Esclusiva, parla uno dei primi poliziotti a soccorrere De Santis: «Lo volevano morto» - Calcio News 24
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2014

Esclusiva, parla uno dei primi poliziotti a soccorrere De Santis: «Lo volevano morto»

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Lo chiameremo Davide: «Non fosse stato per noi, Gastone sarebbe stato ammazzato dai tifosi azzurri»

ESCLUSIVA – Mancano poche ore all’inizio della finale di Coppa Italia tra Fiorentina e Napoli di sabato scorso, quando a Tor di Quinto succede l’imponderabile: un gruppetto di sparuti tifosi romanisti, tra cui Daniele De Santis, detto Gastone, noto ultrà giallorosso, viene a contatto con alcuni tifosi azzurri dalle parti del locale “Ciak”, a pochi passi dallo stadio Olimpico. Tra le due tifoserie non corre buon sangue da anni a questa parte ed in poco tempo dalle parole si passa ai fatti: un ordinario sabato di violenza è servito.

LO CHIAMEREMO DAVIDE – Da quelle parti è di passaggio una delle tante camionette della polizia di ronda intorno allo stadio: tra di loro anche Davide (lo chiameremo così), un poliziotto campano da anni a servizio del reparto Celere, uno dei tanti componenti delle forze dell’ordine sottopagato 7 euro per ogni ora di straordinario accumulata. Arriva la comunicazione radio: «Sparatoria a Tor di Quinto». Qualcuno dei suoi colleghi chiede: «Hanno sparato i napoletani?», poi tanta confusione: di ordinario questa volta non c’è proprio niente.

LA PAURA FA NOVANTA – Impossibile non provare un minimo di paura in quei momenti, ma Davide a certe cose ha fatto ormai il callo in anni ed anni di servizio: «Quando c’hanno chiamato, siamo subito corsi – racconta – . Arrivati sul posto abbiamo visto un corpo a terra, quello di Ciro Esposito, il tifoso sparato all’addome, più in là un altro corpo a terra, quello di Daniele De Santis: quando mi ci sono parato di fronte ho subito notato che aveva la testa coperta di sangue ed una gamba completamente girata in maniera innaturale (più tardi si scoprirà che a De Santis quella gamba gliel’avevano rotta, ndr.

LA DINAMICA – Insomma, quel che subito si capisce è che due gruppi di tifosi sono venuti a contatto. Qualcuno da parte romanista ha esploso dei colpi di proiettile, colpendo alcuni tifosi azzurri: Esposito cade in terra privo di sensi, in condizioni che appaiono sin da subito gravi, De Santis invece viene aggredito dalla controparte: a distanza di qualche giorno non è ancora certo che sia stato lui a sparare. «Quello che so – continua Davide – è che se non fossimo arrivati noi, De Santis sarebbe sicuramente morto: i tifosi del Napoli lo avevano aggredito ed era evidente che volevano ammazzarlo». Sul posto la pistola usata per l’aggressione, è a terra insanguinata, qualcuno dice non siano stati esplosi più di 3-4 colpi prima che si inceppasse: «Ma potrebbero essere stati anche 6 o 7», aggiunge Davide. Questa sarebbe una novità.

PERCHE’ – Davide, insieme ad altri colleghi, viene incaricato di rimanere lì a vigilare fino all’arrivo della Scientifica, mentre De Santis, Esposito e gli altri feriti vengono trasportati in ospedale. «Qualcuno temeva che i tifosi del Napoli potessero tornare per completare l’opera» dice Davide, che poi prova a ricostruire l’accaduto: «Alcuni tifosi romanisti devono aver provocato quelli azzurri (che erano lì, dalle parti del “Ciak”, perché consapevoli forse di imbattersi in un ritrovo giallorosso, ndr), di lì la situazione è sfuggita di mano: le due parti sono venute alle mani, ma i giallorossi in quel momento erano forse in netta inferiorità rispetto ai napoletani, che erano diretti allo stadio, De Santis o chi per lui, disorientato da tutto questo, deve aver sparato per farsi largo tra la folla, sappiamo tutti poi come è finita». Il resto è mera cronaca nera.

GENNY A CAROGNA – Sul posto c’era anche uno dei tanti capi-ultras azzurri, che ha provato sin da subito a rianimare Esposito: poche ore dopo abbiamo visto lo stesso tifoso sugli spalti in compagnia dell’ormai arcinoto Genny a Carogna, capo-ultras dei Mastiffs, il principale gruppo di tifosi organizzati del Napoli: secondo molti è stato lui a trattare con le forze dell’ordine, ma non secondo un frequentatore della curva azzurra da molti anni, che invece racconta una verità diversa. «Genny non è in grado di trattare, è semplicemente un capo-tifoso, ma non ha una grande capacità di eloquio tale da poter addirittura condurre una trattativa con le autorità, magari voleva solo sapere direttamente dal capitano del Napoli, Hamsik, che conosce bene, come stava Esposito, se era vivo o morto». Ma c’è anche di più: «La curva del Napoli è divisa in due sponde – racconta ancora il tifoso – : la curva B e la curva A, quella dei Mastiffs appunto. La curva B è quella delegata a comandare in trasferta, solitamente accade così. Il fatto che Genny si sia messo di mezzo in una partita a Roma, in trasferta, non è piaciuto a molti, anche perché ripeto: non è il genere di tifoso che può imbastire trattative. Tra l’altro qualcuno già sapeva dei contatti tra Genny e la Prefettura: capitava spesso che fosse lui ad avvertire le autorità in caso di pericolo in curva ed in cambio veniva lasciato tranquillo di guidare il tifo come preferiva». Oggi però la Carogna ha ricevuto un Daspo per 5 anni ed è accusato di interruzione di pubblico servizio: quel gesto plateale, di fronte a tutta Europa, caro gli è costato.

IL RETROSCENA – C’è infine un ultimo retroscena: rassicurati da Hamsik sulle condizioni di Esposito, i tifosi azzurri hanno voluto incontrare prima dell’inizio del match quelli della Fiorentina per assicurarsi che, nel corso della gara, non ci fossero cori e striscioni a favore di nessuna delle due squadre, un tacito accordo di rispetto, parzialmente rispettato in fin dei conti, ma non del tutto compreso da parte della tifoseria viola: l’ex gruppo CAV avrebbe preferito tifare normalmente la propria squadra, mentre l’ex gruppo Parterre avrebbe preso accordi per conto di tutti con il tifo azzurro, le due parti se la sarebbero giurata e, così come a Napoli, anche a Firenze la tensione nei prossimi giorni è destinata a salire tra componenti diverse dello stesso tifo. Per concludere: nel corso della partita si era sparsa la voce, anche in tribuna stampa, che Esposito fosse in realtà morto, ma che la notizia fosse stata secretata per evitare che la situazione, già di per sé calda, degenerasse in poco tempo: per fortuna la verità era ben diversa ed Esposito, pur in condizioni molto critiche, era vivo. Speriamo possa restarci ancora a lungo.