Sesia: «Il Toro può fare lo sgambetto alla Juve. Lucca? Vi spiego»
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Sesia: «Derby? Il Toro può fare lo sgambetto alla Juve. Lucca? Ci furono problemi ma ha gran potenziale» – ESCLUSIVA

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Intervista esclusiva di CalcioNews24.com a Marco Sesia, ex allenatore della Primavera del Torino e ora tecnico del Casale, sul derby della Mole, sulla sua squadra e sul giovane fenomeno Lorenzo Lucca

Marco Sesia allena il Casale, storica formazione del calcio italiano che ora milita in Serie D, nel girone A. Vanta trascorsi da centrocampista nel Torino, nell’Alessandria, nell’Ancona e, fra le altre, ha anche guidato la Primavera del Torino dal 2019 al 2021. In questo periodo ha allenato anche Lorenzo Lucca, giovane bomber del Pisa ora sulla cresta dell’onda e finito nel mirino di Mancini per la Nazionale e anche dei grandi club nostrani. Di questo e di molto altro, come ad esempio il derby della Mole, CalcioNews24.com ha avuto il piacere di parlare in esclusiva con l’attuale mister dei nerostellati. Ecco le sue parole.

Due partite in campionato, una vittoria e una gara sospesa. In coppa invece è arrivata l’eliminazione. Come giudica la partenza del suo Casale?
«Buona la prima di campionato, la seconda in Coppa con il Valle d’Aosta abbiamo fatto una buona partita uscendo ai rigori, la terza durata un quarto d’ora, in quel nubifragio avevamo approcciato nel modo giusto. E’ ancora presto ma se ci limitiamo a questo direi che abbiamo iniziato bene».

Quali sono gli obiettivi della sua squadra?
«Vogliamo fare un campionato di vertice. La società ha fatto una campagna acquisti di livello. Speriamo che i fatti siano funzionali ai discorsi iniziali. Non sempre situazioni importanti si traducono campionati vincenti, in questa categoria ci sono un sacco di casi di questo tipo. Ma stiamo crescendo, è una società nata a fine luglio e una squadra nata a metà agosto. In questo poco tempo abbiamo fatto notevoli passi in avanti e le premesse ci sono. E’ un campionato difficile, ci sono squadre forti e c’è anche il Casale».

Come si sta trovando?
«Molto bene. E’ una società nata tardi ma che si è strutturata bene, è snella, limpida. Mi sto divertendo e quando hai la possibilità di fare il tuo lavoro in queste condizioni va assolutamente bene poi saranno i risultati a determinare tante cose e anche gli umori, a oggi dico che sto molto bene».

In D ci sono tanti talenti sottovalutati. Si sente di consigliare qualcuno alle squadre di Serie A?
«A oggi è un pochino presto ma di sicuro ci sono parecchi giocatori che possono parlare di professionismo, posto che da noi si fa calcio a 360°. Penso che alla fine dell’anno qualche giocatore, magari fra i più giovani, potrà ragionare a livello di professionismo».

In dirigenza c’è Michele Padovano, ex giocatore della Juve. Questo mi porta a parlare di derby. Ci sarà un derby interno tra lei, grande ex Toro, e Padovano, ex Juve.
«Lo conosco da tempo. Siamo entrambi tifosi, non ci sono particolari pressioni, viviamo il calcio ‘in maniera più distaccata’, da allenatore e dirigente più che da tifosi. A oggi siamo concentrati sul Casale perché c’è stato tanto da fare. Del calcio di Serie A e del derby abbiamo parlato poco, se non un accenno ma non ci siamo soffermati più di tanto sul discorso».

Le fa effetto vedere Juve e Toro con gli stessi punti? E’ un pericolo o può essere una spinta in più per la formazione granata? Il Toro può fare lo sgambetto alla Juve?
«Mi auguro che questo possa accadere. Da un po’ di tempo non vinciamo il derby, l’ultimo 2-1 con i gol di Quagliarella e Darmian con Ventura in panchina: se me lo ricordo bene è perché è un po’ lontano… Me lo auguro però, sarei contento da tifoso e i tifosi del Torino questa soddisfazione se la meritano».

Come vede il Toro quest’anno? Con Juric mi sembra che la musica sia cambiata. Può essere l’anno della rinascita granata?
«Io credo che Juric abbia cambiato la dimensione del Torino, andando a stimolare situazioni differenti che all’inizio hanno faticato un pochino a entrare nella testa, poi con l’aiuto del mercato e con la ritrovata condizione fisica adesso il Toro sta facendo bene. E’ una squadra che corre e pressa per 90 minuti, fa giocare male gli altri e secondo me metterà in difficoltà anche la Juve».

Lei nelle giovanili del Toro ha allenato Lorenzo Lucca, uno dei giovani del momento: che ragazzo era? Ci racconti un po’ di lui. Si aspettava questa sua esplosione?
«E’ un ragazzo che ha vissuto un’esperienza un po’ particolare con noi. Si vedeva che aveva delle potenzialità, oltre al fisico e alla struttura imponente aveva grande abilità tecnica. L’unico problema che ha avuto nel Torino era che lui non voleva stare nel Torino, voleva giocare tra i grandi e con noi è venuto ‘malvolentieri’. E’ stata un’annata nella quale purtroppo, per operazioni mancate tra prima squadra e Primavera, io mi sono trovato a gestire 14 fuori quota, ed è stato difficile. Io in lui credevo molto. Facevo dei discorsi individuali a fine allenamento, io e il mio staff, perché intravedevamo della potenzialità tant’è che a un certo punto, quando lui ha deciso di ‘andar via’, noi eravamo dispiaciuti ma lui voleva giocare con i grandi, tant’è che è andato addirittura in Serie D, al Palermo. Gli dava fastidio questa situazione, aveva comportamenti non giusti, ma si vedevano delle potenzialità indiscusse. Dirti a quell’epoca che sarebbe andato a fare 13 gol in 26 partite in C, poi 5 gol in 5-6 partite in Serie B l’anno dopo, era una cosa un po’ forte da immaginare ma comunque faceva intravedere talento. La testa, in quel periodo lì, non accompagnava il fisico e quando accade non esprimi il tuo pieno potenziale».

Già si parla di Juve, Milan, Inter sulle sue tracce con il c.t. Roberto Mancini che vorrebbe portarlo in Nazionale: è pronto per il grande salto?
«Me lo auguro per lui. Vedere un mio ragazzo che arriva alla Nazionale è una cosa assolutamente positiva. Quando entri in quei meccanismi di mercato, le situazioni diventano tutte veloci e non so se è giusto che siano così veloci. Lui ha tempo, è un 2000, deve fare le esperienze. Ha fatto bene ad andare al Pisa, in B, in una squadra che puntasse su di lui. Deve fare i passi giusti e se son rose fioriranno, ma l’importante è non fare passi avanti per poi tornare indietro».

A noi giornalisti piace fare paragoni. A chi assomiglia di più secondo lei? 
«Quando era al Torino parlavano del primo Luca Toni. Io spero che faccia la stessa carriera, sappiamo poi come è andata a finire, ma come termine di paragone ci può stare».

Rimanendo in tema giovani. In Italia si dice che ci sia la tendenza a preservarli troppo e quindi a non rischiare. Mancini sta facendo l’esatto opposto: c’è il rischio però di bruciare qualcuno e di perderlo per strada o è questa la soluzione giusta per trovare i campioni di oggi e di domani?
«Le scelte di Mancini sono a ragion veduta. Sicuramente li vorrà vedere, vorrà vedere la reazione a livello di personalità che hanno, e se ritiene che questi possano dare il giusto contributo non si fa problemi, com’è giusto che sia, tant’è che Raspadori che ho incontrato tante volte quando ero nel Torino, nel giro di pochi anni ha vinto gli Europei. Ha avuto poco spazio ma era tra i convocati e già quando era con gli Allievi e con la Primavera si vedeva che aveva qualità. Lui l’ha gestito benissimo, è migliorato molto. Ho visto ultimamente la struttura fisica di Raspadori, nelle gambe è quasi raddoppiata rispetto a quando faceva gli allievi. E’ un ragazzo che vive per il calcio e Mancini ha fatto bene. Credo che loro sappiano perfettamente con chi hanno a che fare e come devono fare».