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Italia, l’Alli che non c’è

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Conte pensiero e suggestioni: perché non è capitato a me

Il grave infortunio occorso a Claudio Marchisio nel corso della sfida tra Juventus e Palermo ha il sapore di una sorta di disastro tecnico per l’Italia di Conte: con De Rossi e Verratti non al meglio, quest’ultimo peraltro non ancora forte delle stimmate necessarie per raccogliere l’eredità di Andrea Pirlo (fuori dai radar del commissario tecnico), il centrocampo azzurro in vista di Euro 2016 risulta essere a pezzi.

NON C’E’ DINAMISMOThiago Motta, Montolivo: zero dinamismo. Senz’altro buoni palleggiatori, ma i ritmi del calcio europeo vanno in direzione diversa e si rischia di essere presi d’assalto dal vigore atletico avversario. Ne parleremo a breve. Nel frattempo sul tavolo ci sono le soluzioni che inevitabilmente dovrà trovare Antonio Conte se l’obiettivo resta quello di competere a determinati livelli: Florenzi in mediana può essere una delle chiavi, considerando la completezza di un calciatore assolutamente reattivo sul piano dell’intensità, sdoganare Jorginho anche, così come puntare sui tempi di Parolo e Soriano. Non vi sembreranno soluzioni allettanti ma sono quelle a disposizione per compensare – quando ce ne sarà bisogno, e vedrete che ce ne sarà – sul terreno del ritmo.

PERSONALITA’ – E qui il discorso si fa ancor più complesso: la successione del genio di Andrea Pirlo lascia in tal senso una lacuna incolmabile, che va ben oltre la sua divina visione calcistica. L’eredità in termini di carisma sarebbe spettata al tandem Marchisio – De Rossi, ma il primo è out ed il secondo farà bene a ritrovare una condizione all’altezza se la sua parte in quel di Francia 2016 vorrà essere primaria e non di contorno. Non può esserlo ancora Verratti ed è questa una considerazione che probabilmente delude tante aspettative, in primis quella di chi vi scrive: calciatore indiscutibile per talento ed estetismo calcistico, non ha ancora compiuto quell’atteso scatto sotto il profilo della leadership. Ed ora va per le 24 candeline. Un ragazzo, certo, non più un ragazzino. Alla base l’errata scelta di trasferirsi in un campionato in tal senso poco allenante: il suo Psg passeggia in campionato, non c’è concorrenza ed il pegno da pagare è dato dalle costanti eliminazioni europee. Quando il livello si alza la mancata tigna agonistica dei francesi viene a galla in tutta la sua irruenza.

L’ALLI CHE NON HAI – Il buon Conte sbaverà ai piedi della tv quando il suo zapping incrocerà le partite del Tottenham: Dele Alli, classe 1996, è un fenomeno. Un marziano dalle caratteristiche così totali da porci un inevitabile interrogativo: che possa diventare lui il centrocampista più forte della storia inglese? I soliti nostalgici ed avversi al futuro avranno da ridire: Lampard e Gerrard non si toccano. Sacri. E non può bastare una stagione per sentirsi liberi di procedere a determinati accostamenti. Va bene, ammesso che il tenore di questa annata sia stato carpito dall’opinione pubblica: 10 gol e 9 assist in una Premier League disputata da assoluto protagonista quando non ancora ventenne (candeline spente soltanto otto giorni fa, ieri prima doppietta nella massima serie rifilata allo Stoke, Spurs ora a meno 5 dal Leicester), oltre ogni limite nell’abbinamento delle due fasi di gioco. Corre per tre, recupera palloni, imposta alla perfezione, si butta dentro con la spensieratezza del teenager ed i tempi di un calciatore fatto. Perno cruciale della favola Tottenham, applausi a Pochettino per non aver frenato. Roy Hodgson si frega le mani e con il suo volto vuole archiviare la pagina di quell’Inghilterra (proprio di Gerrard e Lampard) venerata e perdente, Conte si chiede perché non sia capitato a lui.