Albania, De Biasi: «Con la Danimarca la partita della svolta, andremo in Francia con la consapevolezza dei nostri mezzi» - Calcio News 24
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2015

Albania, De Biasi: «Con la Danimarca la partita della svolta, andremo in Francia con la consapevolezza dei nostri mezzi»

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Prosegue il c.t in esclusiva per Calcionews24.com: «Quanti messaggi: da Gattuso a Lippi, passando per Donadoni»

Il calcio riesce a offrire ancora storie da raccontare come quella dell’Albania di De Biasi. Un grande gruppo, non la squadra più forte dal punto di vista tecnico, capace di regalare uan gioia incredibile al popolo albanese. Dopo anni di tentativi è arrivata la prima, storica, qualificazione agli Europei che si disputeranno in Francia nel prossimo giugno. Un successo ottenuto grazie a uno staff di primo livello che comprende anche Paolo Tramezzani, la cittadinanza albanese ricevuta e la sensazione che il meglio deve ancora venire. De Biasi si racconta in esclusiva su Calcionews24.com:

Sono passati alcuni giorni dal traguardo storico raggiunto con la Nazionale Albanese: a mente fredda quali sono le sensazioni per quanto fatto?
«La sensazione è più o meno la stessa di quella che abbiamo vissuto a fine partita. Abbiamo raggiunto qualcosa di impensabile alla vigilia. Una gioia incommensurabile, nessuno poteva immaginarsi minimamente che l’Albania potesse arrivare in Francia senza nemmeno passare dai play-off. Una cosa davvero impressionante, credo».

Al momento del suo arrivo cosa le aveva chiesto la Federazione?
«Assolutamente nulla, l’importante era cercare di migliorare il movimento calcio in Albania».

Quando ha capito di aver fatto breccia nello spogliatoio? C’è stato un episodio o una partita in particolare?
«Credo che la cosa più importante l’avessimo fatta nella passata qualificazione quando andammo a vincere a Oslo contro la Norvegia che era al 29 posto del ranking mentre noi viaggiavamo intorno al 78. Siamo riusciti a vincere lì uno a zero. Li abbiamo preso consapevolezza dei nostri mezzi perchè non era mai capitato che l’Albania riuscisse a vincere contro formazioni con una migliore classifica, in trasferta specialmente».

Il vostro era un girone molto duro e vi siete messi alle spalle avversarie che forse avevano qualcosa in più dal punto di vista tecnico come Serbia, Danimarca e l’Armenia stessa. Qual è stata la partita della svolta?
«Il pareggio in Danimarca è stato quello più importante. Il competitor più importante era proprio la Danimarca. Siamo riusciti a uscire indenni con uno zero a zero importante. Altro fattore importante è stato il carattere mostrato alla fine. Non ci siamo abbattuti nonostante due sconfitte subite proprio negli ultimi minuti contro Portogallo e Serbia. Due partite pazzesche che potevano tramortire un cavallo e invece abbiamo avuto la forza di ricaricare le batterie per andare a vincere, quattro giorni dopo, in Albania».

Quanto è stato difficile il periodo intercorso dopo la sconfitta contro la Serbia? Conosciamo l’orgoglio che contraddistingue il popolo albanese…
«Si ma le botte nei maroni fanno male a tutti. Abbiamo fatto appello alle certezze che ci eravamo costruiti, con tutto il mio staff e i ragazzi siamo riusciti a dare il massimo nonostante non fosse cosi facile».

Basha e Memushaj sono stati importanti a centrocampo ma chi vorrebbe consigliare ai club italiani dei suoi atleti?
«Non solo loro, c’è anche Hisaj che sta facendo grandi cose con il Napoli. C’è anche Berisha della Lazio e sta giocando in Europa League. Queste esperienze credo siano molto formative per loro. Ci sono tanti giocatori interessanti che giocano in Svizzera, in Turchia, in Germania e perfino in Azerbaijan. E’ stato complicato e difficile farli giocare tutti insieme e ragionare da squadra».

Un merito che le va riconosciuto è proprio questo vero e proprio scouting fatto in giro per il mondo…
«Giocoforza siamo stati costretti a guardare diversi campionati. Questo perchè, al momento del nostro arrivo, abbiamo trovato una Nazionale datata dal punto di vista anagrafico. C’era bisogno di ricambi generazionali, andare a cercare di prospetti interessanti. Nel primo biennio siamo partiti bene, è andato tutto liscio fino a metà del girone dove eravamo secondi. Poi abbiamo trovato più difficoltà ed è servito per valutare alcuni aspetti caratteriali e tattici dei ragazzi. Poi abbiamo apportato alcuni accorgimenti, abbiamo cambiato modulo di gioco e alcuni giocatori. Credo che abbiamo dato alla Nazionale una dimensione interessante».

Il prossimo Europeo è ancora lontano: le esordienti Albania e Islanda potranno recitare il ruolo delle sorprese?
«Guardi noi, come ha giustamente detto lei, siamo capitati in uno dei gironi più difficili. Portogallo, Serbia e Danimarca sono tre compagini di assoluto livello. Noi siamo riusciti a qualificarci come secondi, senza dover passare dai play-off. Credo che andremo in Francia senza il peso di grandi responsabilità ma con la consapevolezza che nulla è scontato. Dobbiamo continuare a lavorare e sperare che in questi otto mesi che ci separano da giugno ci siano pochi infortuni e tanti giocatori miei che giochino con continuità nei club».

C’è stato un momento che l’ha emozionata dal punto di vista umano, magari un riscontro su quanto di grande avete fatto?
«Ho avuto tanti riscontri sia dal punto dai vista dei politici che dal calcio. Mi sono arrivati messaggi molto carini da Marcello Lippi, Roberto Donadoni e Gattuso che mi hanno inorgoglito molto. Forse il commento più bello è arrivato dal primo ministro albanese che mi ha veramente gratificato».

Dopo aver regalato una gioia immensa ad un popolo che ne aveva anche forse bisogno, scriverà un’altra favola anche in Italia negli anni a venire?
«Una l’ho scritta con il Modena. Quel gruppo noi la chiamavamo la Longobarda e siamo passati dalla Lega Pro alla serie A, salvandoci. Quella credo sia stata una storia che rimarrà indelebile. Anche con il Torino abbiamo scritto una bella favola, riportando i granata in A al primo colpo dopo il fallimento. Sono state emozioni che mi sono rimaste dentro al cuore cosi come ai tifosi».