Conte e il Tottenham: l'uomo sbagliato nel posto sbagliato
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Conte e il Tottenham: l’uomo sbagliato nel posto sbagliato

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Duro sfogo di Antonio Conte dopo l’ennesima sconfitta del Tottenham: storia di un’unione che non ha mai convinto

Antonio Conte e il Tottenham, un binomio che fino a pochi mesi fa avremmo fatto fatica a immaginare e che ora riscopriamo molto meno saldo di quel dovrebbe essere.

La quarta sconfitta nelle ultime cinque gare di Premier League ha fatto esplodere il bubbone, con il tecnico salentino che si è lasciato andare a dichiarazioni di fuoco nel post gara. La scialba serata di Burnley ha cancellato di colpo l’impresa confezionata appena pochi giorni fa contro il Manchester City, facendo ripiombare gli Spurs nell’oblio della mezza classifica.

«Sono arrivato per migliorare le cose ma al momento forse non sono bravo abbastanza. Ho bisogno di parlare con il club, il Tottenham deve fare una valutazione anche su di me. Dobbiamo trovare la soluzione migliore, mi spiace ma non posso accettare di continuare a perdere. Qui cambiano gli allenatori, ma i giocatori sono sempre gli stessi. E i risultati non cambiano. Sono aperto a qualsiasi decisione perché voglio aiutare il Tottenham, ma sono troppo onesto per chiudere gli occhi e continuare in questo modo».

Parole che sanno di rottura, uno sfogo in perfetto stile Conte per mandare un messaggio chiaro e limpido ai naviganti. Insomma, dopo poco più di tre mesi la panchina sembra già traballare, acuendo la sensazione che l’ex Inter sia l’uomo sbagliato nel posto sbagliato e nel momento sbagliato.

Azzardato anziché no accettare la corte di un club non vincente per antonomasia, attualmente lontano, e di molto, dalle big del campionato inglese. Oltretutto un treno sul quale Antonio è salito in piena corsa, senza poter costruire la squadra sul mercato e senza poter cementare le sue idee di gioco nei giusti modi e tempi.

Ma ora chiudere in maniera traumatica un altro capitolo rischia di essere condanna definitiva per uno degli allenatori più controversi degli ultimi dieci anni. Bravo finché si vuole, ma con un carattere così poco accomodante il pericolo “terra bruciata” è dietro l’angolo.