Katie Rood: «Gli investimenti nel femminile aumenterebbero la qualità»
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Calcio Femminile

Katie Rood: «Maggiori investimenti nel femminile aumenterebbero la qualità» – ESCLUSIVA

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Katie Rood, giocatrice neozelandese con un passato nella Juventus Women, analizza il mondo del calcio femminile

La Juventus Women, il mondo del calcio femminile e i tanti cambiamenti che il movimento sta vivendo. Katie Rood, a Calcionews24, ha parlato di questo e molto altro.

Hai giocato per la Juventus Women solo un anno, e hai vinto uno scudetto. Quali sono i tuoi ricordi?

«Ho alcuni splendidi ricordi del mio passato alla Juventus ma ho dovuto affrontare molti cambiamenti in quella stagione. Sono grata per l’esperienza di vivere in Italia e giocare per un club meraviglioso come la Juventus, mi ha insegnato molto. Il ricordo più bello è stato la vittoria dello scudetto. Sono state emozioni stupende e la festa che abbiamo fatto dopo resterà per sempre dentro di me».

Dopo l’addio alla Juventus, sei passata in Inghilterra. Quali sono le differenze tra i due campionati?

«Penso che il campionato inglese abbia molte giocatrici tecniche e che i club abbiano uno stile di gioco chiaro. In Italia le giocatrici combattono davvero per la palla, e le squadre sono difficili da abbattere per segnare. Entrambi i campionati sono difficili e competitivi». 

L’Inghilterra è il Paese con il maggior numero di giocatrici professioniste. Quanto è visibile questa differenza rispetto alla Serie A nell’organizzazione e nel gioco?

«È difficile da dire perché ho giocato per la Juventus e noi avevamo un ambiente professionale e non sono sicura di come invece sia negli altri club d’Italia. Penso che comunque ci sia molto spazio per la crescita e gli investimenti, sia in Inghilterra che in Italia».

Sei l’unica giocatrice al mondo che riceve un pagamento uguale sia per il club che per la Nazionale. Cosa significa per te?

«Penso sia triste che io sia l’unica giocatrice nel mondo che non è discriminata per essere una donna. Ci si aspetta che le atlete donne si allenino e giochino a livello professionale mentre vivono con un salario part-time. È pazzesco per me vedere la quantità di denaro presente nel mondo del calcio maschile e confrontarla con il modo in cui i piccoli club investono effettivamente nelle loro squadre femminili. Capisco che il gioco femminile non generi tanti soldi quanto quello maschile, ma non gli è stata data l’opportunità di farlo. Mi spezza il cuore vedere che molti giocatori professionisti maschi guadagneranno di più in una settimana di quanto potrei io in tutta la mia carriera. Se le squadre e le giocatrici avessero maggiori investimenti, la qualità aumenterebbe notevolmente perché potremo concentrare tutto sul calcio e non perdere tempo ed energie cercando di trovare altri modi per sostenere i nostri redditi».

Speri che nei prossimi anni anche altri club e Paesi potrebbero prendere questa decisione?

«Lo spero davvero». 

Pensi che lo stop dovuto al Coronavirus possa rallentare il processo di crescita del calcio femminile? 

«Sembra che un’enorme opportunità sia stata persa, specialmente in Inghilterra, dove hanno bloccato le leghe femminili ma hanno continuato con quelle maschili. Ancora una volta, un po’ di investimento e avremmo potuto continuare con il nostro calcio trasmesso in tv a un nuovo enorme pubblico. Questo potrebbe essere un grosso problema nel progresso del nostro sport, ma le calciatrici sono alcune delle persone più resilienti che io conosca, quindi sono fiduciosa che il movimento continuerà a crescere mentre mostriamo al mondo cosa possiamo fare!».