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Così Bonucci si è ripreso… Bonucci. Juventus nel mirino

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Assolutamente ingenerose ed inappropriate le feroci critiche che hanno accompagnato i primi mesi di Leonardo Bonucci al Milan: ecco la rivincita dell’ex centrale della Juventus

I primi mesi di Leonardo Bonucci con la maglia del Milan non hanno portato in dote i risultati sperati: un lasso di tempo breve, però talmente ampio per alcuni da provocare vuoti di memoria. Non contava più nulla quello che Bonucci aveva realizzato nella sua carriera, se non quanto mostrato nella parentesi rossonera: è li che si è palesato per il suo reale valore. Senza sconti il pensiero dei suoi detrattori: non soltanto di fede bianconera, per via della sua ex squadra Juventus e di quello che ai tempi fu ritenuto un tradimento, ma da rintracciare nel complesso degli addetti ai lavori. Bonucci un brocco, tutto d’un tratto un brocco. Poco importa se era stato il leader difensivo di una Juventus in grado di imporsi per sei anni consecutivi in Italia e di centrare due finali di Champions League nelle ultime tre edizioni, lì dove si è arresa soltanto alle due grandi potenze internazionali.

Bonucci e l’approccio con il Milan

Il clamoroso passaggio dalla Juventus dominatrice del palcoscenico ad un Milan speranzoso di riabbracciare i vecchi fasti lo aveva inevitabilmente responsabilizzato della missione: rappresentare quel calciatore di livello tale da alterare gli equilibri della contesa. Quantomeno di elevare il Milan a contendente dell’altissima classifica, a proiettare in alto la sua nuova squadra nel più breve tempo possibile. Uno status dovuto proprio a quanto gli era riuscito negli anni in bianconero. Leonardo Bonucci si è però ritrovato in un contesto del tutto nuovo e rinnovato: nuovo per lui, nuovo di per sé per via di una campagna acquisti così ingente da ristrutturare profondamente l’organico rossonero. Impensabile dunque schioccare le dita e ritrovarsi un Milan da primissimi posti: questa mancata aderenza alle esagerate ambizioni di inizio stagione ha creato un cortocircuito di aspettative mal riposte che ha ulteriormente peggiorato il rendimento. La mente non girava, di conseguenza nessun risultato positivo poteva arrivare. C’è da aggiungere che Bonucci – come dallo stesso ammesso, ci torneremo a brevissimo – si è fatto carico in prima persona dell’intera situazione: ha pensato a tutto quello che gli gravava intorno, a plasmare una mentalità vincente in uno spogliatoio per chi c’era già depresso dai risultati delle ultime stagioni, per chi non c’era tutto da costruire nell’amalgama e nei rapporti.

La svolta Gattuso

Compito a cui non può adempiere un singolo calciatore, pur dotato di spalle larghe quali sono oltre ogni ragionevole dubbio quelle di Leonardo Bonucci: la precedente gestione tecnica del Milan non è riuscita nell’intento di percorrere un sentiero vincente, o meglio di costruirne le basi. La svolta con l’approdo sulla panchina meneghina di Gennaro Gattuso. Lo ha raccontato lo stesso Bonucci in una recente intervista: prima pensavo a tutto, soprattutto a quello che mi stava intorno. Pensavo a correggere determinate situazioni, mi preoccupavo di qualunque cosa a mio avviso non andasse nella direzione giusta. Oggi tutto ciò non tocca più a me farlo e posso nuovamente concentrarmi sul Bonucci calciatore. Ed è questa la chiave della svolta. Bonucci è tornato a fare il calciatore, con i risultati che tutti possono ammirare sul campo. Il carico di responsabilità con cui era approdato al Milan lo aveva sommerso: il peso di dover spostare determinati equilibri – e farlo sin da subito – si è scontrato con la realtà dei fatti, con i tempi e le modalità che occorrono per centrare un obiettivo così grande. Che magari è alla sua portata, ma non lo è di nessuno in una parentesi temporale così ristretta e con tutte le specifiche precedentemente riportate. Sgombrata la mente da tutto ciò, è tornata anche la serenità. E con la serenità è tornato Leonardo Bonucci.

La tattica: ora Bonucci…

Chiarito l’aspetto psicologico della vicenda, il resto lo fa il campo, il prato verde, le dinamiche che una squadra vive giornalmente: la gestione Gattuso non ha rivoluzionato il modus vivendi del Milan, che punta ancora sul 4-3-3 iniziale di Montella (prima delle infruttifere ricerche tattiche, tutte malamente naufragate) o meglio sulla sua idea di gioco, che punti comunque ad un rapido palleggio finalizzato ad innescare la verticalità. Il lavoro iniziale di Gattuso si è sostanziato invece nella fase difensiva: minor distanza tra i reparti e nel reparto, il Milan ora sembra saper interpretare questa situazione da squadra e non con quei singoli lasciati a tu per tu negli spazi con l’avversario di turno. L’attenzione che Gattuso ha iniettato nel suo Milan si riflette sulla concentrazione individuale in termini di marcatura, requisito base per una difesa funzionante e funzionale al resto delle dinamiche di squadra. Proprio come il senso di difesa inteso da Gattuso: in primis inespugnabile, come dimostrano gli esiti delle recenti gare, poi decisiva in fase di impostazione della manovra, forti di difensori che aggiungono alla propria mansione fondamentali tecnici di primissimo ordine. Non soltanto per quanto concerne Bonucci, ma anche in relazione ad un Romagnoli che sta vivendo su rendimenti stellari.

Bonucci, la Juventus nel mirino

Chi non aspettava con trepidazione il faccia a faccia tra Leonardo Bonucci e la sua ex amata Juventus alzi la mano: alla base dell’addio una mal celata incompatibilità con Allegri che ha portato alla clamorosa scelta della scorsa estate. A parole poi tutto nella norma, ma dopo quanto condiviso dal calciatore negli anni in bianconero non può essere così. Saltata per squalifica la gara d’andata tra Milan e Juventus, a Bonucci restano due chance: la sfida di ritorno in campionato e la finale di Coppa Italia che proprio le due squadre si contenderanno all’Olimpico il nove maggio. Dopo che i rossoneri si sono imposti ieri nella sfida infinita con la Lazio. La prima è l’occasione ideale per fare uno sgambetto alla sua ex squadra nell’esaltante duello scudetto con il Napoli di Sarri, la seconda è l’opportunità per aggiudicarsi una coppa proprio ai danni della Juventus, che nel caso andrebbe a perdere la finale di Coppa Italia dopo tre affermazioni consecutive (con Bonucci nel suo organico). Insomma un successo di non poco conto. Il tutto con un obiettivo decisamente più alto nella mente: quello di sovvertire le gerarchie e dimostrare ancora una volta – per chi ne avesse bisogno – il proprio valore. Per questo c’è tempo, Bonucci ed il suo Milan – sotto la gestione Gattuso e non prima – stanno provando a cementificare le basi.