Alibi legittimi di un'Atalanta penalizzata tatticamente e mentalmente (errori a parte)
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Alibi legittimi di un’Atalanta penalizzata tatticamente e mentalmente (errori a parte)

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Contro il Sassuolo l’Atalanta è stata vittima di una direzione di gara non all’altezza, indipendentemente dalle sue potenzialità

Nella maggior parte dei casi gli alibi servono per coprire grandi mancanze, ma ciò non è il caso dell’Atalanta. Quanto ha inciso l’espulsione di Maehle e l’atteggiamento assai discutibile di Marcenaro? I nerazzurri sono completamente esenti da colpe o si poteva fare di più?

Partiamo in primis dalla formazione iniziale con la finalità di passare un primo tempo più coperto per poi nella ripresa ritornare al 3-4-3 aumentando qualità e occasioni: una strategia legittima, nonostante la costruzione non fosse delle migliori proponendo Hojlund a fare reparto da solo (oltre che Lookman proposto a sinistra e non a destra).

Poi il rosso che fa saltare tutte le carte in tavola, incidendo fortemente: 10 contro 11 si fa su per sempre fatica e la direzione di gara poco equilibrata non ha permesso alla Dea di affidarsi ad altri piani.

E la squadra? Essa ha la colpa sotto il profilo dell’atteggiamento, facendosi prendere troppo dal nervosismo (legittimo, ma che ha contraddistinto la caduta libera dell’anno scorso), portando il morale sotto i tacchi invece che scaturire una consapevolezza dei propri mezzi al di là dei torti arbitrali: la squadra avrebbe almeno trovato il pareggio se fosse stata più lucida mentalmente.

Presunzione? Non per una squadra che, al di là di ciò che poteva fare, è stata fortemente penalizzata da una direzione gara non all’altezza.