De Zerbi: «Sono un martello, non un filosofo. Quest'anno vogliamo andare in Europa» - Calcio News 24
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De Zerbi: «Sono un martello, non un filosofo. Quest’anno vogliamo andare in Europa»

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Roberto De Zerbi, tecnico del Sassuolo, ha parlato sulle pagine di Repubblica della stagione del club emiiano. Le sue parole

Roberto De Zerbi, tecnico del Sassuolo, ha parlato sulle pagine di Repubblica della stagione del club emiliano. Queste le sue parole.

MILAN – «Nei miei tre anni a Milanello ero un bambino al parco giochi. Vedere da vicino Baggio, Savicevic, Weah,…ricordo certi duelli in campo aperto tra Weah e Maldini che erano da kolossal. E poi la serietà del club: al pomeriggio mi allenavo ma al mattino andavo al liceo di Carnago».

ALLENATORE – «Rispetto ai tecnici di una volta io mi faccio davvero in quattro per assecondare le caratteristiche di giocatori. C’è un rovescio della medaglia: siccome mi rompo la testa per mettere tutti a loro agio, poi sono tre volte più esigente rispetto agli allenatori che per me non lo facevano. Sono un vero martello».

SASSUOLO SECONDO – «Non ho problema a dichiarare le mie ambizioni. Se il campionato scorso siamo arrivati ottavi, quest’anno vogliamo conquistare un posto in Europa. Il Sassuolo sta migliorando ancora, ma ha bisogno che almeno una delle prime sette buchi la stagione, perchè sono più forti. I nostri giocatori sono stati scelti uno per uno, nessuno è qui per caso. Boga è arrivato che non sapeva relazionarsi né con i compagni né con la orta, ma quanto a capacità di saltare l’uomo io gli metto davanti Messi e poi…dovrei pensarci. Ora gioca con la squadra e se ne sono accorti tutti. Locatelli è il migliore centrocampista italiano e non solo: con a Nazionale in Olanda aveva davanti Winaldum eppure l’ha sovrastato».

GRANDI CLUB – «Locatelli e Boga arrivavano da big? Al Sassuolo è più facile concedere del tempo. Per me Raspadori se continua così diventerà il centravanti della Nazionale; se Traoré riuscirà a mettere ordine e concretezza nelle sue intuizioni avremo un gran giocatore».

BERARDI – «Non ancora in una big? Il suo caso è comprensibile soltanto conoscendo bene la persona: è un ragazzo genuino, consapevole della sua forza ma anche del fatto che è il suo ambiente a conferirgliela. I suoi amici, i suoi affetti. Domenico è spiazzante, perchè siamo abituati a un mondo in cui tutti vogliono salire di più, brillare di più. La sua permanenza felice al Sassuolo va contro le regole».

EUROPA – «Senza l’Europa il ciclo di questo gruppo sarebbe concluso e l’anno prossimo si dovrebbe ripartire con nuove basi».

FUTURO DE ZERBI – «Non è assolutamente detto che me ne vada, anzi. Potrei trovare molto stimolante giocare in Europa col Sasuolo, o magari impostare il nuovo ciclo».

BIELSA – «Un mio amico mi aveva procurato il numero. Gli spiegai chi ero, gli chiesi di poter assistere a un allenamento, in quel periodo era al Lille, li mi richiamò personalmente invitando me e il mio staff a passare una settimana da lui. Una signorilità incredibile, uno stage prezioso: ci dedicò ore di spiegazioni. Il tecnico è molto bravo ma non è vero che ho preso tutto da lui: la gestione del ritmo è diversa, a me piace variarlo mentre Bielsa va sempre a velocità massima».

GUARDIOLA – «Seguo diversi suoi principi, quelli del gioco posizionale. Raggiungere l’uomo smarcatosi al di là della linea avversaria. Il sunto è questo. Volendo schematizzare, i tre cardini che mi interessano sono la tecnica individuale, senza la quale non puoi palleggiare nella tua metà campo, la comprensione del gioco, che passa anche attraverso concetti come la postura giusta nel ricevere il passaggio preciso sul piede forte del compagno, e infine il coraggio di accettare l’errore».

DE ZERBI FILOSOFO – «Nel calcio viene usato come termine in senso dispregiativo. A Benevento si diceva che volessi fare bella figura io fregandomene dei risultati della squadra. Avreste dovuto vederci negli spogliatoi di San Siro a festeggiare una vittoria sul Milan che spostava semplicemente di 24 ore la retrocessione matematica. Altro che disprezzo del risultato. Poi è vero che mi piace giocare all’attacco, e che dedico l’80% del lavoro settimanale alla fase offensiva. Nasce da qui l’esigenza delle coperture preventive. Se limitasi la difesa al 20% perderemmo tutte le partite».

DOVE PUÒ ARRIVARE IL SASSUOLO – «È un campionato molto anomalo, le coppe ogni settimana incidono moltissimo, non credo che ritroverà una normalità prima dell’anno nuovo. Noi dobbiamo approfittarne, giocare una partita alla settimana è in indubbio vantaggio. Comunque diciamo pure che io non firmo nulla, nemmeno per il 4° posto. Anche perchè mi toglierei tutto il divertimento di una stagione da decifrare. Vuole la verità? Il Sassuolo è ancora al 60% delle sue potenzialità. Il se-san-ta ha capito bene».