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EURO 2016: Regno Unito a valanga, ma il dominante dov’è?

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Euro 2016, è tempo di ottavi: i protagonisti della fase a gironi

Gli ottavi di finale di Euro 2016 saranno in ordine di tempistica: Svizzera-Polonia, GallesIrlanda del Nord, Croazia-Portogallo, Francia-Irlanda, Germania-Slovacchia, Ungheria-Belgio, Italia-Spagna, Inghilterra-Islanda. Le otto nazionali che abbandonano anticipatamente la competizione sono: Romania, Albania, Russia, Ucraina, Repubblica Ceca, Turchia, Svezia ed Austria. Cinque delle quali dunque provenienti dal blocco orientale.

EN PLEIN REGNO UNITO – Manca la Scozia, neanche qualificata, che da casa assiste con feroce invidia alla grande affermazione delle nazionali del Regno Unito: dato per scontato l’accesso alla fase ad eliminazione diretta da parte dell’Inghilterra, non lo erano affatto le qualificazioni inerenti le realtà britanniche minori. Devastante l’impatto del Galles: Bale e compagni si sono addirittura aggiudicati il Gruppo B, mettendosi alle spalle proprio l’Inghilterra, nonostante l’immeritata sconfitta incassata nello scontro diretto. Letteralmente bestiale l’apporto della propria stella, ma è tutto il Galles ad aver impressionato per consapevolezza ed applicazione: le ripartenze che hanno fatto a fette l’imbarazzante tenuta russa sono soltanto il saggio delle qualità di una nazionale – tabellone alla mano – destinata a lasciare una traccia ben più profonda rispetto alle aspettative della vigilia.

ON FIRE! – Le favole sono tutte da ascrivere al territorio irlandese: i supporter dell’Irlanda del Nord sono oramai i veri protagonisti della rassegna, i media di tutto il mondo inseguono le loro gesta e sui social network impazza la mania. Grigg’s on fire, non importa poi se il buon Grigg ancora non l’abbia buttata dentro e se nella sua carriera abbia accumulato appena una promozione nella massima serie calcistica inglese: lui e la canzone dedicatagli sono i tormentoni di Euro 2016. E dell’estate: difficile ipotizzare che il motivetto sulla base di Freed From Desire della nostra Gala Rizzatto non domini sulle spiagge di tutta Europa. Intanto la formula nuova dell’Europeo – contestabile, ma che ha regalato una moltitudine di partite contese fino all’ultimo respiro – ha concesso agli uomini di Michael O’Neill e del più celebre Martin (sempre O’Neill, irlandese del nord come il suo collega ma allenatore dell’Irlanda) di accedere agli ottavi. Tre punti per l’Irlanda del Nord, quelli ottenuti contro l’Ucraina, quattro per l’Irlanda, che si è guadagnata la gloria battendo la più quotata Italia di Antonio Conte. Meritando il successo sul campo e sugli spalti, dove gli irlandesi hanno provato a non farsi surclassare dallo spettacolo inscenato oramai da giorni dai cugini.

ALLA RIBALTA – 4 milioni e mezzo di abitanti in Irlanda, appena 1 milione e settecento mila in Irlanda del Nord, trecentoventi mila in Islanda. Come la città di Catania. Paese che nulla c’entra con il Regno Unito se non per una vicinanza geografica e di assonanza nei colori della bandiera, ma che in effetti poco c’entra con tutto il resto del mondo. Hanno un alfabeto tutto loro con lettere che per noi altri neanche esistono, negli elenchi sono ordinati per nome perché di cognome portano il nome del padre, hanno ghiacciai, vulcani e fino a pochissimi anni fa il maggior tasso di alcolismo giovanile. Oggi quei giovani – oltre alla crescita riscontrata negli altri sport, basket e pallamano su tutti – accedono con ben 5 punti (e ne avrebbero meritati di più!) agli ottavi di finale di Euro 2016, mai battuti, al secondo posto del proprio raggruppamento e con la sfortuna di aver trovato in dote la più acclamata Inghilterra. Parola chiave: organizzazione. A presto per comprendere se sia un Europeo sui generis o davvero quello dei miracoli.

ED IBRAHIMOVIC? – “Ovunque vado domino, non è un mio problema, io sono più di una leggenda”. Parola di Zlatan Ibrahimovic in persona, notoriamente uno che non se la fa sotto. La tempistica però è stata probabilmente sbagliata: il buon Ibra non aveva fatto i conti con un raggruppamento – quello composto, oltre alla sua Svezia, da Italia, Belgio ed appunto Irlanda – che non gli ha lasciato neanche le briciole. Nessun gol – uno solo realizzato dalla sua Svezia, l’autorete di Clark propiziata da un cross dello stesso Ibrahimovic – né spunti degni della sua fama: un Euro 2016 da brividi, da protagonista atteso ad uomo qualunque messo nel dimenticatoio. E non regge l’alibi di una nazionale poco quotata: lo abbiamo raccontato del resto, hanno superato il turno realtà di cui a malapena si ricordava l’esistenza. Zlatan Ibrahimovic lascia Euro 2016 e maglia della Svezia – lo promette sempre, dopo ogni eliminazione, ma puntualmente fa ritorno sui suoi passi – da comparsa. Circostanza poco incline a chi ritiene riduttivo di essere apostrofato una leggenda.