Il Verona verso il 2020: ruoli e personaggi chiave dei gialloblù di Juric
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Il Verona verso il 2020: ruoli e personaggi chiave dei gialloblù

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L’Hellas Verona si è confermata una realtà solida del campionato. Andiamo a scoprire gli elementi chiave nel mosaico di Juric

Nel nostro approfondimento natalizio abbiamo analizzato da un punto di vista cronistico il nuovo corso del Verona, con il patron Setti che ha deciso di affidarsi nuovamente al ds Tony D’Amico e, in panchina, a Ivan Juric. Se in un primo momento le premesse (leggi: i risultati) non sono stati dei più buoni, soprattutto l’1-2 casalingo contro la Cremonese, formazione della cadetteria, in un secondo momento è uscito fuori il Verona che da settembre a oggi ha conquistato la palma di sorpresa della stagione. Nulla è venuto fuori per caso in una formazione sulla quale era veramente difficile dare un giudizio positivo ad inizio annata: questo perchè mancavano nomi altisonanti in rosa. Si era mormorato di Balotelli ma è finito tutto con un nulla di fatto. Per dirla meglio, è finita con D’Amico che ha allestito una rosa con giocatori semisconosciuti dal vecchio continente, qualche ex genoano con il beneplacito di mister Juric, anche lui ex del Grifone, e qualche giovane scommessa. Sembrerebbe di rivivere un film già visto dalle parti di via Olanda, eppure, come del resto abbiamo avuto modo di illustrare nell’articolo di una settimana fa, non è certo andata così.

Partita dopo partita il Verona ha offerto prestazioni convincenti e solide, che hanno fatto penare e non poco le big del torneo, tant’è vero che la Juventus campione d’Italia è riuscita a portare a casa i tre punti  “solo” con un rigore di Ronaldo. Ronaldo o altro, tuttavia, questo non basta a spiegare il lavoro che ha intrapreso Juric per formare il “suo” Verona.
Abbiamo quindi deciso di spiegare tatticamente quali sono i tre ruoli cardine dei gialloblù partendo dal basso, come in un’azione da gol.

POLPO E CARTELLINI – Ha le sembianze di un polpo, Amir Rrahmani, quando cerca di recuperare palla, la specialità della casa assieme ai contrasti aerei. Con ben 240 palloni recuperati in sedici giornate (quindici di media a partita!) il kosovaro è finito sul taccuino di un paio di big per il mercato invernale. La difesa Hellas, dal canto suo, predilige la marcatura a uomo e spende volentieri cartellini per bloccare le offensive avversarie, come testimoniano i 14 gialli del reparto arretrato. Tra i centrali più agguerriti c’è Gunter, con ben sei ammonizioni in tredici partite. Con la difesa a tre, i centrali sfruttano molto bene i polmoni e le gambe degli esterni (per meglio dire, i tornanti) per sviluppare l’azione offensivamente.

CAVALLI DI FASCIA- Sugli out, Juric si è affidato in maniera più o meno totale agli sprint di Marco Davide Faraoni, al Verona da gennaio, e di Darko Lazovic, freeagent dopo l’esperienza genoana. I due tornanti gialloblù hanno giocato da titolare tutte le partite stagionali, contribuendo con scorribande continue e tre gol, due dei quali hanno fruttato il pareggio esterno a Cagliari e l’importante vittoria di Parma. Statistiche a parte, i due pendolini gialloblù raccolgono palla dai centrali per concentrare l’azione sulle fasce e aspettare i giusti inserimenti centrali, o dei fantasisti (Verre, Zaccagni, Salcedo), o delle punte. Un esempio lo fornisce Di Carmine, che nel match interno contro la Fiorentina ha ben sfruttato una cavalcata per vie centrali di Faraoni (e un velo di un compagno) per trovare il gol vittoria. Il dispendio energetico di Faraoni e Lazovic è notevole, perchè se da un lato si uniscono ai tre centrali in fase difensiva formando un 5-4-1 o un 4-4-2 con Faraoni nei quattro di difesa e Lazovic nei quattro in mezzo al campo, in fase offensiva invece sono in un certo senso “alla pari” con la punta, formando così un 3-4-3.

INTELLIGENZA E DRIBBLING PER LA MEDIANA – In uno scacchiere tattico come questo, è necessaria anche una giusta dose di cervello e sana spregiudicatezza, alla quale contribuiscono Miguel Veloso e Sofyan Amrabat. Il portoghese, abbassandosi al livello dei difensori, può chiamare in causa gli esterni in avanti, che cercano a loro volta un inserimento della punta o di un trequartista in area avversaria. Oppure, ci si può affidare alle doti di Amrabat, abile sia in fase di non possesso che nel dribbling come ha testimoniato la serpentina col brivido nella propria area in occasione del pareggio interno col Toro, in fase d’impostazione e creare occasioni da gol in minor tempo grazie anche alla velocità del 34 gialloblù. Fondamentale, in questo caso, il recupero palla in fase difensiva, al quale contribuisce come detto Rrahmani così come lo stesso Amrabat.

La polivalenza di Amrabat lo fa diventare uomo immagine (e uomo mercato) di una squadra che corre, lotta, recupera molti punti e incamera buoni risultati. Con la speranza che, una volta sbloccatosi, il reparto avanzato continui ad aggionare i tabellini dei gialloblù.