Roma, progetto stadio - Malagò: «Burocrazia frena le società»
Connettiti con noi

Roma News

Roma, progetto stadio – Malagò: «Burocrazia frena le società»

Pubblicato

su

malagò coni

Il progetto stadio della Roma non dovrebbe arenarsi anche dopo la richiesta dell’assessore Berdini, la società giallorossa è ottimista

Fare uno stadio in Italia non è mai cosa facile, nemmeno per la Roma che dalla sua ha una delibera comunale votata 23 mesi fa in Campidoglio e una Conferenza dei Servizi che sta esaminando il progetto. L’assessore Berdini infatti ha chiesto di togliere 220 milioni di opere pubbliche collegate al nuovo impianto, ma secondo Pallotta e Parmasi, proponenti del nuovo impianto, la possibilità di annullare la delibera è assai remota: ci vorrebbe un atto formale, una nuova delibera. Contano le leggi e quelle sono dalla parte della Roma che, a partire da giovedì prossimo, darà seguito ai lavori.

MIBACT NON OSTATIVO – C’è però anche il documento della Soprintendenza del Mibact, nel quale vengono fatte delle osservazioni. La Roma mantiene l’ottimismo non considerandolo una bocciatura, come riporta il Corriere dello Sport, al massimo serviranno dei piccoli aggiustamenti per mettersi in regola con le osservazioni fatte. In più proprio il Mibact aveva dato parere positivo in sede di conferenza preliminare.
POCHI STADI DI PROPRIETA’ – Tutta questa burocrazia, che non sembra preoccupare James Pallotta a Boston, scoraggia le altre società che vorrebbero dotarsi di un impianto di proprietà. C’aveva provato la Sampdoria, il Cagliari ora sembra quasi vicino alla concretizzazione del progetto. Per ora le uniche realtà con lo stadio di proprietà sono la Juventus, il Sassuolo e l’Udinese, che per la Dacia Arena ha aspettato dieci anni. Queste tempistiche così lente preoccupano il Presidente del Coni, Giovanni Malagò: «Su venti squadre di sere A ci sono di fatto tre stadi di proprietà: quello della Juventus, quello dei Reggio Emilia dove gioca il Sassuolo e quello di Udine della famiglia Pozzo. IL quarto potrebbe essere a Cagliari, sembra che finalmente possa partire. Se però si pensa che a Udine ci hanno messo quasi dieci anni, è chiaro che qualcosa non va sotto l’aspetto amministrativo, giuridico e delle valutazioni urbanistiche. In una parola, la burocrazia. Parlando di futuri stadi non voglio entrare nel merito dei singoli casi, perchè è sbagliato generalizzare e ogni situazione è diversa dall’altra. Io sono totalmente a favore e supporto di creare stadi nuovi, e dove possibile, ancora meglio, sostituire, migliorare e ristrutturare l’esistente che sarebbe l’ideale. Poi è ovvio che io parlo della parte sportiva e non della parte urbanistica o di cubature».