2014
Tornado Olanda: fattore Van Gaal
Ha salvato le certezze ed innestato i migliori giovani: Olanda, quanto conta Van Gaal!
OLANDA CILE VAN GAAL BRASILE 2014 – Tre partite, tre vittorie: punteggio pieno e primato del girone B, un gruppo che prevedeva la coesistenza con il mostro sacro Spagna ed il temibilissimo Cile di Sampaoli. Sì, è proprio l’Olanda ad oggi la rivelazione assoluta di questo Mondiale: ora gli ottavi di finale, dove con ogni probabilità troverà una tra Messico e Croazia.
OLTRE IL PREVEDIBILE – Chiariamolo subito, a scanso di equivoci: in pochi avrebbero puntato un euro sull’affermazione di questa Olanda. Non che mancassero elementi per conoscere a fondo una squadra per larghi tratti rinnovata ma era lecito ipotizzare che le nuove leve – i vari Cillessen, Martins Indi, De Vrij, Janmaat e Blind su tutti – tremassero di fronte al grande evento mondiale. Per di più al cospetto di un girone tutt’altro che accomodante. Ma gli Orange non hanno fallito l’approccio ed hanno infilato risultati in sequenza: il clamoroso 5-1 alla Spagna, il faticoso 3-2 all’Australia ed il secco 2-0 al Cile per conquistare il primato del gruppo. Tradotto: gli uomini di Van Gaal le hanno letteralmente suonate ai diretti avversari.
IL FATTORE VAN GAAL – Da dove viene questa Olanda? Dalla finale di quattro anni fa in Sudafrica, direte voi. E’ parziale verità: la nazionale olandese però ad Euro 2012 non è riuscita ad andare oltre il primo turno, segnando con forza il declino di quel ciclo che aveva consentito di giocarsi la Coppa in Sudafrica fino ai tempi supplementari dell’ultima gara. Da qui la decisione di affidarsi allo stregone Van Gaal: che, da furbo volpone, ha tagliato le mele marce e salvato i buoni senza fare di tutta l’erba un fascio. E dunque, sull’asse De Jong-Sneijder-Robben-Van Persie, ha innestato una serie di scommesse mirate che stanno rendendo oltre ogni lecita aspettativa. Martins Indi e De Vrij completano con Vlaar un terzetto difensivo (l’umiltà di ripiegare su un sistema difensivo a tre) che ha fisico, atletismo e qualità nell’impostazione: in mediana le vecchie certezze sono accompagnate dal fosforo che Janmaat e Blind garantiscono alle corsie laterali. Due calciatori che stanno facendo valere l’esperienza accumulata di Feyenoord ed Ajax. Infine la gestione del crac Depay: troppo acerbo per farlo partire dall’inizio, troppo forte per tenerlo a scaldare la panchina. Il compromesso è un equilibrio perfetto: due volte subentrato, due gol ed un assist. Decisivo come pochi. Mostruoso in corso d’opera.
IL FUTURO – Volendo è ancor più difficile lanciarsi ora in pronostici affrettati: il Mondiale è di per sé una competizione troppo complessa e legata all’estro dei fuoriclasse da consentire la stesura di bilanci affrettati. L’Olanda ha dimostrato la sua affidabilità ed è guidata da un allenatore che nella sua carriera ha già vinto tutto affermandosi in tre realtà del tutto differenti – Eredivisie (Ajax), Liga (Barcellona) e Bundesliga (Bayern Monaco) – ma nella griglia di partenza iniziale non può mai rientrare tra le quattro realtà più strutturate. Già una semifinale sarebbe un risultato di fatto clamoroso ma quest’Olanda – l’Olanda di Van Gaal – ora vuole il pieno. Tre finali (Germania ’74 sconfitta dalla Germania, Argentina ’78 sconfitta dall’Argentina e Sudafrica 2010 sconfitta dalla Spagna) e mai una vittoria. E dunque una promessa: la quarta finale mondiale (eventuale) non può essere persa. Quanto conta l’allenatore. Quanto conta Van Gaal.