Caliendo: «Baggio dalla Fiorentina alla Juve è il mio capolavoro»
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Caliendo: «Baggio dalla Fiorentina alla Juve è il mio capolavoro» – ESCLUSIVA

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Antonio Caliendo racconta i retroscena delle trattative di mercato che lo hanno visto protagonista: ecco le sue parole ai nostri microfoni

Antonio Caliendo ha un sacco di aneddoti e retroscena da poter raccontare dietro le innumerevoli trattative che hanno forgiato la storia del calciomercato italiano e non solo. Il noto procuratore, intervenuto in esclusiva ai microfoni di Calcionews24.com, ha raccontato alcuni aneddoti della sua carriera.

Da quello che emerge dalle ultime parole sulla questione relativa all’emergenza Coronavirus, sembra davvero difficile un ritorno in campo. Che idea si è fatto in merito?

«Io la penso esattamente come il presidente Gravina e dal primo momento mi sono tenuto su questa linea. Secondo me ci sono tutte le opportunità di finire il campionato. Prendiamo ad esempio la Germania: lì si fanno due mesi di sospensione per il campionato (gennaio e febbraio); lo stesso vale per la Serie A adesso con due mesi di inattività. Invece di programmare l’estate con il periodo di vacanza, dato che hanno acquisito tempi di riposo abbastanza lunghi, penso si possa riprendere nei mesi estivi, prendendo come mesi di sospensione e recupero dal super lavoro, il periodo da dicembre a gennaio. Noi però dobbiamo fare i conti con degli esperti di questa nuova categoria che si è affacciata all’opinione pubblica che comanda un po’ le sorti della gente; mi riferisco ai vari professori, dottori e virologi».

Quanto inciderà lo stop sul prezzo dei calciatori? Ad esempio, scenderà tanto il costo dei calciatori della Ligue1? 

«Io sono cresciuto con questo detto che mi hanno trasmesso i miei, ovvero ‘Quando è per tutti, è mezza festa’. Quindi se questo abbassamento di prezzo si verificasse per tutti, non ci sarebbe un danno per nessuno».

Roberto Baggio 30 anni fa dalla Fiorentina alla Juventus. Qualche aneddoto particolare su quella trattativa?

«Io l’ho ritenuto il mio capolavoro del managment calcistico, poiché in quella trattativa ho avuto a che fare io da solo con il presidente Berlusconi, il presidente Gianni Agnelli, Montezemolo, Pontello; poi dall’altra parte c’era il pubblico fiorentino e il giocatore che erano contrari a qualsiasi trasferimento. Ho dovuto combattere su tutti i fronti ed è stato difficilissimo e per sei mesi non è uscita una parola fuori, nessuno sapeva niente. Mi sono dovuto districare in queste dispute con personaggi che al tempo comandavano l’Italia».

David Trezeguet, un gol purtroppo decisivo contro l’Italia ad Euro 2000 ed il passaggio alla Juventus. Un giocatore che ha fatto la storia dei bianconeri.

«Io lo racconto nel mio libro “Nessuno prima di me”, pubblicato nel 2012, che ancora oggi è modernissimo perché svela tanti segreti del calciomercato. Trezeguet è stato un trasferimento importante, ma l’aspetto più significativo è stato il rinnovo nel 2004. La Juve aveva preso una certa posizione, che poi ha cambiato perché Capello riteneva Trezeguet un punto di riferimento insostituibile e l’ha convinto a restare, nonostante avessimo già un accordo con il Barcellona».

Dal Monaco arrivò anche Maicon all’Inter, per 7,5 milioni. Una cifra che venendo ai prezzi dei giorni nostri, sembra quasi ridicola.

«Ai tempi di oggi per un Maicon si dovrebbero sborsare all’incirca 100 milioni. Infatti, dopo i campionati vinti e il Triplete con Mourinho, io avevo un accordo con il Real Madrid per 30 milioni di euro. Maicon è stata la carta vincente di Mourinho per i suoi successi, e avrebbe fatto qualsiasi sacrificio pur di portarlo al Real Madrid ed era d’accordo per l’acquisto a 30 milioni. Diciamocelo chiaro, di Maicon ne nasce uno ogni 100 anni, è come Roberto Carlos per la fascia sinistra. Pensate ad una squadra con Roberto Carlos sulla sinistra e Maicon sulla destra… non li prendi mai. Li ci fu una scorrettezza da parte di Branca che prima mi fece fare la trattativa con il Real Madrid e poi mi disse che il presidente non voleva vendere Maicon. Alla fine ho scoperto che Moratti non sapeva niente di tutto questo. Non so perché fu bloccato il trasferimento, perché ha bloccato anche la carriera di Maicon, tanto che, dopo, lo hanno praticamente regalato».

Sono passati anche trenta anni dal secondo Scudetto del Napoli, con Maradona assoluto protagonista. Come arrivò a Napoli El Pibe de Oro?

«Io ho letto in questi giorni un’intervista fatta a Ferlaino, in cui parlava dell’affare Maradona. Nessuno sa però che Ferlaino poteva prendere Maradona già all’età di 17 anni, quando io e Gianni Di Marzio eravamo in Argentina nel 1978. Di Marzio ha cercato in tutti i modi di farglielo prendere, però lui si è rifiutato perché ancora non c’erano i permessi per far venire gli stranieri in Italia; però l’anno dopo hanno aperto le frontiere. Nel 1981 ci ho provato anche io. Il Barcellona lo aveva già bloccato, versando una caparra, mentre interpellando Maradona, lui voleva venire a Napoli a tutti i costi. Mi disse che se fossi riuscito a convincere i dirigenti ad annullare il contratto con il Barcellona sarebbe venuto al Napoli».

Poi come andò?

«Io allora parlai con Totò Juliano. Io non capisco come mai tutti ignorino la figura di Totò Juliano, quando è stato all’apice della ricostruzione del Napoli. Per quello che so io, Ferlaino aveva un po’ il timore di essere scavalcato dalla figura di Juliano, perché era il pupillo di Napoli. Lui come direttore sportivo, ed io, avevamo messo in piedi l’acquisto di Maradona. Ci veniva a costare 2 miliardi di lire all’anno, compreso il suo ingaggio, e il pagamento per cinque anni all’Argentinos Juniors, insieme alla penale da pagare al Barcellona per il precontratto, il quale aveva versato un milione di dollari in anticipo; noi gliene pagavamo due per annullare questo contratto. Juliano quindi mi fece andare in Argentina e dopo aver parlato con Maradona (che allora era in ospedale per l’epatite virale), parlai con la mamma e la fidanzata (che sarebbe diventata sua moglie) e col povero Cysterpiller, Diego mi disse che se avessi convinto i dirigenti sarebbe venuto a nuoto a Napoli. Non lo so cosa sentisse per Napoli, lui era giovanissimo. Io feci tutto, riuscii a convincere i dirigenti con l’appoggio di Maradona. Mi diedero 72 ore di tempo. Mi feci dare un documento dal club e da Maradona e tornai a Napoli. Juliano scomparve per tutto il giorno. Riuscii a beccarlo a mezzanotte, restando 4 ore a casa sua. La moglie sopportò la mia presenza perché io dissi: ‘Non mi muovo da qui se non vedo Totò’. Lui era stato da Ferlaino e non aveva il coraggio di affrontarmi e di dirmi che il presidente aveva detto di no. È stata la delusione più grande della mia carriera. Qualcuno si prende i meriti, come ad esempio Pierpaolo Marino, di aver portato Maradona al Napoli, lo stesso Ferlaino. Invece siamo stati io e Juliano a fare tutto per il Napoli; io nel finale mi sono dovuto tirare indietro perché io rappresentavo Dirceu. Quando Juliano mi disse che dovevamo trovare una squadra per Dirceu, io li per serietà professionale mi sono tirato indietro, dopo aver aperto il varco per Maradona con il Barcellona e Cysterpiller. Poi finalmente, si è inserito Ferlaino, quando ha visto che la cosa sarebbe andata in fondo. Alla fine c’è tutta una storia dietro raccontata nei minimi dettagli nel mio libro».