2015
Francesco Acerbi: «Sono guarito ed ora gioco in difesa della prevenzione»
Il centrale del Sassuolo ci presenta il suo libro ‘Tutto Bene’ scritto dopo aver sconfitto un tumore: una bella storia di coraggio
Siamo negli eleganti uffici di Football Capital, l’agenzia milanese che cura l’immagine di Francesco Acerbi, solido centrale neroverde, ma soprattutto ragazzo di 27 anni uscito vittorioso da una gran brutta avventura scientifica chiamata “tumore al testicolo”. La vicenda risale all’estate di due anni fa ed è stata felicemente risolta nel corso del campionato 2013/2014 quando l’ex di Chievo e Milan ha giocato poco in campo, ma lottato a lungo nelle stanze ospedaliere. Ora “Ace” sta bene, ha contribuito a salvare il suo Sassuolo per il secondo anno consecutivo e Sperling and Kupfer ha deciso di celebrare la sua odissea medico-esistenziale pubblicando ‘Tutto Bene’, agile istant-book tra slang, dolore e risate distensive scritto da Alberto Pucci con l’essenziale collaborazione dello stesso Acerbi. Ne abbiamo parlato, senza troppe riserve, col diretto interessato. Perché qua un solo messaggio deve passare forte e chiaro: il cancro si può fermare e curare in tempo. Grazie al tackle preciso della prevenzione.
Francesco,una famosa citazione di John Lennon recita: “La vita è quella cosa che ti capita mentre sei impegnato a fare altro”…
«Sì, nel mio caso è andata esattamente così. Ero appena arrivato a Sassuolo, stavo affrontando la mia prima settimana di ritiro ed ecco che mi arriva questa mazzata del tumore al testicolo. La mia prima reazione è stata controversa: ero arrabbiato, preoccupato, non sapevo cosa mi sarebbe successo… Poi con l’aiuto dello staff medico della squadra ho cominciato a ragionare in termini più propositivi: ‘Ok, mi è capitata una cosa non bella ed inaspettata – mi ripetevo in quei giorni – ma adesso la devo affrontare con serietà’. E sono partito con le cure.»
Il bello del libro è che analizzi la sfida giorno per giorno. Le biografie sportive spesso indugiano sulle vittorie, ma sono sempre le sfide a condurci ad esse.
«Il mio è stato un percorso diviso in due momenti cruciali. Prima la scoperta del male (estate 2013, NdR) e poi la ricaduta nell’inverno successivo quando sono effettivamente cominciati i mesi più difficili della mia vita scanditi da un secondo ciclo di chemioterapia. Un viaggio complicato che puoi affrontare solo un pezzetto per volta sino alla guarigione finale che è sempre la gioia più grande.»
Hai pensato ad Éric Abidal durante il tuo decorso ospedialiero? In fondo lui giocò una finale di Champions League ad appena due mesi da un delicato intervento chirurgico al fegato…
«In realtà l’esempio che mi ha arrecato più forza è stato quello di Lance Armstrong. L’Armstrong pre-doping che lottò contro un male più grande del mio, ovviamente (il ciclista americano venne colpito da una forma più accentuata di tumore al testicolo nel cuore degli anni ’90, NdR). Ho comprato e letto il suo libro (‘Non solo il ciclismo – Il mio ritorno alla vita’, NdR), quello dove spiega la sua guarigione, e l’ho trovato di profonda ispirazione.»
Ti sei fatto forza anche con qualche canzone o film in particolare?
«No, riguardo a musica e cinema apprezzo un po’ di tutto, ma ribadisco che la biografia di Armstrong è stata una preziosa alleata.»
Qual è il tuo messaggio principale a livello di prevenzione? So che questi appelli sono spesso disattesi dai più giovani, ma proviamoci lo stesso…
«Purtroppo anch’io ragionavo come tutti gli altri prima di conoscere il significato del mio male. Poi, passi attraverso certe situazioni, e comprendi come la tempestività di un medico può evitarti guai ben peggiori. Ricorrere agli aiuti sanitari quando ci si sente deboli ed ammalati potrebbe già essere troppo tardi, mentre un semplice esame del sangue – anche una sola volta all’anno – può rivelarsi una grande fortuna. Noi calciatori, seguiti come siamo dagli staff medici, restiamo dei privilegiati in casi del genere. Però, per una persona normale, la prevenzione deve essere qualcosa di basilare.»
Ci sei rimasto di sasso quando il CONI ti ha sospeso nel dicembre 2013 a ridosso del tuo primo ciclo di cure?
«No, per assurdo quella mossa legale mi ha salvato la vita perchè’ mi ha fatto accorgere con qualche settimana d’anticipo del riformarsi del tumore: la bestia era ancora lì, attiva nel mio organismo. Da lì sono partito con la chemio e la faccenda si è fortunatamente risolta. Più che altro mi ha infastidito la polemica scatenata in maniera frettolosa dai media, quella sì. Ci voleva un po’ più di tatto, in quel caso. E la parola ‘doping’ poteva essere tranquillamente evitata dati i miei precedenti sanitari.»
Qual è il tuo rapporto attuale con la stampa dopo aver sconfitto un tumore? Ti fanno sorridere tutte le polemichette quotidiane legate al mondo del calcio?
«Sì perchè passa davvero tutto in secondo piano; se cominci ad ascoltare ogni tifoso o giornalista diventi matto quando in realtà devi dare credito solo a te stesso. E la sera coricarti con la coscienza pulita d’aver dato il massimo.»
Prevedi di essere testimonial per la lotta ai tumori dopo quest’esperienza editoriale?
«Io e tutto il Sassuolo Calcio siamo pronti a metterci in gioco. Nel mio caso specifico ho scritto questo libro, farò delle presentazioni in giro e poi sto studiando delle iniziative in collaborazione con l’Ospedale San Raffaele di Milano. C’è anche in ballo la nascita di una Fondazione…»
E l’anno prossimo quali colori vestirai?
«Quelli neroverdi del Sassuolo, naturalmente. Te lo posso assicurare al 150%! (ride)»
Agli Europei di Francia del 2016 hai già cominciato a pensarci? Ora è giusto che i tuoi obbiettivi principali riguardino nuovamente il football…
«È ancora troppo presto. Te l’ho detto: la malattia mi ha rivoluzionato e fatto trovare nuovi stimoli. Adesso, al campo d’allenamento, mi impegno molto più di prima e vado a letto sicuro di aver dato il massimo fino all’ultima goccia di sudore. Se Conte se ne accorgerà a tempo debito, sarò pronto a fare la mia parte.»
‘Tutto Bene – La mia doppia vittoria sul tumore’ di Francesco Acerbi con Alberto Pucci è disponibile da qualche giorno in libreria. Per saperne di più cliccate qui. Parte dei proventi della vendita del libro saranno destinati, tra gli altri, al Centro di Oncobiologia Sperimentale dell’Università di Palermo e al San Raffaele di Milano.
Dal nostro inviato Simone Sacco