2013
Torino, Bianchi si sfoga: «Costretto ad andarmene»
CALCIOMERCATO TORINO BIANCHI – Le lacrime al termine della partita contro il Catania, l’ultima della stagione, parlano più chiaramente delle sue parole: Rolando Bianchi dice addio al Torino, ma con la consapevolezza di doversi separare senza volerlo. L’attaccante e capitano granata, come riportato da Tuttosport, ha provato a spiegare la situazione: «Mi sembra impossibile, ma è vero. Siamo ai titoli di coda. Sono dispiaciuto per il modo, non sentire nessuno in un anno fa molto male perché io ho sempre rispettato la maglia e tutti, mi sarebbe piaciuto essere rispettato. Significa che nel mondo non ci si confronta da uomini veri come in passato, si usa il silenzio, si fanno passare le situazioni e finisce tutto così. Mi è dispiaciuto nella partita d’addio partire dalla panchina, ma si è capito chi non mi ha voluto al Torino. Va bene così, massimo rispetto per le scelte di tutti, penso che non sia la serata per fare polemiche. Amo troppo questa maglia e questa gente per accendere delle micce. Sono anni che c’è questa situazione. Poi, io sono sempre stato un professionista e ho fatto spallucce, ma se si guarda ogni singola situazione ci sono stati due pesi e due misure. E’ da un po’ che ho capito che sarebbe finita così, nel calcio la riconoscenza non esiste. Non è solo l’allenatore, c’è anche qualcos’altro. Però dispiace, vedere la gente in lacrime mi ha toccato, vedere i miei genitori in lacrime è la cosa più bella ed emozionante che ho vissuto. E’ una storia un po’ così. Forse al presidente sono state riportate cose non vere e pensa di me determinate cose. Questo sarebbe l’aspetto peggiore. Spero capisca che io ho sempre apprezzato il suo lavoro e ho sempre cercato di dare il massimo anche per lui».
Poi per Bianchi è stato il momento dei ricordi e dei saluti: «Mi mancherà tutto, andare al campo, il caffè di Toni, le piccole cose, i compagni, girare in strada e vedere l’affetto della gente. Ho apprezzato la gente e la città, la vivevo e la sentivo come mia. E qualche juventino sono anche riuscito a portarlo dalla nostra parte. Mi mancherà anche leggere i nomi del Grande Torino il 4 maggio, spero che chi mi sostituirà lo farà con lo stesso trasporto. Come ho scritto sulla mia fascia “capitano della mia anima”, vorrei che diventasse capitano uno dal cuore vero, con l’anima in campo e che senta la responsabilità del ruolo. Gol? Sono tutti belli, dalla rovesciata contro la Reggina all’ultimo perché il più toccante ed emozionante. Contro il Catania il palo sembrava maledetto ma me lo sentivo che avrei segnato. L’ho cercato e l’ho fatto con il cuore. Ringrazio la gente, mi ha dimostrato grande affetto e attaccamento. Sono orgoglioso di aver vestito questa maglia, questa fascia ed essere entrato nella storia del Toro perché mi resterà qualcosa di unico stampato nella testa e nel cuore. Ringrazio i compagni, ne ho avuto tanti e tutti mi hanno dato qualcosa per crescere, permettendomi di entrare nella top ten dei migliori cannonieri di sempre. Ringrazio dottori, massaggiatori, magazzinieri. In particolare Toni: lui incarna lo spirito del Toro, mi ha fatto capire cosa significa il Toro e la maglia. Il mio cuore è a forma di toro, porterò questo affetto con me, sono arrivato ragazzo, vado via da uomo, questa crescita la devo alla gente di Torino che mi ha trattato come un figlio, un fratello, un amico. Ringrazio pure chi mi ha criticato: non sarò un campione ma ho sempre cercato di dare il massimo, di metterci cuore e impegno. E al popolo granata auguro di godere con grandi risultati, se lo merita, è una piazza unica».
Infine, sul suo futuro: «Non so dove andrò, ho aspettato la fine perché volevo rispettare i miei tifosi, ora valuterò le scelte, in questi due anni non mi sono divertito e vorrei farlo giocando».