Il destino esiste, firmato Buffon - Calcio News 24
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2015

Il destino esiste, firmato Buffon

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Rubrica “10… e lode”: il protagonista odierno non potrebbe che essere lui, Gianluigi Buffon capitano della Juventus che batte il Real Madrid e si prende la finale di Berlino

Chi meglio di ogni altro ha incluso il senso di quanto accaduto ieri al Bernabeu è l’ex storico ed amato capitano bianconero Alessandro Del Piero: “Da Berlino alla B, dalla B a Berlino”. C’è tutto in questo cerchio che si chiude: c’è la Juventus, ci sono Buffon, Pirlo e lo stesso Barzagli, c’è il senso comune italiano, c’è il destino con le sue trame uniche, c’è l’abnegazione del lavoro, c’è la magia.

VOCABOLARIO VOCE CAPITANO – Ha raccolto l’eredità di Alex Del Piero come per scadenza naturale: mai un passaggio di testimone è risultato tanto sensato quanto scontato. Ma torniamo all’estate del 2006, senza dubbio la più sconvolgente della storia del calcio italiano, in pochi si giorni si passava dalla sbronza mondiale di Berlino alle sentenze di Calciopoli: chi solo qualche attimo prima aveva scritto la storia del calcio italiano si ritrovava – per fatti non addebitabili in prima persona – retrocesso in serie cadetta. Juventus sul banco degli imputati, chi ha avuto davvero a cuore le vicende bianconere – nonostante offerte provenienti da ogni lato del globo calcistico – non ha minimamente pensato di abbandonare la barca: ed ecco la storia dei Del Piero, dei Buffon, dei Nedved, Trezeguet e Camoranesi. Oggi venerati dal popolo juventino, i primi due simboli ineguagliabili dell’essenza bianconera.

IL CERCHIO CHE SI CHIUDE – Manca il secondo pezzo ora, quello che dalla B porta dritto a Berlino. Sarebbe ingiusto però raccontare il grande salto senza passare per i punti che hanno unito questa linea: anni di sofferenza sportiva con risultati ben lontani dalla media di un club tanto vincente, poi il ritorno a determinati livelli con la gestione AgnelliMarotta (societaria) e Conte (sportiva), il triennio dominato in terreno nazionale e meno in quello europeo. Per sfondare su questo palcoscenico ci ha pensato la Juventus di Allegri, una delle Juventus più forti della storia: tanto abile da stracciare la concorrenza interna senza perdere di vista il reale obiettivo, cioè quello di differenziarsi dal recente passato con l’affermazione internazionale. Gigi Buffon, in tutto questo narrare, ha sempre giocato il ruolo fondamentale del riferimento bianconero.

SI TORNA A BERLINO – Da bambini ci si divertiva con il gioco delle associazioni logiche: ad una parola seguiva quella che prima di ogni altra veniva in mente. Oggi se dici Juventus pensi a Buffon, ed è una relazione biunivoca valendo perfettamente anche il contrario. Anno 2006: ci si dava per spacciati, il mondo conosceva lo stato in cui versava il nostro calcio e si attendevano con mestizia le prossime sentenze del processo Calciopoli. Quella che doveva essere una comparsa in terra tedesca si tramutò nella pagina di storia più toccante: la Coppa del Mondo nelle mani di Cannavaro e quel Buffon battuto soltanto da un’autorete di Zaccardo e da un calcio di rigore di quel genio di Zidane. Anche il Real Madrid per segnargli ha dovuto colpire dalla linea di porta (Ronaldo all’andata) ed ancora da rigore: altrimenti, in serate come queste in cui c’è in gioco l’orgoglio personale e nazionale, ad uno come Buffon non gli segni. L’unica chiusura logica e allo stesso tempo magica di questo cerchio non poteva che chiamarsi Berlino: lì ci saranno i mostri del Barcellona ad attenderlo, il sogno è quello di ripercorrere l’accoppiata Westfalenstadion (Dortmund, ancora il destino che tira un filo dall’eliminazione della Germania per via di Grosso e dello stesso Del Piero a quella del Borussia targata Tevez e Morata) – Olympiastadion. E’ nella natura dei campioni veri di esserci prima e tornare poi.