I nuovi diritti tv: decisivo il calcolo del bacino d'utenza - Calcio News 24
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2009

I nuovi diritti tv: decisivo il calcolo del bacino d’utenza

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Le piccole si sono già  mosse. Giovedì scorso si sono riunite in undici nella sede della Lega Calcio a Milano per discutere le modalità  con cui verrà  suddivisa la quota del 30 per cento dei proventi derivanti dalla vendita collettiva dei diritti televisivi, quella attribuita dal cosiddetto Ã?«bacino d’utenzaÃ?». I club emergenti – Fiorentina, Napoli, Palermo, Sampdoria, Genoa – invece sono ancora fermi. La proposta lanciata dal Corriere Fiorentino di un’alleanza fra tutte le società  emergenti interessate a competere riducendo il gap economico che le tiene lontane dalle grandi, ha già  raccolto adesioni importanti (Zamparini, Preziosi, Cognigni), ma non ha ancora prodotto alcuna iniziativa concreta. Il tempo stringe.

La prossima sarà  la stagione della svolta. Entrerà  infatti in vigore la nuova legge sui diritti tv, dopo che in estate si sarà  consumato il divorzio fra serie A e serie B con il varo della nuova Lega di A, che sarà  riorganizzata e modificherà  le relazioni con le altre istituzioni calcistiche, a partire da una prima ristrutturazione dei rapporti con il settore arbitrale. Soprattutto per le questioni economiche, la spartizione della grande torta delle entrate televisive e commerciali, le prossime settimane saranno decisive. Il punto è questo: il decreto attuativo della nuova legge sui diritti tv è piuttosto Ã?«dirigistaÃ?», nel senso che lascia poca autonomia ai club, ma solo per quanto riguarda la prima applicazione, poi sarà  possibile cambiare le norme inizialmente in vigore. E comunque, al di là  del fatto che al momento risultano immodificabili la quota del 40% da dividere in parti uguali (in Inghilterra è il 50%) e quella del 30% legata ai risultati sportivi (10% per i risultati ottenuti a partire dal 1946, 15% per quelli delle ultime cinque stagioni, 5% per l’ultimo campionato), sono ancora aperte le modalità  di attribuzione del 30% relativo al bacino di utenza. à? stabilito solo che il 5% sarà  distribuito in base alla popolazione del Comune di riferimento della squadra e il 25% sulla base del numero dei sostenitori così come individuato da una o più società  di indagini demoscopiche incaricate dalla Lega. Per ora si litiga su quale debba essere l’istituto di ricerca cui affidare questo calcolo.

Ma si litiga anche sulle modalità  di ripartizione di tutti gli altri proventi della Lega. Quelli derivanti dalla sponsorizzazione del campionato, così come quelli che verranno da nuove iniziative commerciali e di licensing (vendita di prodotti ufficiali, confezioni di magazine online o cartacei, sfruttamento di un sito internet ufficiale, eventuale varo di un canale tematico televisivo della Lega, organizzazione e produzione di eventi, convenzioni con enti turistici nazionali e internazionali, e così via). Sono questioni di grande importanza. Perchè si tratta di attività  che oggi sono inesistenti o quasi, ma che se verranno adeguatamente sviluppate da un management finalmente all’altezza possono produrre ricavi consistenti, la cui redistribuzione non può essere lasciata nelle mani dei soliti noti (Milan e Juventus, soprattutto). Le squadre tedesche ci stanno superando in Europa perchè hanno gli stadi sempre pieni e anche perchè hanno una Lega di straordinaria efficienza e redditività .

Ecco perchè la Ã?«media alleanzaÃ?» è urgente. Ma anche la legge sui diritti tv non è stata fatta per essere cristallizzata. Essa stessa prevede la possibilità  di venire modificata, dopo la prima applicazione. L’articolo 25 del decreto di attuazione prevede: Ã?«I criteri di ripartizione delle risorse fra i soggetti partecipanti alla competizione sono determinati con deliberazione adottata dall’assemblea di categoria dell’organizzatore della competizione con la maggioranza qualificata dei tre quarti degli aventi diritto al votoÃ?». E cioè l’assemblea di Serie A può cambiare questi criteri con 15 voti su 20. Quindi un’intesa fra le società  emergenti capace di trainare anche le piccole e mettere perciò in minoranza le varie Milan, Inter e Juventus, potrebbe portare a una riforma che riallinei l’Italia al modello inglese. E cioè portare al 50% la distribuzione in parti uguali dei diritti tv e abbassare al 25% quelle in base ai bacini d’utenza e ai risultati sportivi, riducendo per quanto riguarda questi ultimi, o annullando del tutto, la componente Ã?«storicaÃ?», che favorisce le grandi tradizionali, a favore della classifica del solo ultimo campionato. La tabella che simula la nuova distribuzione delle risorse secondo le regole attuali dimostra che, al di là  dei loro pianti, la nuova legge non penalizza poi troppo le grandi, anche perchè la vendita collettiva incrementa il totale delle risorse disponibili. Le medie società  invece vedono crescere i loro proventi un po’meno delle piccole, che avrebbero ulteriormente da guadagnare dall’aumento della percentuale egualitaria. Il che significa che un’alleanza fra medie e piccole, nonostante il persistente potere di ricatto delle grandi (magari attraverso la concessione di prestiti di giocatori importanti), non è impossibile. Ma, prima, i vari Della Valle, De Laurentiis e Garrone si devono mettere d’accordo fra loro.

Fonte: Gianfranco Teotino – Corriere Fiorentino