Caliendo: «Vi racconto la verità su Maradona al Napoli»
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Caliendo: «Vi racconto la verità su Maradona al Napoli»

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Antonio Caliendo racconta un succoso retroscena relativo all’arrivo di Diego Armando Maradona al Napoli. Ecco le sue parole

Antonio Caliendo, intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni, racconta l’affare Maradona e l’arrivo al Napoli del Pibe De Oro.

MARADONA – «Nessuno sa però che Ferlaino poteva prendere Maradona già all’età di 17 anni, quando io e Gianni Di Marzio eravamo in Argentina nel 1978. Di Marzio ha cercato in tutti i modi di farglielo prendere, però lui si è rifiutato perché ancora non c’erano i permessi per far venire gli stranieri in Italia; però l’anno dopo hanno aperto le frontiere. Nel 1981 ci ho provato anche io. Il Barcellona lo aveva già bloccato, versando una caparra, mentre interpellando Maradona, lui voleva venire a Napoli a tutti i costi. Mi disse che se fossi riuscito a convincere i dirigenti ad annullare il contratto con il Barcellona sarebbe venuto al Napoli. Io e Totò Juliano avevamo messo in piedi l’acquisto di Maradona. Ci veniva a costare 2 miliardi di lire all’anno, compreso il suo ingaggio, e il pagamento per cinque anni all’Argentinos Juniors, insieme alla penale da pagare al Barcellona per il precontratto, il quale aveva versato un milione di dollari in anticipo; noi gliene pagavamo due per annullare questo contratto. Juliano quindi mi fece andare in Argentina e dopo aver parlato con Maradona (che allora era in ospedale per l’epatite virale), parlai con la mamma e la fidanzata (che sarebbe diventata sua moglie) e col povero Cysterpiller, Diego mi disse che se avessi convinto i dirigenti sarebbe venuto a nuoto a Napoli. Non lo so cosa sentisse per Napoli, lui era giovanissimo. Io feci tutto, riuscii a convincere i dirigenti con l’appoggio di Maradona. Mi diedero 72 ore di tempo. Mi feci dare un documento dal club e da Maradona e tornai a Napoli. Juliano scomparve per tutto il giorno. Riuscii a beccarlo a mezzanotte, restando 4 ore a casa sua. La moglie sopportò la mia presenza perché io dissi: ‘Non mi muovo da qui se non vedo Totò’. Lui era stato da Ferlaino e non aveva il coraggio di affrontarmi e di dirmi che il presidente aveva detto di no».