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FIGC, gli arbitri pronti a fermare il calcio: diritto di voto o sciopero

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Serie A, Marcello Nicchi var

L’Aia sul piede di guerra: non vuole rinunciare al peso politico del 2% nel Consiglio Federale e nelle assemblee elettive

I punti della vicenda sono chiarissimi: nel rinnovamento del sistema calcio profilato dopo la disfatta di Italia-Svezia non vogliono essere gli arbitri a pagare per tutti. Per questo motivo l’Aia, attraverso il presidente Nicchi, ha già fatto sapere al commissario straordinario della FIGC Roberto Fabbricini che non accetterà senza combattere la revoca del 2% dei voti spettanti all’associazione di categoria in seno al Consiglio Federale e nelle assemblee elettive.

Così si prepara la guerra, che dal punto di vista degli arbitri potrebbe risolversi in uno sciopero che coinvolgerebbe tutte le categorie del calcio italiano: dalla Serie A in giù. Un’immagine, quella degli arbitri che si portano via il pallone, che ad oggi può sembrare una minaccia lontana, ma che nei fatti rischia di concretizzarsi se non subito comunque nelle prossime settimane. Sì, perché gli arbitri non accettano la versione della Federcalcio, che sostiene di rifarsi ai regolamenti internazionali (cioè la FIFA) nella scelta di togliere il diritto di voto all’Aia. Ma un conto, fanno sapere gli arbitri, è che una norma sia vietata dal regolamento, un’altra è che semplicemente non sia prevista. Questione di volontà, insomma. Come quella degli arbitri, che vedendosi tolto un loro diritto, non escludono di fermare il calcio…