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Perché il rinvio di Juve-Atalanta è un insulto agli amanti del calcio

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Perché il rinvio di Juve-Atalanta è un insulto agli amanti del calcio. Si è persa una straordinaria occasione per rendere epico un 25 febbraio anonimo

A fare da contorno a questo flusso di pensieri non ci sono complottismi di alcun genere. Juve-Atalanta è stata rinviata non per fare un favore alla Juve. Non per fare un piacere all’Atalanta. E nemmeno per fare un torto al Napoli. La corsa allo Scudetto e quella all’Europa League non subiranno condizionamenti legati al fatto che la squadra di Allegri e quella di Gasperini, fino almeno a metà marzo, avranno una partita in meno rispetto alle rivali per i rispettivi obiettivi. Ma il rinvio di Juve-Atalanta è un insulto agli amanti del calcio. A tutti coloro che erano presenti allo stadio e già pregustavano l’inizio di una partita epica, a prescindere dal risultato. E a chi da casa era pronto a godersi uno spettacolo tutto fisico e poco tecnico, ma pur sempre uno spettacolo che di colpi di scena ne avrebbe potuti riservare. Juve-Atalanta, in questo senso, è stata una grandissima occasione sprecata per riavvicinare la gente al calcio. Al calcio di una volta, libero dalle catene delle televisioni e dagli odiosi spezzatini che hanno reso tutto meno aderente alla realtà.

Per prima cosa: non c’erano gli estremi per rinviare la partita. L’Allianz Stadium, autentico gioiello rifinito in ogni dettaglio e studiato per far sì che una partita di calcio somigli ad un’esibizione a teatro, garantiva il massimo della sicurezza a tutti gli spettatori presenti. Sul campo la neve c’era, ma gli addetti alla manutenzione del terreno di gioco si sono prodigati in tempo zero a pulire le aree di rigore. Che, proprio nel momento in cui l’arbitro Mariani effettuava il sopralluogo intorno alle 18, erano in perfette condizioni. Anche per quanto riguarda le linee nessun problema di rilievo: il colore rosso era ben visibile in tutti i settori dello stadio e in campo nessuno avrebbe avuto problemi di visibilità, nemmeno i due portieri. E poi c’è il pallone: giallo, come di consueto, impossibile da non vedere neppure se sopra l’erba si fossero posati dieci centimetri di neve. Oltretutto (e le immagini televisive lo hanno testimoniato) regolarmente rimbalzante, anche davanti allo sguardo attento dei due capitani BuffonToloi. Insomma, c’erano tutti gli ingredienti affinché si giocasse a calcio e non a palle di neve. Ma Mariani e la terna arbitrale non erano, evidentemente, dello stesso avviso.

All’annuncio del rinvio l’Allianz Stadium non ha reagito col sorriso e i fischi di disapprovazione si sono sentiti. Ed è normalissimo. Non conta la classifica, conta aver fatto di tutto per essere presenti ad un evento cancellato proprio nel momento in cui stava per iniziare. Cancellato per salvaguardare l’incolumità dei giocatori, ma non per garantire a chi ha pagato il biglietto di vivere un’esperienza unica. Una partita di calcio sotto la neve è una gioia speciale per chi ama il pallone che rotola. Il contatto fisico, con i fiocchi bianchi a fare da contorno, è tanta roba. Il pubblico, beffato dal fatto che alle 18.20 aveva già smesso di nevicare, voleva giocarla, battendo anche Burian e un freddo polare (la temperatura non è mai stata sopra i -2°). I tifosi bianconeri non dimenticheranno mai le prodezze sotto la neve di Del Piero contro il Siena del gennaio 2004. E nemmeno la notte bianca di Basilea in Champions League nel 2002. A prescindere dal risultato una partita, in un rettangolo verde con un po’ di neve che rende tutto imprevedibile, non si dimentica mai. Juve-Atalanta, in questo magnifico libro dei ricordi, non ci entrerà mai. Ed è davvero un peccato.