Il dicembre di Allegri: cosa aspettarsi da Juventus-Atalanta in poi - Calcio News 24
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Il dicembre di Allegri: cosa aspettarsi da Juventus-Atalanta in poi

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Atalanta, Dinamo Zagabria, derby, Roma e Milan in finale: sono 5 gare per fornire una risposta al tecnico bianconero

Ce n’è abbastanza per essere stimolati, preoccupati, intrigati. Mi riferisco al mese di dicembre della Juventus, che per l’importanza degli impegni può costituire un momento fondamentale della stagione, anche se ovviamente nessun verdetto verrà scritto definitivamente, a esclusione della finale di Supercoppa di Doha. Non è a sconfitta di Genova, severa e pesante, che può modificare anche solo in parte ciò che aveva detto Allegri prima della sfida di Marassi. La Juve non può cullarsi sul vantaggio acquisito in classifica e tra i pochi segni profondi che in un lungo campionato si possono scrivere c’è senz’altro quello di rimanere saldamente in testa per lungo tempo, in modo da fiaccare il morale della concorrenza. Perciò, tenendo conto che i bianconeri chiuderanno il 2016 con una gara in meno, vedere la classifica sorridere e per di più con l’asterisco della partita con il Crotone da recuperare potrebbe significare moltissimo.

Detto questo, il calendario propone una tale giostra di scontri diretti che ci sarà sicuramente da divertirsi. Impossibile pensare che nel tourbillon di confronti non esca qualche vincitore (momentaneo) e una o più vittime (più tendenti al grave, in questo caso). Ed è perciò non banale ricordare cosa sia accaduto a dicembre durante la gestione Allegri, ricordando anche quanto il pensiero europeo sia più leggero rispetto al passato, quando era proprio in questo periodo che si doveva ancora guadagnare la qualificazione. Il viaggio nel tempo è sempre utile anche per cancellare qualche valutazione estremamente drammatica che va per la maggiore e che in ogni stagione andrebbe ricordata con il famoso senno di poi (giusto per fare un esempio: a inizio dicembre del 2001 Pavel Nedved realizzò il suo primo gol in bianconero, dopo mesi trascorsi a dibattere sulla sua collocazione tattica e se ne fosse valsa la pena avere puntato su di lui per il dopo Zidane: come sia andata a finire è noto a tutti…).

Nel 2014 la Juve ha dominato il campionato ed è arrivata anche a Berlino. A dicembre iniziò con uno 0-0 a Firenze, non parti, una gara nella quale ci furono pochissimi episodi da segnalare. La mente correva evidentemente a Juventus-Atletico Madrid, con la necessità di guadagnare il punto decisivo per approdare agli ottavi di Champions League, un obiettivo raggiunto attraverso un’altra prestazione tutt’altro che brillante. Quindi, ci fu l’1-1 in casa con la Sampdoria, un pareggio doloroso più per gli effetti statistici (si andava a interrompere una striscia di 25 successi consecutivi allo Juventus Stadium, in gran parte determinata da Antonio Conte nell’incredibile anno precedente, dove aveva registrato l’en-plein di affermazioni davanti al proprio pubblico). Decisamente autoritario l’1-3 guadagnato a Cagliari, con match praticamente risolto dopo appena un quarto d’ora. Nulla faceva presagire il “suicidio” di Doha con il Napoli, a testimoniare che la Supercoppa giocata prima di Natale ha un’altra dimensione rispetto a quando più correttamente va ad aprire la stagione nel mese di agosto.

Una Juve funzionante si mette a rallentare, quindi. Ed è esattamente il contrario ciò che succede l’anno dopo, quando dicembre corrobora le speranze di rimonta dopo il terribile inizio di campionato, quasi a dire che non si può mai dipingere un quadro perfetto dall’estate alla chiusura dell’anno, limiti e difetti sono nodi che necessariamente si devono affrontare prima o dopo. Il dicembre del 2015 vede la squadra di Allegri superare la Lazio a Roma con una delle prestazioni migliori dell’intera annata, per poi andare a scivolare a Siviglia (una gara che ai punti avrebbe meritato di aggiudicarsi senza alcuna riserva). Poi c’è il 3-1 contro la Fiorentina, una dimostrazione di matura consapevolezza del tempo della partita, un salto in avanti in quel momento molto importante per regalare una consapevolezza di forza. Quindi, il 4-0 con il Toro in Coppa Italia e l’incredibile 2-3 a Modena con il Carpi, con un finale dove l’autolesionismo sfiora l’eccesso, regalando la famosa immagine del mister che getta via il cappotto dalla rabbia.

Atalanta, Dinamo Zagabria, derby, Roma e Milan in finale: sono 5 gare per fornire una risposta. Il clima generale è quello di chi si aspetta uno o più passi falsi, c’è una gran voglia di enfatizzare una possibile crisi, anche per alimentare mediaticamente gennaio e il mercato di riparazione. Sta alla Juve far vedere che di rotto non c’è nulla, senza obbligatoriamente dover vincere sempre e dimostrare di essere perfetti.