2015
Pogba e Morata la meglio gioventù
La Juventus esce indenne dal Bernabeu ed elimina il Real Madrid: impresa degli uomini di Allegri, è finale! Decisivi Pogba e Morata
Impresa pazzesca della Juventus che, dopo aver battuto i campioni d’Europa del Real Madrid a Torino con il risultato di 2-1, pareggia al Bernabeu ed accede a pieno titolo alla finalissima di Berlino: ancora in gol Morata, l’ex a questo punto incredibilmente rimpianto dal mondo Real, è la sua firma a determinare l’eliminazione degli uomini di Ancelotti e valere il pass alla banda Allegri.
LA NOTTE DEI TALENTI BIANCONERI – Classe ’92 Alvaro Morata, classe ’93 Paul Pogba: quest’ultimo a servire l’assist per il primo, freddo nell’occasione a dimostrare tutte le sue innate qualità da centravanti puro. Controllo di palla e battuta vincente: freddato Casillas, ammutolito quel Bernabeu che già pregustava il grande Clasico in terra tedesca. Partiamo dal francese: prestazione sublime. Parte con il freno a mano condizionato probabilmente da una situazione fisica non ottimale, cresce alla distanza con una prestazione devastante sotto il piano della personalità e della mentalità vincente: nel secondo tempo è su ogni pallone e li gestisce tutti con impressionante lucidità, sovrastante poi nell’azione che porterà al definitivo e decisivo pareggio dell’attaccante spagnolo.
MORATA SI PRENDE IL MONDO – Campione d’Europa in carica, Alvaro Morata ha avuto la grande lucidità e l’insospettabile coraggio di non accettare il ruolo di vice Benzema: si è sentito qualcosa in più ed ha puntato i piedi per avere chiarezza dalla società probabilmente più gloriosa al mondo. Tradotto: o puntate univocamente su di me o mi lasciate andare altrove. Il Real Madrid ha scelto il francese e lui la Juventus: 20 milioni, con il diritto di riacquistarlo dopo due stagioni a 30. I Blancos di fatto ammettevano di fiutare la beffa: la storia puntualmente si è verificata scrivendo il più crudele dei destini, due gol del ragazzo cresciuto nella cantera madrilena e poi nella squadra B per certificare la clamorosa eliminazione dei campioni in carica e l’affermazione bianconera. Squadra e società con cui si è immediatamente trovato a suo agio: inserimento graduale, poi l’inevitabile sorpasso al connazionale Llorente ed il ruolo centrale auspicato da un ventiduenne decisamente ambizioso. E già tanto forte da essere decisivo.
L’IMPRESA DI ALLEGRI E DELLA JUVENTUS – Si è partiti con un’idea, si è trovata la forza per sostenerla, quest’idea è poi diventata un obiettivo, questo obiettivo è poi stato centrato: il cammino della Juventus di Allegri è di stordente bellezza e valore, l’allenatore toscano non ha davvero sbagliato una mossa e questa finale contro la superpotenza Barcellona è il premio a tanta lungimiranza. Quella di accettare un’accoglienza a dir poco ingenerosa, mettere delicatamente piede in un mondo che fino ad un giorno prima non gli apparteneva, inserirsi con l’intelligenza di chi sa di valere e poi affermarsi con i risultati a cui abbiamo assistito. Il colpo di genio – facile a dirsi, diverso a farsi – è stato quello di non accontentarsi, di non sedersi. Del resto l’obiettivo era stato raggiunto: quarto scudetto consecutivo, quanto bastava a dimostrare che si potesse vivere anche senza Conte. Una mano ulteriore gliel’avrebbero data gli avversari: semifinaliste monstre per chi rimette piede a determinati livelli dopo tanti anni. Lui invece non si è sentito lì per caso e di questo ha convinto i giocatori: le conseguenze parlano chiaro. E si chiamano Berlino. Sì, Berlino, una città che tutti gli italiani portano nel cuore.