Sassuolo, De Zerbi: «I piani erano diversi, ma ho lasciato senza rancore. Lo Shakhtar...»
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Sassuolo, De Zerbi: «I piani erano diversi, ma ho lasciato senza rancore. Lo Shakhtar…»

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Roberto De Zerbi si è raccontato in un’intervista concessa ad Amazon Prime: ecco le sue dichiarazioni

SHAKTAR – «La scelta di venire qui mi rispecchia al 100%. Avevo chiuso a Sassuolo un ciclo bellissimo dal quale non sono ancora riuscito a staccare perfettamente perché ci sono dei sentimenti e dei rapporti ancora molto vivi, ed era l’ultima cosa che avrei voluto fare e nel momento in cui me ne sono andato e ho trovato la società più simile a me nello Shakhtar. Sarei rimasto dove ero se avessi capito che i piani erano diversi ma lo dico senza alcun problema, senza rancore. Non voglio fare polemica».

LASCIARE L’ITALIA – «Non credo di essere il più visionario tra gli allenatori, penso solo di aver coraggio. A volte noi che facciamo questo lavoro non siamo frenati dalle idee, ma dalle conseguenze. La scelta che ho fatto è stata presa come uno sbatter la porta verso l’Italia, paese che amo e di cui amo il calcio. Non condivido tutto ma penso che stiamo avanti in tante cose. L’italiano è tifoso e tifoso è passione, come in Sud America. La scuola italiana ti fa la radiografia dell’avversario nel dettaglio, spesso però lo si fa pensando con la palla agli avversari e noi a cercare il mezzuccio per il risultato e su questo non condivido».

SARRI – «Ho sentito il vocale che mi ha mandato un amico e mi ha emozionato. E’ un allenatore importante, uno dei migliori della scuola italiana. Adesso io sono all’estero, sono in un campionato meno prestigioso della Serie A e sentire un allenatore che mi nomina, facendomi un complimento del genere, mi ha emozionato. Lo ringrazio e ricambio la sua stima».

NEROVERDI CAMPIONI D’EUROPA – «Non sento mio il trionfo dell’Italia e nessun altro allenatore al di fuori di Mancini deve farlo. Mi sento molto felice perché tre dei miei ex giocatori hanno conquistato un traguardo impensabile, tre anni fa era impensabile, soprattutto per Locatelli e Raspadori, mentre Berardi aveva già una certa nomea. La gratificazione di aver contribuito, in piccola parte, a portarli a un livello così alto, credo che possa averlo solo un professore con un alunno. Nel mio caso vale come un campionato».