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Buon compleanno a… Juan Iturbe

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Oggi è il compleanno di Juan Iturbe, ex giocatore di Roma e Verona, ora all’Aris di Salonicco in Grecia

Oggi Juan Iturbe compie 30 anni. É più che probabile che alla notizia vi siate chiesti che fine abbia fatto e il consiglio è di non andare – una volta tanto – su wikipedia, che ferma le sue statistiche a due anni fa, quando l’argentino era in Messico, mentre nell’ultima stagione era in Grecia, precisamente all’Aris Salonicco. Oppure, se siete juventini o anche solo estimatori, seguaci o osservatori di Antonio Conte, è più che normale che vi stiate ancora chiedendo se e realtà o vox populi o ancor più macroscopicamente leggenda metropolitana quel che accadde nell’estate del 2014: il mister campione d’Italia che sbatte la porta e se ne va in quattro e quattr’otto da Vinovo, abbandonando la squadra e ancor più la società colpevole – per l’appunto – di non soddisfare la sua richiesta di mercato: portare Iturbe a Torino. Che invece se ne va alla Roma, la rivale principale del periodo, quella che per batterla il futuro Ct della Nazionale si è dovuto inventare il record dei 102 punti, anche se ne sarebbero bastati molti di meno. Che sia verissimo, vero, verosimile o falso, ancora oggi si parla di quell’evento. Pochi mesi fa il presidente del Verona Maurizio Setti lo ha raccontato a La Gazzetta dello Sport, offrendo il suo punto di vista sullo status tecnico e caratteriale del giocatore, all’epoca molto giovane: «Conte si dimise dalla Juventus perché non glielo presero. Lui è stato forse il miglior acquisto: una promessa di campione che poi alla Roma si è perso. Non me lo sarei aspettato, ha perso umiltà».

La domanda è d’obbligo, a prescindere da quel che è successo sul mancato arrivo in bianconero: ma era davvero così promettente Iturbe? La risposta da dare, evitando di essere offuscati da cosa è capitato dopo, è sì, in quella stagione aveva offerto dimostrazioni di vero talento, di buonissima continuità e anche di sapersi ritrovare quando aveva accusato un calo di forma, fisiologico sempre e maggiormente quando sei giovanissimo. L’altro interrogativo da porsi, andando oltre l’esborso di 24 milioni e mezzo, con conseguenti aspettative in casa Roma, è se fu davvero così deludente il primo anno nella Capitale. Che non significava solo passare dalla provincia alla metropoli, con rischio di smarrire le proprie coordinate abituali. La vera incognita in questi casi è mutare presente e prospettiva, dimenticarsi di essere il campioncino coccolato per ogni numero che fa e mettersi nell’idea di dover lottare per un posto al sole in una grande, una conquista che raramente è definitiva. La risposta è che quell’Iturbe in gol in Champions League contro il Cska, a fare a gara con Gervinho a chi sembrasse più veloce, non si è praticamente più visto, se non in casi ultra-sporadici e la cessione a un certo punto è diventata inevitabile.

Dopodiché, è stata talmente forte l’immagine regalata all’inizio della sua avventura italiana, che ancora in tempi recenti qualcuno ha pensato di andare a ripescarlo dal Messico.
Ci ha pensato il Parma, 4 anni fa.

Poi, sembrava fatta con il Genoa, aveva fatto persino le visite mediche, ma poi non se n’è fatto nulla, con polemiche annesse tra la società che sosteneva di non averlo trovato idoneo e lui a dire che non era andata proprio così: «Andato via da Genoa, ho trovato una nuova squadra sempre in Messico e mi sono trasferito al Pachuca. Non avevo alcun problema fisico». «La verità è che quando sono sbarcato in Italia non avevo ancora un accordo al 100%». Infine, sempre in Liguria, si è parlato dello Spezia come suo possibile approdo, senza che si andasse a concretizzare.

Peraltro, a Torino Juan ci è arrivato. Dopo un po’ di giri, nel mercato invernale del 2017, per trascorrervi 6 mesi. Non alla Juve, ma al Toro. Non con Conte, ma con Mihajlovic, che fu molto sincero, come sempre, nel presentarlo: «É una scommessa che spero di vincere. Due anni fa era un uomo mercato, poi si è un po perso». Anche quella volta, il ragazzo non riuscì a essere all’altezza di quel che lo stesso Urbano Cairo definì, sperando (invano) di ritrovarlo come lo aveva conservato nella memoria: «Ricordo il suo primo anno in Serie A, in cui fece cose strepitose, cavalcate incredibili e gol bellissimi». Ne fece solo uno, in Torino-Sampdoria. Troppo poco per essere ancora Juan Iturbe.