Come si costruisce un dominio: il Real Madrid di Ancelotti
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Come si costruisce un dominio: il Real Madrid di Ancelotti

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Nell’ultimo decennio il Real Madrid è stato protagonista del calcio continentale: analisi e genesi di un dominio che ha radici lontane

Anche se non gode dell’appeal del Barcellona del tiki-taka e non viene mai considerato un club rivoluzionario per la sua proposta di gioco, indubbiamente la squadra che ha dominato da poco meno di un decennio a questa parte è il Real Madrid. Lo certificano le Champions League, a partire dalla tanto attesa Decima del 2014, per proseguire al triennio di affermazioni consecutive 2016, 2017 e 2018, per poi chiudere con l’ultima dell’anno scorso. A chiudere il cerchio c’è Carlo Ancelotti, ma come si aperto questo lungo ciclo? Quali sono state le basi messe dal mercato per stabilire un percorso così vincente?

Occorre risalire all’estate fatidica del 2013. A fine agosto il sorteggio della Champions League inseriva il Real Madrid nel girone con la Juventus e Antonio Conte commentava così il verdetto della sorte:  «Il Real è una delle favorite alla vittoria finale, una delle avversarie storiche della Juve in Europa e confrontarsi con una formazione di tale blasone e spessore sarà un grande stimolo». Il doppio incontro avrebbe visto prevalere i blancos 2-1 al Bernabeu, mentre a Torino ci furono 90 minuti tra i più intensi vissuti allo Stadium, chiusi in pareggio con un palpitante 2-2. É interessante vedere la costruzione della rosa che porterà il Real Madrid a un rinnovamento capace di riportare la Coppa delle grandi orecchie dopo 11 anni d’attesa, un tempo insostenibilmente lungo da quelle parti, a maggior ragione tenendo conto delle affermazioni in parallelo di Messi e compagni. E, attenzione, la trasformazione è anche obbligata dall’avere raccolto nella stagione precedente “solo” una Supercoppa di Spagna.

Il primo lavoro è di sfoltimento. I trasferimenti più importanti vanno in direzione Napoli, dove presteranno servizio Albiol, Callejon e Higuain. La mossa che fa più rumore e cassa è la cessione di Ozil all’Arsenal, poi ci sono altri movimenti “minori”.

La filosofia dei nuovi ingressi si divide così: un enorme colpo, un extra budget per così dire, a livelli dell’impensabile; due acquisti onerosi ma che sono finanziati tranquillamente dalle cessioni. Infine, operazioni di poca entità che si rivelano fondamentali.

Il boom è Gareth Bale, in quel momento l’acquisto più costoso della storia del calcio, Si concretizza il 1° settembre, quando ci sono i sorteggi non è ancora maturata definitivamente ma già si scrive del gallese come del «Mister 100 milioni». Il Real Madrid paga anche l’intera clausola rescissoria di Illarramendi e anche qui c’è un record: per la Real Sociedad mai c’era stato un incasso di tale entità. Costa di meno Isco, proveniente dal Malaga, ma siamo comunque intorno a poco meno di 30 milioni.

L’aspetto più intrigante è però constatare la lunga tenuta – leggasi affidabilità – di due operazioni poco significative dal punto di vista economico: Carvajal e Casemiro (poco più di una dozzina di milioni per tutti e due). E qui, si chiude il cerchio con l’oggi: il primo è ancora presente e attivo, il secondo è appena partito per Manchester e chissà che non sia proprio il vuoto lasciato dal brasiliano a incrinare qualche certezza del Real Madrid.  

Resta una domanda, alla quale non è semplice rispondere. Cosa è mai successo in questi anni – o anche solo questa estate – se in questa sessione il Real Madrid ha speso “solo” 80 milioni, tutti messi su Tchouameni? Si sta vivendo sugli allori, lo si può fare tranquillamente senza pagare prezzi di competitività o è mancata un po’ di fantasia alla Casa Blanca?