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Giroud nella storia, ma sempre senza gloria: perché lo abbiamo sottovalutato?

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Il poker in Champions League ha riportato in auge il nome di Olivier Giroud, uno tra gli attaccanti più sottovalutati del panorama internazionale

L’impresa confezionata da Olivier Giroud contro il Siviglia è passata quasi sottotraccia. Destino avaro quello dell’ariete di Chambery, spesso determinante ma quasi mai al centro dell’attenzione. Una costante per la sua carriera che, al contrario, può vantare picchi di rendimento (e di successi) tutt’altro che banali.

Non è poi così lunga la lista di coloro che hanno segnato 4 o più gol in una singola gara di Champions League. Grandissimi nomi come le superstar Messi (due volte) e CR7, piuttosto che Shevchenko o Van Basten, passando per Ibrahimovic, Van Nistelrooy e Lewandowski, quest’ultimo capace di riuscirci sia con il Dortmund che con il Bayern.

Ma anche qualche nome più “sorprendente” quale Simone Inzaghi, unico italiano tra i “pokeristi”, o Josip Ilicic nella magica serata di Valencia dello scorso marzo. E poi ancora Mario Gomez, il croato Prso, Luiz Adriano e Gomis, ultimo francese a compiere l’impreso prima del centravanti del Chelsea.

Restando in casa Blues, Giroud ha anche rispolverato i libri dei record del club londinese. Da dieci anni, infatti, non capitava che un giocatore del Chelsea segnasse un poker. Guarda caso, era il marzo 2010, fu proprio Frank Lampard a trafiggere quattro volte la porta dell’Aston Villa. E l’attuale tecnico ha speso parole al miele per l’impresa del suo centravanti.

Le gemme al Siviglia hanno testimoniato una volta di più quanto sia completo il bagaglio del buon Olivier. Dribbling a rientrare e sinistro sul palo lontano, stile Lukaku contro il Genoa, per convertire l’assistenza di Havertz. Splendido cucchiaio di destro sul portiere in uscita per esaltare la profondità trovata da Kovacic. Girata perfetta di testa a capitalizzare il cross al bacio di Kantè. A concludere il rigore procurato e incrociato con il suo mancino che gli consente di entrare nella storia.

Insomma, Giroud sa segnare in tutti i modi. E non lo scopriamo certamente oggi. Il suo nome appare per la prima volta nell’elite del calcio nella stagione 2011/12: Olivier era il giovane centravanti del Montpellier che realizzò il miracolo. Una sorta di Leicester transalpino che, sotto la guida di René Girard, conquistò il titolo battendo la corazzata Paris Saint Germain passata durante l’inverno da Kombouarè ad Ancelotti.

Ventuno le reti che realizzò Giroud in quella Ligue 1, tutt’ora il record per il bomber classe ’86. Uno score che convinse l’Arsenal a puntare sul suo mix di fisico possente e tecnica educata. Titolare spesso e volentieri con i Gunners ma, al di là di qualche coppa, il periodo storico tutt’altro che vincente per i londinesi non lo aiuta a scalare le gerarchie internazionali. Ancora una volta, però, Olivier trova modo di entrare nella storia nel 2017 con quello scorpione al Crystal Palace che gli consegnò il FIFA Puskas Award.

Così, di quartiere in quartiere, ecco il trasferimento al Chelsea da alternativa di lusso. Ma dal Blues inglese a quello francese il passo è brevissimo. Perché in Nazionale Giroud è sempre punto di riferimento, pur senza esserne stella riconosciuta. Da Griezmann a Mbappè o Pogba, c’è sempre qualcuno più acclamato di lui. Eppure stiamo parlando del secondo miglior realizzatore nella storia della selezione transalpina, davanti anche a Platini o Trezeguet.

Nel 2016 gioca un Europeo superlativo, ma la sconfitta in finale contro il Portogallo è come se cancellasse tutto. E nel trionfo del Mondiale 2018 addirittura non realizza nemmeno una rete. Pur essendo sempre in campo tra i titolari. Perché Olivier è quel tipo di attaccante che fa giocare bene le proprie squadre. Che sa dare tempi e sostanza al reparto, che con i suoi movimenti sa valorizzare i compagni più che se stesso. Un attaccante troppo spesso sottovalutato che invece ben sa come riscrivere la storia. Un vero eroe senza gloria.