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Gravina: «Il calcio sta perdendo, chiediamo di entrare nel prossimo decreto ristoro»

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Gabriele Gravina ha parlato a Sportlab nell’evento organizzato da Tuttosport e Corriere dello Sport. Le sue parole

Gabriele Gravina ha parlato a Sportlab nell’evento organizzato da Tuttosport e Corriere dello Sport. Le sue parole.

DECRETO RISTORO – «Serve una riflessione: chi perde soldi riceverà un ristoro? Bene, il calcio sta perdendo quindi chiediamo di entrare nel prossimo decreto ristoro. Il Covid è un virus micidiale, ma sta fungendo da acceleratore nella presa di coscienza di alcuni fenomeni del calcio. I bilanci delle nostre società non sono particolarmente floridi. Non lo erano prima del Covid, figuriamoci ora. Se riconosciamo il calcio come azienda, che fra l’altro ha importanti riflessi anche sul sociale, deve essere vista come azienda commerciale. Mi viene in mente il turismo: la crisi che sta vivendo quel settore la sta vivendo anche il calcio e noi chiediamo considerazione. Poi gli atleti devono capire che devono dare dei segnali anche loro, fermo restando che per il futuro, per dare prospettiva al calcio, servirà anche un pizzico di programmazione e lungimiranza in più da parte dei nostri dirigenti».

AMBIZIONI – «Quando ho accettato la candidatura alla Figc ho parlato di rinascimento, di nuovo umanesimo e rivoluzione culturale. Ancora oggi c’è una vecchia logica nel considerare il mondo del calcio il mondo degli imprenditori ricchi scemi, un mondo di viziati che pensa solo ai soldi. E invece è una delle più grandi industrie del Paese che coinvolge 12 settori merceologici diversiAl di là del valore di produzione di 5 miliardi, dell’impatto socio economico di 3,8 miliardi e del miliardo e 250 milioni che versiamo di tasse, c’è un ritorno diretto in termini di benefici per la popolazione. Aggiungiamoci pure la dimensione sociale e culturale, la capacità di dare speranza e svago alle persone in un momento così difficile. Il calcio è una parentesi positiva all’interno della vita sociale e lo praticano 11 milioni di persone»

AIUTI ECONOMICI – «E’ un tema attuale, vivo, che riguarda la Federazione perché comprende oltre alla Serie A anche B, C e mondo dilettantistico. Nell’ultimo bimestre la A ha perso oltre 88 milioni solo coni mancati incassi, in proiezione Serie A avrà -344 milioni di euro dai soli mancati introiti di botteghino. I ricavi da sponsor erano 680 milioni lo scorso anno, ovviamente stanno diminuendo perché non c’è l’evento e la sua fruizione. Il pubblico non riesce a vivere l’evento se non tramite tv. A questo aggiungo che mentre i ricavi sono bloccati o in netta diminuzione, dalle società sono state assunte delle obbligazioni (i contratti dei calciatori, per esempio) pre-Covid che oggi restano intatti, restano quelli pattuiti prima della pandemia. Le società si trovano meno ricavi in misura molto significativa, ma maggiori costi diretti e indiretti: i primi legati ai costi che hanno assunto, alle obbligazioni di cui prima, i secondi riguardano i controlli e gli adeguamenti che sono necessari per fare prevenzione».

SPADAFORA – «Il ministro sa che gli ho contestato alcune scelte nell’ultimo dpcm. Non è pensabile fermare 830 mila ragazzi e 480 mila bambini del settore giovanile scolastico. Sono le categorie più protette e meno a rischio. A mio avviso non c’è conoscenza della reale dimensione del mondo del calcio. Verso il nostro sport c’è un approccio sbagliato»