Italia, Allegri: «C'è del buono da cui ripartire» - Calcio News 24
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2014

Italia, Allegri: «C’è del buono da cui ripartire»

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ITALIA ALLEGRI NAZIONALE PRANDELLI – Dopo le dimissioni di Cesare Prandelli, uno dei nomi più caldi per la successione è quello di Massimiliano Allegri, insieme a Roberto Mancini o Luciano Spalletti. Intanto, nel corso della sua rubrica su Vanity Fair spiegando il Mondiale, Allegri ha rilasciato queste dichiarazioni: «Dopo un’uscita al primo turno nel Mondiale, si può star ore a parlare di rimorsi e di morsi, di espulsioni, di convocazioni e presunti errori dei singoli, di gruppo da rifondare. Sarebbero discussioni costruttive, ma che hanno poco valore se non si considera un dato oggettivo. I numeri dicono che il calcio italiano fatica a creare talenti, o se preferiamo, a valorizzarli e lanciarli sui grandi palcoscenici. Dell’Italia campione del mondo 2006, era impressionante il numero di talenti precoci, ragazzi che ben prima dei 20 anni erano non solo titolari ma addirittura leader nelle rispettive squadre: Buffon al Parma, Cannavaro al Napoli, Nesta alla Lazio, De Rossi e Totti alla Roma, Pirlo al Brescia, Gattuso in Scozia, Del Piero alla Juve, lo stesso Gilardino al Piacenza, solo per dirne alcuni. Tutti avevano accumulato esperienza nell’Under21 e esordito precocemente in Nazionale, nonostante la concorrenza tremenda che c’era all’epoca in ogni ruolo. 

ANALISI – Prosegue: «Di quella uscita a Natal, tolti i senatori, solo Balotelli, De Sciglio e Verratti erano protagonisti da teenager o poco più, senza aver però l’occasione di essere leader tecnici o carismatici delle proprie squadre. Il sistema calcio italiano non ha mai stravisto per i propri giovani, è vero. Ma l’unica soluzione per risalire la china per tornare protagonisti è responsabilizzarli prima possibile, non solo quando si è obbligati pretendendo da loro il tutto e subito, come capitato ieri a Immobile e Darmian tanto per dirne due. Le società, e più in genere le aspettative che si creano attorno alle squadre, sono colpevoli esattamente come lo siamo noi tecnici. Quante volte quando ci si infortuna un giocatore a mercato aperto chiediamo un «tappabuchi» invece di rischiare un ragazzo della Primavera, magari inesperto ma dalla sicura voglia di emergere? Detto questo, come ogni tifoso sono deluso e sorpreso da questa eliminazione, ma come uomo di calcio so che dalle grandi sconfitte c’è sempre qualcosa di buono da cui ripartire».