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Nella noia italiana il caso Totti casca a fagiolo

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Caso Totti fotografia del campionato italiano

Tre squadre in un punto in Liga, Leicester e Tottenham avanti a tutte in Premier League, dove le tutte rispondono ai nomi di Manchester City e United, Chelsea, Arsenal e Liverpool. Ed in  Serie A? La solita storia. La Juventus lontana, quasi come un santone all’orizzonte, Napoli e Roma in ordine sparso ad inseguire. Le altre disperse.

NOIA? – Diciamocelo chiaramente: un po’ sì. Gli opinionisti più accreditati del panorama nazionale avevano disegnato un campionato senza padroni, noi vi avevamo raccontato del potenziale anno del caos e dei sogni: insomma, prima il campo sensoriale della tripla cessione in rigoroso ordine di rilievo di Pirlo, Tevez e Vidal, poi la falsa partenza bianconera che trasformava un’emotività in realtà. La Juventus non si ripeterà, spazio alle mire di grandezza altrui: pochi mesi invece e ci ritroviamo ad intonare la stessa canzone, con i bianconeri ancora avanti a tutti grazie ad un’impenetrabile difesa e gli altri a dividersi le briciole. Peraltro con una somma ripetitività: basti pensare che, qualora Higuain avesse siglato quel rigore nell’atto finale dello scorso campionato contro la Lazio, gli ultimi tre podi della Serie A sarebbero stati composti dalle medesime squadre.

SERVIVA ALTRO – Forse sì, sicuramente per rinvigorire la forza attrattiva del campionato italiano: monopolio riservato della Juventus, quando anche dall’estero è già noto il vincitore finale beh, il prodotto non tira. In Premier League prevedere la classifica finale è un rebus: motivo che rientra tra i fattori di diritti televisivi decisamente più ingenti. Non hanno colpe i bianconeri, di rara ovvietà ricordarlo: hanno intrapreso un percorso che, al di là di alcuni episodi fortunati o polemiche, si è reso via via il migliore. Per il quinto anno consecutivo. Ci ha provato il Napoli: gli uomini di Sarri hanno conteso il successo alla Juventus per larghi tratti della stagione, salvo poi smarrirsi sul più bello con un girone di ritorno non all’altezza del primo né sul piano dei risultati né delle prestazioni. Non ci ha neanche provato la Roma: che, dilaniata dalle sue eterne contraddizioni e conflittualità, ha buttato alle ortiche il ruolo della favorita. Sì, non dimentichiamolo: con una Juventus in potenziale fase di transizione, ad agosto la parte del leone toccava a chi era reduce da due secondi posti consecutivi. Le altre? Buio totale.

ED INVECE…Eterne contraddizioni e conflittualità, abbiamo detto: sì, perché se ci si perde ancora dietro al tottismo o meno, dunque alla personificazione del tutto, è per via della carenza di altri argomenti. Che in questo caso sono i risultati: con una Roma prima in classifica o quantomeno lì a battersela fino all’ultimo minuto, con un Dzeko da 25 gol come doveva essere e non è stato, ogni caso Totti – nonostante il peso specifico del nome Totti – lascerebbe il tempo che trova. Va in secondo piano anche la sciagurata prestazione della Roma in quel dell’Atleti Azzurri d’Italia. Che è poi, dato che accade, la ragione per cui la Roma favorita è invece lontana 14 punti dalla vetta. Spalletti ha ragione a dirlo: da dieci anni fate figure di m… . Ci si mette anche lui nel pentolone. Lui che dal 2005 al 2009 ha guidato la Roma e che dunque rientra in figure così poco edificanti. Vuole detottizzare la Roma, hanno subito affermato gli immancabili seminatori di zizzania. Che da sempre coincidono con chi è a corto di idee ed argomenti e deve sopravvivere su certe divisioni. Vuole più che altro infondere una mentalità vincente. Se è il metodo giusto o meno lo dirà il tempo: avrebbe forse potuto concedere riconoscimento a Totti nell’intervista post-partita. Essere meno severo ed arroccato. O forse no. Perché al di sopra del tutto c’è la rabbia per uno sciagiurato 3-3 che la dice lunga sul campionato italiano: Juventus da una parte, poi tutte le altre.