Ungheria Italia: Raspadori e una Nazionale consapevole
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Ungheria Italia: Raspadori e una Nazionale consapevole

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Ungheria Italia ha regalato agli Azzurri la Final Four di Nations League: vittoria a parte, ecco le 3 buone notizie che ci portiamo a casa

Un obiettivo di consolazione guadagnare la Final Four, inevitabile pensarlo osservando Ungheria-Italia. Pensate cosa avrebbe rappresentato la serata di Budapest qualora ci fossimo guadagnati Qatar 2022. Probabilmente ci sentiremmo tra le grandi favorite del Mondiale e non senza ragione. Perché il paradosso atroce della vittoria è che la sensazione di un’Italia capace di esprimere la propria superiorità quando è scritta sulla carta è forte. Ed è davvero incredibile essere riusciti a esprimerla tra supplementari e rigori all’Europeo, quand’era tutt’altro che certa, per poi dimenticarci come si fa quando abbiamo affrontato la Svizzera o la Macedonia del Nord successivamente.

Del 2-0 in Ungheria estraiamo 3 situazioni. Non necessariamente le più importanti, ma utili per capire una serata soddisfacente.
Il fattore Raspadori. Sarebbe un errore urlare al miracolo, proclamarlo come l’attaccante che finalmente ci risolleverà e tutte quelle cose che diventano pezzi giornalistici quando c’è un giocatore in stato di grazia. Se la rete contro l’Inghilterra era stata un’autentica prodezza, quella di Budapest è l’astuzia di ha capito per tempo gli imbarazzi di costruzione della difesa di casa. E che una volta impadronitosi del pallone che va messo dentro, non ha fretta di farlo e si prende il tempo per cesellare l’azione con la freddezza di chi sa che ce la farà. Con 5 reti in azzurro, il giocatore appena trasferitosi a Napoli con il confessato proposito di alzare l’asticella delle personali difficoltà può porsi un obiettivo non così lontano dal compiersi: diventare il bomber dell’era Mancini. Immobile, Belotti e Barella lo precedono a 8 e non sono così lontani. Attenzione, non tutto ha funzionato nella prestazione di Giacomo. Ma sapere che un classe 2000 ha una media di 1 gol ogni 3 gare è una piccola fiammella di speranza.

Il 3-5-2 già acquisito. Mancini ha parlato in questi giorni della necessità di lavorare principalmente sulla testa di un gruppo oggettivamente sfilacciato, dove le motivazioni sono tutt’altro che omogenee. Per una squadra che non ha un cemento a presa rapida, constatare che il passaggio al 3-5-2 ha funzionato è assolutamente confortante. Non solo per la rete del raddoppio ad opera di Dimarco. Di Lorenzo, appena dopo il vantaggio, ha provato una soluzione che sembrava un omaggio da destra a quanto faceva Insigne a suo tempo dalla sinistra. Spalletti lo sa, Inzaghi forse non abbastanza: i due esterni proposti da Mancini possono costituire dei valori aggiunti nel rispettivi club.

Le energie nervose ci sono. L’Ungheria ha tentato in ogni modo di restare dentro la partita. Con una carica d’energia prodotta dagli exploit precedenti e dal sentire la meta dell’approdo alle Final Four vicina e possibile. Ha finito la partita cercando contatti fisici al limite della rissa e trovando gli azzurri assolutamente sereni. Come se tutta quell’elettricità spesa dagli avversari fosse stata bene assorbita, con l’esperienza di chi è abituato a giocare in certi contesti. Consapevole di una propria forza, per quanto ce ne dimenticheremo quando vedremo Francia, Argentina o Brasile giocare un Mondiale senza di noi.