Brasile 2014, dove il calcio vale più della vita - Calcio News 24
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Brasile 2014, dove il calcio vale più della vita

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Siamo nella patria del pallone, del carnevale e della solarità: ma il Brasile ha anche un’altra faccia

MONDIALI 2014 L’ALTRA FACCIA DEL BRASILE – Una volta ho sognato di essere disteso al sole su una spiaggia lunghissima, doveva essere quella di Copacabana. A due passi da me c’erano bambini sorridenti che rincorrevano un pallone e i volti in festa della gente del luogo rendevano il tutto molto carnevalesco: ora sono sicurissimo, ero in Brasile. Poi mi sono svegliato, ho rivisto quegli stessi posti affiancati da scenari soppressi dai luoghi comuni che tutti conosciamo. E’ il 2014, proprio in Brasile c’è il Mondiale, ma non è il folklore sudamericano o il gioco del futebol ad aver attirato la mia attenzione: c’è un’altra faccia che per molto tempo è stata tenuta nascosta ed ora vuol mostrarsi al mondo intero.

LE DIFFERENZE SOCIALI – Quando da un lato della strada trovi parcheggiato un elicottero privato e di fronte ad esso vedi decine di bambini che darebbero di tutto per un pezzo di pane, capisci che forse in un Paese come questo il calcio non è l’unica cosa che conta. Il Brasile, infatti, è tra le Nazioni che godono di maggiori squilibri sociali interni che inevitabilmente fanno riflettere sulle ultime manovre politiche. Ci si aspettava una popolazione in festa per l’importante manifestazione internazionale, fino ad ora abbiamo assistito alla massa in protesta che vuole, giustamente, far valere i propri diritti. Ma si sa, l’importante è ben figurare agli occhi della FIFA.

SPRECHI ENORMI – E il bello è che la disponibilità economica per risanare in parte la situazione del Paese pareva esserci, o almeno così dicono. Stando alle ultime indiscrezioni, infatti, sono serviti circa 14 miliardi di dollari per la ristrutturazione degli stadi e l’organizzazione dell’evento, cifra da capogiro se si pensa alle condizioni in cui versa metà della popolazione brasiliana. E questo fa riflettere, e fa riflettere soprattutto il fatto che una parte di questi soldi, ad esempio, è stata poi investita per la costruzione di uno stadio come quello di Manaus che dopo la Coppa del Mondo con ogni probabilità sarà utilizzato come carcere. Sanità, istruzione e servizi pubblici messe in secondo piano rispetto ad un pallone: il senso delle proteste non è mai stato più chiaro di così.

IL CALCIO PIU’ DELLA VITA – Quanto detto fino ad ora non dovrebbe sorprendere visti gli episodi che hanno rubato la scena durante l’attesa di Brasile 2014. Questo Mondiale, infatti, ci ha insegnato a dare anche un prezzo alla vita che può valere pochi dollari l’ora, e non è neanche sicuro che a fine giornata ritorni a casa sano e salvo per dar da mangiare alla tua famiglia. Bisognava fare presto, la FIFA spingeva per i lavori non ultimati e nel frattempo si è perso il conto degli operai morti nei cantieri durante la ristrutturazione degli stadi. Ma il fischio d’inizio c’è stato, i tifosi sono accorsi numerosi e per le strade i protestanti stanno lasciando via libera ai caroselli. Tutto è bene ciò che finisce bene: in fondo, nel 2014, il calcio vale più della vita.