Augustine Simo, fantasia inespressa - Calcio News 24
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2009

Augustine Simo, fantasia inespressa

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Augustine Simo nasce a Bangangtè (Camerun) il 18 settembre del 1978.

Inizia, come tanti ragazzi del suo Paese, a giocare per strada. Tuttavia, si scopre presto centrocampista polivalente dall’innata fisicità , cosicchè ha gioco facile ad entrare nel giro delle rappresentative giovanili del Camerun. Il giovane Simo brucia le tappe, e nel 1995 è già  capitano dei Leoni Indomabili al mondiale Under 20 in Qatar.

Le buone prestazioni con la maglia della nazionale attirano le attenzioni degli osservatoti del Torino che nel 1996 lo portano in Italia, a campionato in corso, per 300 mila dollari, nella speranza di smussarne i difetti per farne un calciatore completo. L’accordo con il camerunense è di quattro anni, a 200 milioni a stagione; niente male per un ragazzino di appena 17 anni.

Prima di arrivare in Italia, Simo, nonostante la sua giovane età , riesce ad entrare nel gruppo dei 22 convocati del c.t. Nyongha per la Coppa d’Africa del 1996, dove risulta essere uno dei prospetti più interessanti del torneo, finendo così sui taccuini degli osservatori di mezza Europa e gratificando la lungimiranza del Torino, che si era mosso in anticipo su tutti.

Presto, oltre alle qualità  fisiche, emergono anche doti tecniche di buon livello, un ottimo dribbling ed una buona visione di gioco; caratteristiche che gli consentono di giostrare anche da play basso davanti alla difesa, organizzando la manovra alla Albertini.

Non è però al metronomo milanista che Simo dice di ispirarsi, piuttosto il modello che rincorre è l’inarrivabile Roberto Baggio, con il quale condivide solo la saltuaria posizione di trequartista, visto che tra le altre cose non è un gran realizzatore, preferendo, a suo dire, il passaggio smarcante per i compagni alla gioia del gol personale.

Ovviamente, come tanti giovani calciatori, tende ad innamorarsi troppo della palla, isolandosi quindi dal gioco, come se i compagni non fossero in campo, e non riesce più ad essere efficace come potrebbe. Si tratta di un peccato veniale dovuto soprattutto alla sua inesperienza.

Particolarmente legato al numero 10, che per antonomasia appartiene ai giocatori di maggior classe e fantasia, al Toro deve ripiegare sul più anonimo 29, visto e considerato che ha appena 18 anni e che, dettaglio non di poco conto, il 10 è già  sulle spalle del grande Abedì Pelè. A dire il vero la storia del suo numero ha risvolti davvero curiosi. Il magazziniere, infatti, durante la preparazione della maglia per il suo esordio, si vide costretto a porre rimedio ad una clamorosa svista “correggendo” alla buona e meglio il numero 25 che riportava il suo nome, nell’originario 29 che gli era stato assegnato.

L’avventura in granata, iniziata in un Napoli-Torino 1-0, dura lo spazio di una fallimentare stagione chiusa con sole 6 presenze e nessun gol, con tanto di retrocessione in serie B, la terza del club piemontese.

Quelli del Toro devono purtroppo arrendersi all’evidenza dei fatti: in Italia non basta essere un buon prospetto; per poter avere un futuro, bisogna tradurre sul campo le doti tecniche che Simo ha dimostrato di possedere sì, ma ancora a livello embrionale.

Il giovane centrocampista resta a suo modo nella storia del calcio italiano, visto e considerato che è stato il primo calciatore camerunense a giocare in serie A.

Dopo il flop a Torino, dove, soprattutto agli occhi della tifoseria, era diventato il capro espiatorio della pessima gestione tecnica del duo Gianmarco Calleri”?Giorgio Vitali, culminata, in un tourbillon di giocatori, con la retrocessione, si trasferisce in prestito al Lugano prima, e poi in Francia al Saint-à?tienne. Con “i verdi” disputa il campionato cadetto, ma nonostante questo riesce lo stesso a prendere parte alla deludente Coppa d’Africa del 1998 in Burkina Faso.

Sempre nello stesso anno, Simo trova spazio anche nelle convocazioni del nuovo Commissario Tecnico del Camerun Claude Le Roy, per il Mondiale di France ’98. Segno evidente di assoluta stima nelle sue qualità  da parte dell’esperto allenatore francese.

Il centrocampista ritrova così in nazionale l’amico Wome, e anche tanti futuri campioni come Samuel Eto’o e Salomon Olembè, guidati dalla immarcescibile “vecchia guardia”: Lauren, M’Boma e addirittura Francois Omam-Biyik, eroe di Italia ’90.

Nelle intenzioni di Mister Le Roy, Simo doveva rappresentare il “cervello” della squadra, considerato che non si poteva contare del regista del Lens neo campione di Francia Marc-Vivien Foe, k.o. per un infortunio.

L’idea era quella di schierarlo, come durante le qualificazioni, alle spalle del trio d’attacco, in maniera tale da ispirare la manovra offensiva degli avanti del Camerun. Purtroppo però Simo fallisce la partita d’esordio contro l’Austria, dando ragione a chi sosteneva che l’ex granata non sembrava affatto avere la caratura necessaria per un palcoscenico così importante.

Sostituito al 68′, nelle restanti due partite non mette più piede in campo, nemmeno quando i Leoni Indomabili giocano (perdendo 3-0) con l’Italia, contro la quale il centrocampista camerunense avrebbe voluto certamente esserci, non fosse altro che per spirito di rivalsa.

Dalla stagione seguente Simo ritorna a giocare in Svizzera, praticamente la sua seconda casa, dove il livello tecnico decisamente più basso e i ritmi non certo elevati gli permettono di mettere in mostra quelle doti tecniche nelle quali ha creduto il Torino ma anche la Federazione del Camerun, ma che non sono bastate per farlo restare in Italia, nè per fargli guadagnare più spazio nella sua nazionale.

Antonio Vespasiano