Flachi: «Squalifica? Mi crollò il mondo addosso. Sento di poter dare ancora qualcosa al calcio» - Calcio News 24
Connettiti con noi

Hanno Detto

Flachi: «Squalifica? Mi crollò il mondo addosso. Sento di poter dare ancora qualcosa al calcio»

Pubblicato

su

Flachi

Francesco Flachi, ex attaccante della Sampdoria, torna a giocare con il Signa: le dichiarazioni a La Repubblica

Francesco Flachi, ex attaccante della Sampdoria, torna a giocare con il Signa: le dichiarazioni a La Repubblica.

ERRORI – «Squalifica? Mi crollò il mondo addosso. Non cerco scuse, non le ho mai cercate, ho sbagliato e ho pagato. Ma lì, in quel momento, sprofondai nel buio»

CALCIO – «Ci ho messo cinque anni per ritrovarmi. Dopo la squalifica non volevo più saperne del calcio. Ho aperto una paninoteca, ho provato a inventarmi un’altra vita, ma il pallone quando ce l’hai dentro, prima o poi torna fuori. Così dopo quei cinque anni di vuoto piano piano mi sono riavvicinato».

NUOVA OCCASIONE – «Certo non ho i novanta minuti nelle gambe e non ho nemmeno lo sprint di una volta, però mancano cinque mesi al mio ritorno in campo e penso di riuscire a rimettermi in forma. Sa che le dico, ieri abbiamo iniziato la preparazione e quando sono arrivato al campo ero emozionato».

SFIDA – «È una sfida con me stesso, una rivincita personale. L’idea è nata per gioco, il presidente del Signa mi provocava: secondo me non ce la fai a giocare. E alla fine ho accettato. Penso di poter essere un punto di riferimento per i ragazzi e magari essere anche uno stimolo per migliorare».

MAGLIA DIECI – «No, no, vado in panchina, e se poi l’allenatore lo riterrà opportuno andrò in campo. Ma prima ci sono i ragazzi, le maglie dall’uno all’undici sono già prese». 

RIVELAZIONE ALLA FIGLIA – «Con Tommaso no, lui è ancora piccolo, ha solo quattordici anni. Ma con mia figlia Benedetta sì. Ha 19 anni e quando ha iniziato a leggere sui social cosa avevo fatto, ne abbiamo parlato. E sa qual è la cosa bella? Non mi ha mai giudicato. Gli altri? Sì. Ma ho imparato a fregarmene. È vero, non sono stato un buon esempio e ho pagato per quello che ho fatto. Ma tutti hanno diritto a una seconda possibilità».

SQUALIFICA – «E la prima, quella del 2007, è stata la più devastante. Avevo 32 anni, potevo ancora fare un paio di stagioni ad alto livello, togliermi qualche soddisfazione personale e poi rimanere nel mondo del calcio. Ho fatto tantissime caz…, errori nella mia vita, ma oggi sono un uomo diverso, cambiato, pronto a rimettersi in gioco. Ora faccio questi sei mesi con il Signa e poi a giugno voglio prendere il patentino di allenatore. È quella la mia strada. Vorrei allenare i bambini».

PROBLEMI AD ALLENARE – «In questi anni ho ricevuto tante dimostrazioni di affetto dai fiorentini. Ho collaborato per qualche anno con il settore giovanile del Bagno a Ripoli, una società alle porte di Firenze, e non ho mai avuto problemi. Poi qualche anno fa ho iniziato a dare lezioni private di calcio e sono arrivato ad avere fino a 70 bambini. Capisce? C’è ancora chi si fida di me e questo è bellissimo».

FIDUCIA – «Al cento per cento. Sento di poter dare ancora qualcosa al calcio. I bambini sono spugne, assorbono in fretta, e io non vedo l’ora di trasmettere a loro il mio calcio».

ENTUSIASMO – «E oggi quel ragazzo è tornato. Ho lo stesso entusiasmo di allora, la stessa voglia. Solo qualche anno in più».

SCUDETTO – «Penso che sarà un campionato equilibrato. C’è un blocco di sei-sette squadre, le solite, che per me partono tutte alla pari. E subito dietro ci metto la Fiorentina».

VLAHOVIC – «Rinunciare a 70-80 milioni non è facile, mi auguro che in caso di cessione la società abbia già pensato a un’alternativa ugualmente importante. Italiano merita una squadra competitiva».

TALENTO NON INVECCHIA – «A calcetto me la cavo ancora bene… In un campo da calcio vedremo. Adesso sono come una macchina che ha la batteria scarica, ma ho tempo per riassestarmi. Devo rimettere a posto i muscoli, ritrovare le misure in campo, capire fino a dove mi posso spingere. E quello che manca lo compenserò con l’esperienza e l’entusiasmo. Dopo dodici anni ritrovo il Flachi di una volta. Questa è la mia vita, e me la voglio riprendere».