1954, il Miracolo di Berna - Calcio News 24
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2014

1954, il Miracolo di Berna

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C’eravamo tanto amati – speciale Mondiali: la Coppa del 1954 e la toccante vittoria della Germania Ovest

TITOLI DI TESTA – Essen è una città industriale, così come sono industriali tutte le città della Germania, in particolare quelle della zona della Renania. Essen non ha niente di particolare, se non qualche caratteristica che la rende meritevole di una paginetta su Wikipedia: il nome in tedesco significa cibo; qui è nata la dinastia Krupp; a Essen c’è la statua di Helmut Rahn, attaccante tedesco degli anni Cinquanta che è nato e morto nella città della Ruhr. A molti il nome di Rahn dirà poco o nulla, ma se a un tedesco sulla settantina rammentate quel corpulento attaccante con un chilo di brillantina sui capelli, ecco che gli brilleranno gli occhi. Perché in Germania Helmut Rahn significa solamente una cosa: das Wunder von Bern, il Miracolo di Berna.

SQUADRA D’ORO – E’ il 1954 e si giocano in Svizzera i primi mondiali europei del secondo Dopoguerra. L’eco del Maracanazo ormai è sopito, l’Uruguay campione in carica arriva col Brasile con la nomea di favorito, anche se c’è un’altra squadra che fa paura, forse la migliore mai vista su un rettangolo di gioco: è la famosa Aranycsapat, la Squadra d’Oro, per i comuni mortali si tratta semplicemente dell’Ungheria di Puskas e compagnia cantante. Non è solamente una squadra, è uno spartiacque storico, per due motivi semplici. Il primo è che non perde una partita da quattro anni, dal giugno 1950 al maggio 1954 le ha vinte tutte tranne tre, due pareggi con la Bulgaria e uno con l’Austria. Il secondo riguarda l’Inghilterra, perché un anno prima, esattamente il 25 novembre 1953, l’Aranycsapat ha strapazzato 6-3 a Wembley la nazionale inglese, destituendola dal ruolo di potenza calcistica riconosciuta all’unanimità e iniziando una crisi d’identità che ancora oggi il calcio d’Albione soffre in maniera spaventosa. Tra l’altro gli inglesi ci hanno provato a rifarsi, con una rivincita a Budapest, ma ne hanno presi sette e hanno nascosto ancora la coda tra le gambe.

LA GERMANIA – A quel Mondiale c’è anche l’Italia, che risente molto della strage di Superga avvenuta 5 anni prima ma che ha annientato una generazione di fenomeni. La nazionale è tutta da rifondare e praticamente è la solita di Brasile 1950, quindi non andrà lontano, uscirà dopo un girone dalle decisioni arbitrali e dalle assurde dove la Svizzera si è divertita a vederci uscire infliggendoci un pesante 4-1 in uno spareggio quanto mai bizzarro. Anche l’Austria può incutere timore, ma non è più lo squadrone dei tempi di Hugo Meisl e la guerra – con annessi e connessi, tipo l’Anschluss – nonostante siano passati quasi dieci anni continua a farsi sentire. A proposito di guerra, stavolta è ammessa a partecipare anche la Germania dopo la squalifica del 1950. La Germania vera e propria però non esiste più, adesso ci sono la Germania Est, quella comunista e sotto l’egida dei russi, e la Germania Ovest, la parte più democratica e calcisticamente più florida e infatti è proprio questa compagine che va nella vicina confederazione elvetica a giocarsi la Coppa Rimet. Quella che ha tra le mani Sepp Herberger, selezionatore dei teutonici dal 1936, è una squadra interessante, che gioca col Sistema – Herberger era un grande ammiratore di Pozzo – e ha nei fratelli Walter le armi in più in attacco: Ottmar è un cecchino, Fritz è un attaccante interno che è scampato addirittura ai gulag mentendo sulla propria nazionalità. E poi c’è Morlock, altro giocatore di talento con uno spiccato senso del gol, e infine col numero 12 gioca Rahn, punta esterna del Rot-Weiss Essen nel pieno della sua carriera.

FUTURISMO – L’Ungheria però gioca un calcio che definire calcio è insensato, il loro è una sorta di dispotismo sul campo di gioco, inizia la partita e l’avversario si ritrova già con un handicap di due o tre gol. E’ la riproposizione con più H e Y nei cognomi del Grande Torino, e, come l’Italia si basava sui granata, anche la nazionale magiara ha la sua fucina in una squadra di club, si tratta dell’Honved, squadra di Budapest che ai giorni nostri non lotta più nemmeno per un posto in Europa. Il modulo di gioco di Gusztav Sebes è innovativo, va al di là del Sistema o del WM che dir si voglia, è una sintesi tra i precedenti Wunderteam austriaco e Passovotchka moscovita e un pizzico di calcio totale che gli europei ammireranno solo negli anni ’70. E’ una squadra futurista, ha in Puskas il punto di forza ma annovera anche fenomeni come Kocsis, superbo colpitore di testa, Hidegkuti, centravanti arretrato dalla tecnica e dal senso della posizione dieci anni avanti, Czibor, ala sinistra sopraffina, e altri ancora. E infatti la prima partita con la Corea del Sud è puro autoritarismo calcistico: nove a zero e segna pure Lantos, un difensore centrale. La seconda gara del girone vede di fronte Ungheria e Germania, la grande favorita contro una delle outsider. Se il calcio si dimostra ancora una volta terra dell’inesatto, allora il miracolo dei tedeschi può starci. Invece a Basilea il 20 giugno 1954 il tabellone dice Ungheria 8 Germania 3, con i magiari avanti di cinque reti all’ora di gioco. E’ una prova di forza tremenda, ma entrambe passano il turno.

ELIMINAZIONE DIRETTA – Il cammino poi si fa diverso per entrambe le nazionali. Da una parte l’Ungheria affronta le altre due grandi favorite e le annienta. Prima tocca al Brasile, e al settimo minuto l’Aranycsapat ne ha già messi dentro due; la famosa Battaglia di Berna finirà quattro a due, ma le cifre potrebbero essere ben altre se solo la stanchezza per le partite ravvicinate non si facesse sentire. In semifinale Ungheria – Uruguay, la storia cambierà? La risposta è semplice: no. 4-2 anche alla Celeste, ma qui serve un Kocsis super nei tempi supplementari, gli ungheresi sono privi di Puskas azzoppato e si sente. Dalla parte opposta del tabellone la Germania Ovest spazza via ai quarti la temibile Jugoslavia, tanto bella quanto inefficace, e stavolta Rahn è decisivo perché propizia un autogol e mette al riparo dai guai i tedeschi col 2-0 finale. In semifinale ci si aspetta un derby caldissimo con l’Austria, una partita tiratissima e invece è 6-1, quattro gol sono dei fratelli Walter. L’appuntamento è dunque al Wankdorfstadion di Berna, il 4 luglio 1954. La Germania Ovest, alla prima finale mondiale della sua storia, affronterà una delle squadre più forti da quando esiste il genere umano, la temibile Ungheria che ha recuperato Puskas e ha dei numeri assurdi: a Svizzera ’54 ha messo dentro venticinque gol, non perde da trentatré partite e ha quel Kocsis lì che finora ha marcato undici volte.

4 LUGLIO ’54 – Il 4 luglio il pronostico è tutto per l’Ungheria. La Germania Ovest non sta vivendo un buon momento e dopo gli orrori della guerra sta cercando di tirarsi su almeno in ambito sportivo, per cui il trasporto con cui il pubblico segue la finale nella vicina Svizzera è a dir poco coinvolgente. L’Ungheria è fortissima ma anche molto umile, sa che deve stare attenta perché le ultime gare hanno denotato un calo fisico, per cui servirà chiudere la gara nei primi minuti. Quando l’arbitro inglese Ling fischia l’inizio della sfida, la fisarmonica magiara comincia a suonare: le ali si abbassano, gli attaccanti interni (o mezzali, come si preferisce) avanzano e in otto minuti la squadra d’oro va in gol due volte con il solito sinistro magico di Puskas e con un erroraccio del portiere Turek che porta al raddoppio di Czibor. Sembra tutto finito, ma è proprio quando finisce tutto che arrivano i tedeschi e cambiano le carte in tavola. L’Ungheria ha sopravvalutato lo spirito di rivalsa della Germania Ovest e infatti al 10′ Rahn si invola sulla sinistra, crossa al centro e Lorant tocca male liberando Morlock per l’uno a due. Nemmeno il tempo di respirare che ancora Rahn al 18′ sfrutta un’uscita a vuoto di Grosics per mettere dentro il pareggio. Incredibile, la Germania ha rimontato due gol alla squadra più forte del globo. E adesso la musica è cambiata. La Germania Ovest prende coraggio ma quando attacca l’Ungheria deve coprirsi al massimo e il centrale Liebrich deve fare gli straordinari. La ripresa è a senso unico ma a cinque minuti dalla fine, quando i supplementari stanno prendendo forma, una respinta fa arrivare la palla a Rahn, che finta il tiro di destro e di sinistro infila il 3-2.

EPILOGO – In quel momento lo stadio di Berna e il pubblico accorso in Svizzera sono consapevoli di far parte della storia del calcio. I cinque minuti che seguono segnano la fine del calcio magiaro, beffato anche dall’annullamento di un gol di Puskas per fuorigioco. Ogni secondo che passa è un briciolo di orgoglio restituito alla Germania Ovest e quando Ling fischia la fine i giocatori tedeschi si abbracciano come se avessero vinto la guerra. Anche sugli spalti e in patria il pubblico è commosso, è il primo trofeo mondiale per la Germania e per la seconda edizione di fila la Coppa del Mondo ha riservato una sorpresa incredibile proprio nell’ultima partita del torneo. Quel match segnerà una netta piega degli eventi per il mondo del calcio: da una parte il declino della Aranycsapat, dall’altra la nascita della potenza tedesca. L’inno della Germania ritorna così a essere suonato in Europa dopo nove anni, grazie all’incredibile Miracolo di Berna.