Italia, Prandelli: «Voglio la finale. Convocati e codice etico? Vi spiego tutto» - Calcio News 24
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2014

Italia, Prandelli: «Voglio la finale. Convocati e codice etico? Vi spiego tutto»

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Il ct azzurro vuota il sacco e parla dei Mondiali, partendo dalle scelte e finendo sul suo futuro.

MONDIALI ITALIA PRANDELLI – Sta per scattare il countdown per i Mondiali, ma l’attesa sta già crescendo e allora Cesare Prandelli, intervenuto in un forum nella redazione de “La Gazzetta dello Sport”, ha deciso di uscire allo scoperto e di commentare le sue scelte in merito alla lista dei pre-convocati, partendo però dagli esclusi: «Tutte le scelte sono criticabili: noi abbiamo convocato questi trenta dopo aver analizzato la stagione e letto i risultati dei test fisici. Ci sono stati giovani che si sono messi in mostra, la maggior parte dei c.t. va in questa direzione e sarebbe stato sbagliato pensare di ringiovanire dopo il Mondiale: 40 giorni molto impegnativi, delicati a livello di recupero e prevenzione, in cui sarà necessario spendere delle energie. Non ho avvertito gli esclusi? Non ho voluto farlo. L’ultima volta a Coverciano per i test li avevo davanti tutti e 41 e gliel’ho detto: “Non chiamerò gli esclusi per avvertirli”. E mi pareva giusto farlo nello spogliatoio perché dire a un giocatore “non vieni al Mondiale” non è solo imbarazzante: di più. Ci tengo a dire che mi dispiace molto anche per Diamanti e Giaccherini: so che vivono una delusione, li voglio ringraziare. E a questi due aggiungo Zaza, che deve soltanto credere di più in se stesso», ha dichiarato il commissario tecnico della Nazionale.

LE (POSSIBILI) SCELTE – A proposito di eslcusi e convocati, Prandelli è entrato nello specifico, provando a spiegare le sue scelte e quelle che dovrà prendere per arrivare ai 23 che parteciperanno al Mondiale: «Rossi? La sua chiamata è un messaggio per tutti: se uno vuole una cosa e lotta e fa fatica per quella cosa, merita una chance. Un po’ quello che fece Lippi con Totti nel 2006. Rossi è un campione anche di comportamento, il che non significa che sarà di sicuro fra i 23. Criscito? Questa è stata una scelta tecnica e con tutto il rispetto, non ho lasciato a casa Cabrini o Paolo Maldini. Non mi sembra che lo Zenit in Europa abbia fatto chissà che cosa. Quelli del Psg ci sono… Premesso ciò, a sinistra abbiamo anche altre idee. Cassano? Quando un giocatore riesce a riproporsi in modo positivo e a rimettersi in gioco è come se cancellasse tutte le negatività. I numeri sono numeri: al di là del suo orgoglio e delle sue motivazioni, in fase realizzativa e a livello di ultimo passaggio Cassano è stato qualche metro più avanti rispetto agli altri. Cassano o Rossi? Potrebbero venire anche tutti e due: non escludo nulla. Quale «grande vecchio» avrei convocato come jolly? Facile: Totti. Ci ho pensato, prima dell’infortunio aveva dati straordinari. Poi sono esplosi i più giovani e il futuro è loro. Balotelli? Con la palla a noi deve stare là, in area, non deve venire incontro, e in questo ha ragione Berlusconi. Se a star là per 10 minuti si annoia, pazienza: deve restare concentrato sui movimenti giusti. A me non frega nulla che la punta venga fino a metà campo, e i miei centrocampisti non devono assecondare questo movimento, a costo di non dargli la palla. Verratti? Siamo stati i primi a credere in lui e ora ha fatto due anni di esperienza in Champions League. Gli ho sempre chiesto di non fossilizzarsi in un ruolo, perché in quello suo al Psg ci sono altri giocatori e ne ha altri davanti. E nel rombo non può fare l’interno. Paletta? Lui aveva la forte volontà di giocare con l’Italia e guardando il rendimento, ci siamo resi conto che nel suo ruolo tra lui e i nostri giovani non c’è partita. Sì, ha avuto un calo per un’influenza virale, ma ora sta recuperando. Candreva non va inteso fra gli attaccanti. Insigne lo è, fino a un anno fa tutti pensavano che fosse una seconda punta da 10-12 gol. Però quest’anno si è adattato a fare anche il centrocampista e di fatto è diventato un’alternativa a Candreva. Può darsi che scelga fra lui e Candreva. Immobile? Fino a dieci mesi fa nessuno lo considerava, lui con caparbietà è diventato protagonista. Suo futuro? Andare in una squadra che gioca per la Champions (riferimento al Borussia Dortmund ndr) e per il titolo non è un limite, anzi. Altrimenti è meglio restare in Italia. No, l’incertezza sul futuro non condiziona: se risolvi tutto prima del Mondiale o.k., altrimenti quando sei al Mondiale pensi soltanto al Mondiale. Ballottaggio con Destro? Potrebbero andare tutti e due. Nessun attaccante centrale? Fa parte del cambiamento del calcio, è un principio di cui sono convinto. Non vogliamo dare riferimenti, vogliamo sviare, altrimenti avrei chiamato Gilardino e Toni».

MODULI E OBIETTIVI – L’allenatore azzurro ha poi parlato di schemi, rivelando quelli tra cui intende scegliere, e degli obiettivi della Nazionale: «Poter cambiare diventa una risorsa, per questo lavoreremo su due-tre moduli: il 4-3-1-2, il 4-5-1 e il 3-5-2. Più difficile pensare al 4-3-3. Giocare a tre non è una scelta retrograda, diventa troppo rinunciataria se la fai con tre centrali puri e terzini difensivi più che esterni. Ma se gli esterni di centrocampo sono offensivi e uno dei centrali è un difensore particolare perché sa giocare la palla, come faceva Scala al Parma, perché no? Poi se giochi contro una punta sola, la difesa a tre diventa per forza a quattro. Il tabellone non l’ho guardato: so che dobbiamo passare il primo turno e che ci dobbiamo organizzare per arrivare in finale. Io voglio arrivare in finale, poi vedremo cosa succederà».

IL CODICE ETICO – Inevitabile l’approfondimento del tema relativo al codice etico, che ha scatenato non poche polemiche da quando è stato introdotto: «Il codice etico nacque quattro anni fa e quando Balotelli, che allora era al Manchester, venne espulso, io decisi di convocarlo senza aspettare il giudice sportivo inglese, perché per me Mario non aveva commesso alcun tipo di violenza. Nessuno disse nulla o creò problemi, forse perché il giudice era inglese. In Italia c’è troppa faziosità, questa è l’Italia. Ho grande rispetto per la giustizia sportiva, ma con il nostro codice non c’entra nulla e credo che il codice abbia portato dei miglioramenti. Chiellini era in barriera, voleva fare un blocco e non dare una gomitata. Non mi sento schiavo del codice etico, non sono schiavo di nessuno: ho sempre deciso io, in base a quello che vedevo e sentivo. E lo farò ancora, l’ho detto ai giocatori anche l’ultima volta: lo farò tutte le volte che vedrò un giocatore andare al di fuori del comportamento sportivo. Io sono per un calcio duro, ma leale. Il gioco scorretto, antisportivo, c’è solo in Italia: pensateci, non c’è più da nessuna parte. Se un mio giocatore ha la freddezza di fare uno “scavino” ai rigori dopo 120 minuti, nei 90 deve avere la freddezza di non dare un cazzotto o di non fingere di riceverlo. Al nostro calcio mancano i dirigenti. Non esiste che un dirigente abbracci un giocatore espulso. Servono dirigenti che sappiano dire: “No, hai sbagliato”. E invece gli allenatori a volte devono fare i dirigenti, come se non fosse già abbastanza un peso fare il tecnico. Una volta ne parlavo con Guardiola e lui mi diceva la stessa cosa: “Io devo fare l’allenatore e se un mio giocatore non si presenta, che so, all’esame delle urine, la società deve intervenire e multarlo di 50 mila euro”. Così se parcheggia l’auto fuori dal suo posto. Non che tutti si mettono a ridere e dicono: “Che simpatico, guarda come ha parcheggiato”».

FUTURO E PRONOSTICI – Ma Prandelli ha parlato anche del suo futuro, e quindi del suo rinnovo, oltre che delle partecipanti al Mondiale e della scelta del ritiro in una località isolata: «Non c’è nessun problema: manca soltanto la firma e se quattro anni fa firmai in un secondo, stavolta ci metteremo un nanosecondo. Telefonate da qualcuno? In qualità di dirigente no… Favorite per il Mondiale? Il Brasile su tutti, Spagna compresa, e non soltanto per un fatto ambientale: ha attaccanti forti che non cadranno mai in 15 fuorigioco di rientro e una difesa all’altezza. Possibili sorprese? Belgio, Colombia e Francia, anche se della Francia non parla nessuno. Il giocatore sorpresa? Pogba può confermare al Mondiale di essere il campione che si è visto in campionato. A che punto è la proposta time out? La Fifa lo ha stabilito per due nostre partite considerate a rischio (contro Costa Rica e Uruguay, gare che si giocano alle 13 locali, ma non contro l’Inghilterra a Manaus, ndr). Le pause si potranno concordare prima della partita tra i due allenatori: hanno lasciato al nostro buon senso la gestione della cosa. Ritiro a Mangaratiba? Il posto era stato opzionato anche dalla Germania e alla fine l’abbiamo preso noi. E’ stato scelto per ottimizzare il lavoro giornaliero, per non disperdere tempo ed energie. Ho cercato di trovare un posto con il campo dentro il ritiro, e poi abbiamo lavorato per avere l’utilizzo dell’aeroporto militare a 40 chilometri di distanza. Tengo a precisare che non si tratta di un resort di lusso».

RITIRO IN FAMIGLIA – Infine, Prandelli ha spiegato la scelta di permettere alle famiglie dei giocatori di andare in ritiro e delle possibili decisioni sull’utilizzo dei social network durante i Mondiali: «Chiariamo subito: chi porta la famiglia paga. Avere i familiari con sé può essere un’opportunità per stemperare le tensioni. Ho pensato anche alla Confederations dell’anno scorso. Pensate che cosa sarebbe successo se fosse capitato a noi quello che è successo ad altri, come la Spagna (riferimento allo scandalo prostitute che ha visto coinvolta la nazionale di Del Bosque, ndr). Se uno in ritiro può colmare i tempi morti con una persona cara, con la moglie o i figli, è molto meglio della playstation. Social network? Sarà il primo argomento all’ordine del giorno in ritiro, anche perché possono diventare un problema pure i tweet dei familiari. I giocatori avranno 2-3 giorni per presentarmi le loro idee. Io non vorrei vietare niente a nessuno, confido molto nel senso di responsabilità: poi è chiaro che deciderò io se accettare o no la soluzione proposta. Se uno ha qualcosa di importante da dire, abbia il coraggio di andare a dirlo in conferenza stampa».