2013
Atsushi Yanagisawa, la star giapponese
Atsushi Yanagisawa. Un nome che sa di meteora. Se lo ricordano bene i tifosi di Sampdoria e Messina, che qualche anno fa hanno potuto ammirare le gesta di questo (presunto) attaccante giapponese. Arrivato in Italia dopo stagioni strabilianti in Oriente, Yanagi, questo il suo soprannome, resta uno dei giocatori peggiori visti nel nostro campionato.
Atsushi nasce a Kosugi, nel lontano 1977. Inizia piccolissimo a giocare a calcio ma forse le sue aspirazioni sono altre. Intanto con la squadra del liceo fa subito parlare di sé attirando l’attenzione di molte società nipponiche. Arrivano prima i Kashima Antlers, uno dei club più famosi da quelle parti. Yanagisawa accetta e inizia a vivere il calcio in maniera diversa. Non ci sono più gli impegni del liceo, lì si fa sul serio. A diciannove anni brucia le tappe, così la squadra allenata dal brasiliano Cerezo lo butta subito nella mischia.
Yanagi risponde presente e convince tutti. Il ragazzo ha le qualità giuste per sfondare, Zico, ex Kashima, lo promuove sul campo come un giovane dalle grandissime prospettive. Da rookie, Yanagisawa, realizza cinque reti in otto presenze. Non male per un debuttante. Negli anni successivi migliora di stagione in stagione. In bacheca mette quattro titoli nazionali, vince tre volte la Supercoppa del Giappone e conquista due Coppe dell’Imperatore. Ma non basta ad Atsushi, nel 1998 viene eletto “Giocatore dell’anno” grazie alle venticinque reti segnate nella J-League. Anche la nazionale gli apre le porte, debutta contro l’Australia ma non stacca il pass per Francia ’98. Dopo l’exploit dei primi anni, Yanagisawa arretra il suo raggio d’azione. Gioca da trequartista, ala, attaccante esterno. Insomma un jolly. È l’idolo dei tifosi giapponesi e in tanti spingono per una sua avventura in Europa. Il vecchio continente non tradisce le attese del popolo orientale, il talentuoso Yanagi nel 2003 arriva in Italia. Una notizia sconvolgente, un po’ per tutti, tifosi e addetti ai lavori. A prenderlo la Sampdoria allenata da Novellino, prestito con diritto di riscatto al di sotto del milione di euro.
Un affare, così sembra. I malpensanti parlano esclusivamente di un acquisto mirato alla ricerca di nuovi sponsor in Oriente. E si sa, a pensar male non si fa peccato ma spesso s’indovina. Atsushi, infatti, si rivela un bidone clamoroso. Solo qualche scampolo di partita nelle prime giornate, poi sparisce dal campo. Tanta tribuna e soprattutto nessuna rete. I doriani, ovviamente, decidono di non riscattarlo a fine anno. Di lui con la maglia blucerchiata resta solo il simpatico coro della sud a Marassi, “Aua aua Yanagisawa” intonato sulle note di “Video Killed the Radio Star”, storica canzone dei Buggles.
Intanto il ritorno in Giappone viene rimandato, il Messina sorprende tutti prendendolo nuovamente in prestito dai Kashima Antlers e subito si accende la sfida con l’altro giapponese dello Stretto, Nakamura. I risultati sono impietosi, simili all’esperienza genoana. Da attaccante, la porta non la vede mai. Qualche presenza in più non basta a compensare l’inutilità del suo acquisto. Se il Messina quell’anno arriva settimo non lo deve certo a lui.
Nel gennaio 2005 viene rispedito al mittente e tanti saluti all’Italia. Il ritorno in patria è scoppiettante, tripletta all’esordio. Poi infortuni e nuovamente tribuna. Lascia il Kashima per trasferirsi nei Kyoto Sanga. Due anni lì prima del passaggio al Vegalta Sendai, sua attuale squadra. Nel 2011, grazie a Youtube, torna alla ribalta grazie ad un clamoroso gol sbagliato a porta vuota. In fondo da lui non potevamo aspettarci una rete.