Inter Juve, il corto muso e la pavidità puniscono Allegri
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Editoriale

Inter Juve, il corto muso e la pavidità puniscono Allegri

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La Supercoppa italiana Inter Juve ha incoronato i nerazzurri al termine di una sfida thrilling, decisa all’ultimo secondo da Sanchez

Cosa ci può essere di più entusiasmante che vincere un Inter Juve all’ultimo secondo? Godimento e sofferenza due lati della stessa medaglia tra le più grandi rivali del calcio italiano. La Supercoppa italiana 2021 finisce, con merito, nella bacheca nerazzurra al termine di un match incredibile nel suo epilogo.

Perché nell’analisi a freddo non si può non partire da quell’ultimo secondo, dalla caparbietà di Darmian e dal guizzo pura classe firmato Sanchez. Così come non si può ignorare l’errore da circoletto rosso di Alex Sandro: incomprensibile la scelta di colpire di petto al minuto centoventi, una sana e decisa capocciata a liberare l’area avrebbe rimandato il verdetto ai calci di rigore.

Verdetto che, nel complesso, non fa una piega. Non è stata un’Inter scintillante, ma comunque dominante nel possesso palla e nelle conclusioni in porta. E soprattutto nell’atteggiamento di chi è consapevole della propria forza e superiorità, così come nella pazienza di attaccare aspettando il momento propizio dopo un avvio travolgente sul piano del ritmo, ma senza la giusta precisione.

Simone Inzaghi conquista il suo primo trofeo milanese pur nella serata in chiaroscuro di Barella e Brozovic e pur operando lo switch a metà ripresa tra le coppie di punte. Una mossa discutibile, che ha tolto riferimento e peso all’attacco nerazzurro, seppur infine benedetta dalla rete estatica del cileno.

E la Juve? Raffazzonata e incompiuta, insomma nulla che già non si sapesse. L’interessante approccio del primo tempo (pressing altissimo con marcature uomo su uomo stile Gasperini) abbandonato troppo prematuramente in favore dell’eccessiva prudenza. Dal sessantesimo in avanti i bianconeri si sono rintanati nella loro metà campo, speculando sul pareggio piuttosto che continuare a correre qualche rischio. E senza la qualità nel gioco, nelle idee e nel palleggio, oltrepassare la metà campo si è rivelato chimera per infiniti minuti trascorsi in trincea.

Troppo poco per guadagnarsi anche la buona sorte tanto cara a Max Allegri, beffato di “cortissimo muso” e punito ancora una volta da una pavidità che sembra quasi impossibile staccare dalla pelle raggrinzita di questa deludente espressione contemporanea della Vecchia Signora.