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Talento in abbondanza, ma equilibrio zero: perché il Milan rischia di bruciare Montella

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Nonostante la vittoria di Europa League il Milan continua ad essere alle prese con i soliti enigmi che rischiano di bruciare Montella. Il talento in abbondanza della rosa rischia di mandare in confusione il tecnico

Quando Vincenzo Montella a giugno si è reso conto che il Milan, in sede di mercato, stava facendo sul serio quasi non poteva crederci. Lui, che al primo anno sulla panchina rossonera si è ritrovato a gestire il difficile travaglio del closing della cordata cinese, con Berlusconi e Galliani che lo hanno lasciato a stecchetto di giocatori di qualità. L’ex tecnico della Fiorentina tutto poteva aspettarsi, ma non una campagna acquisti da quasi 250 milioni di euro. Se è vero che a luglio e ad agosto Montella si stropicciava gli occhi per la raffica di “cose formali” del tandem Fassone-Mirabelli, adesso sta capendo che tutto il talento a disposizione rischia di soffocare l’idea di Milan che aveva in testa. E che strada facendo sta modificando a seconda delle situazioni.

Dopo la sosta per le nazionali, per la prima volta, Montella ha avuto la possibilità di lavorare con tutto il gruppo a disposizione. E, per dare continuità al modulo proposto nelle prime uscite stagionali, ha preferito insistere sul 4-3-3 all’Olimpico contro la Lazio. Con risultati fallimentari di squadra e dei singoli, che si sono sciolti di fronte alla prepotenza tecnica di Immobile e compagni. Ma il modulo visto finora è finito subito nel cassetto con l’arrivo delle notti di Europa League: con l‘Austria Vienna Montella si affida ad un 3-5-2 che funziona e che produce risultati immediati, ma contro un avversario francamente poco allenante in vista del campionato. E senza avere alcuna garanzia che lo schema proposto possa funzionare nella stessa maniera in Italia.

I dolori del giovane Montella

Gli equivoci, per un Montella che per la prima volta allena una grande squadra (o presunta tale), sono troppi. La difesa a tre si può considerare l’unico punto fermo, visto che Bonucci, Romagnoli e Musacchio se giocano insieme hanno un buonissimo margine di resa, certamente superiore di quello che avrebbero con la difesa a quattro. E anche sugli esterni non ci sono dubbi: Rodriguez e Conti sono intoccabili perché in grado di offrire qualità e quantità in abbondanza. Per il Milan i problemi arrivano a partire dalla mediana. Bonaventura e Calhanoglu non possono giocare insieme, soprattutto in partite nelle quali conta avere più passo dell’avversario. E Biglia rischia di pestare i piedi a Bonucci in fase di impostazione. Con solo Kessie sicuro del posto da titolare per Montella, ogni settimana, c’è il problema di chi far giocare vicino all’ivoriano, anch’esso tenuto ad essere impeccabile nonostante sia alla seconda stagione di Serie A.

Come dimenticare invece i guai in attacco, con quattro giocatori che con il 3-5-2 si giocano due maglie. Kalinic tende a far reparto da solo, un po’ come il rampante Cutrone, mentre André Silva predilige giocare con due ali a supporto: per tutti e tre sarà complicato trovare un equilibrio tattico efficace. Idem per Suso, la vera spina di Montella. Lo spagnolo è esploso da ala e ora sta per essere ingabbiato come seconda punta, in un modulo che non gli permetterebbe di partire dai lati per accentrarsi. E rinunciare alle caratteristiche più geniali di Suso significa rinunciare a Suso. Questo è proprio il nodo principale del Milan, abbondante di talento ma povero di equilibrio. Fassone e Mirabelli stanno rischiando di bruciare Montella, per la prima volta al timone di una corazzata (o presunta tale) che non sa come far rendere.