Juventus, Stefano Marchisio: «Claudio, l'infortunio e il ritorno al campo»
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Juventus, Stefano Marchisio: «Claudio, l’infortunio e il vicino rientro in squadra»

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Parla il papà di Marchisio: l’infortunio, il lungo recupero, la delusione per il mancato Europeo e la voglia di tornare a vestire la maglia della Juventus

Se i calciatori vivono male i lunghi stop per infortunio, i genitori patiscono il doppio questa situazione: non solo perché sanno quanto conta per i figli poter dimostrare sul campo quanto valgono, ma anche  perché il cuore di mamma (e in questo caso di papà), non sopportano vedere i figli soffrire. Non conta la categoria, non contano gli anni, nemmeno la carriera. A tutti i livelli i genitori si preoccupano e lo faranno sempre. il papà di Claudio Marchisio non fa eccezione.

INFORTUNIO E DELUSIONE – Intervistato da Tuttosport, il padre del centrocampista bianconero torna sull’infortunio del figlio e su tutta la trafila per il recupero completo:«Ero allo stadio e capii immediatamente che Claudio si era rotto il crociato del ginocchio. Un ricordo? Le lacrime di mio figlio a causa dei forti dolori al ginocchio quando, una settimana dopo l’operazione, ha saputo che sarebbe dovuto tornare sotto i ferri. E’ la prima volta che l’ho visto piangere». Altra delusione, oltre a saltare la festa dello scudetto quella relativa all’Europeo: «Saltare l’Europeo è stata un’altra bella botta. Lavori per due anni con un obiettivo, poi sul più bello devi guardare tutto in televisione. Sono cose che succedono nello sport: penso anche a Tamberi, che ha visto sfumare l’Olimpiade. Lui e Claudio si sono anche sentiti».

FANTASMA DEPRESSIONE – Primo infortunio grave e lungo, la reazione negativa poteva essere dietro l’angolo: «Da padre il timore l’ho avuto, soprattutto all’inizio. Claudio, per fortuna, non aveva mai vissuto un periodo così lungo di inattività e mi chiedevo come avrebbe reagito. Si è dimostrato fortissimo. La moglie Roberta è stata fenomenale a “sopportarlo”. E lui ci ha messo tanto di suo. A pensarci bene, non sono stupito. Se Claudio non si è depresso, è per due ragioni: la famiglia e la Juve. Si è goduto moglie e figli come non aveva mai avuto tempo di fare prima. Nella sfortuna, è stato il lato positivo».

RIENTRO VICINO – Juventus, passione della vita. Il calcio, passione che è anche un lavoro:«C’era una sola passione: lavorare per tornare a giocare. Senza calcio non sa stare. I compagni con lui sono stati fantastici. In questi momenti capisci ancor più quanto sia forte questo gruppo e perché abbia vinto tanto. Claudio non è un chiacchierone: va interpretato attraverso gli atteggiamenti. Esempi? Quando la Juve perde s’infuria, per lui la rabbia è doppia: da giocatore e da tifoso. Negli anni ho imparato a non chiamarlo per almeno due giorni dopo una sconfitta».
Le condizioni fisiche attuali lo vedono verso il ritornoIncrocio le dita. Lui sta bene, lo vedo felice di essere di nuovo in campo, si allena in gruppo. Però serve pazienza. Un conto è tornare con i compagni e un altro ritornare al top. Sapere quando sarà al cento per cento è una domanda da 10 milioni di dollari a cui non so proprio rispondere. Per me sarà più maturo e completo: stare fuori tanto gli ha permesso di seguire molte partite da un’altra visuale, cogliendo aspetti che magari sfuggono quando sei in campo ogni tre giorni».