perduto un campionato, ma il ciclo è finito. Il ciclo dove la Juve dominava, a mio avviso, è finito. Ora se ne sta riaprendo un altro. Ci sono Chiesa e Dybala, due pedine importanti che possono coesistere, ci sono la fantasia, l’estro e la qualità con la velocità, la potenza e la rapidità, sono due giocatori importanti entrambi».

Potremmo definirla, senza offesa, un decano tra i tecnici. C’è un allenatore, tra i più giovani, sul quale si sente di scommettere?
«Indubbiamente Italiano per quello che sta proponendo quest’anno. Ma anche l’anno scorso ha mostrato attitudini importanti. Centrocampista da giocatore, intelligente, che sa proporre. Riesce a plasmare una squadra secondo le sue idee e quando un allenatore riesce a fare questo vuol dire che ha qualità. Poi un conto è allenare lo Spezia, un altro è la Fiorentina dove sta facendo bene, un altro è andare ad allenare ad altissimo livello. Anche De Zerbi ha costruito la sua storia sui passaggi graduali e anche lui sta facendo la stessa cosa».

Parlando di lei. Cosa fa ora? Progetti per il futuro?
«I progetti sono quelli di un allenatore che non ha trovato spazio nel calcio che conta e me ne dispiaccio molto, dico la verità. E’ vero che sta cambiando il criterio di scelta degli allenatori ma pensavo di poter trovare spazio con quello che un allenatore ha costruito e fatto in passato anche in piazze importanti. Non demordo. Sono ancora vivo, non sono cadaverico! Io ci conto, sono sempre convinto di poter essere utile a una squadra. Troppa filosofia? Vanno troppo di moda i profeti e chi conosce la materia, chi sa come funziona, ma non è televisivo, non è molto appariscente. Vedremo che succederà».