Italia: Mancini chiama tutti, forse troppi
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Editoriale

Italia: Mancini chiama tutti, forse troppi

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Ha preso il via lo stage dell’Italia a Coverciano: la scelta di Mancini di convocare quasi quaranta giocatori lascia qualche dubbio

Bentornata Italia, anche se solo per pochi giorni, con uno stage che darà l’opportunità a Roberto Mancini di verificare le condizioni dei suoi ragazzi. L’appuntamento è meno banale di quanto potrebbe sembrare a un primo pensiero, anche perché è di fatto l’ultima volta che il gruppo si riunisce prima dei famigerati Playoff Mondiali di fine marzo.

Il nostro Commissario Tecnico ha optato per convocazioni formato extralarge, chiamando a rapporto, tra prima dose e successivi booster, circa una quarantina di ragazzi. Nel solco della tradizione, ci mancherebbe, e con l’intento di testare da vicino le condizioni di chi non si vedeva da tempo a Coverciano e valutare con occhio clinico chi invece potrebbe entrare nel presente e nel futuro prossimo all’interno del gruppo azzurro.

Una decisione che però desta qualche perplessità: non avendo altre occasioni nelle prossime settimane, non era forse il caso di rimandare a momenti successivi gli esperimenti? Soprattutto per quel che riguarda i molti giovani e giovanissimi, senza ombra di smentita profili interessanti per il futuro ma tutto fuorché elementi da tenere in considerazione per l’appuntamento clou del 2021.

In questo senso ha invece una sua logica la chiamata di Mario Balotelli. L’ex Inter e Milan è una di quelle variabili impazzite che potrebbero servire in un contesto così delicato come potrebbe essere quello di fine marzo. Certo, come dice giustamente ha sostenuto il Mancio in conferenza stampa, non sarà la mossa della disperazione ma l’evidenza dello stato di crisi quello sì.

Ragione in più per consolidare il gruppo, sperimentando soluzioni tattiche che potrebbero rivelarsi utili. Ma non disperdendo energie e tempo con una dozzina di giocatori che nella corrida al cospetto di Macedonia, Portogallo e Turchia sicuramente non ci saranno. Ma tant’è, resta la fiducia piena nel nostro CT e nel suo staff: in fondo, la rinascita definitiva del nostro calcio deve passare dalle strategie a lungo termine.