Juventus, il pesce puzza dalla testa - Calcio News 24
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2009

Juventus, il pesce puzza dalla testa

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Cinque sconfitte in 17 giornate di campionato. Peggio la Juventus ha fatto solo nella lontanissima stagione 48/49, quando a fine anno sarebbero state 12 le partite perse su un totale di 38 incontri. Tante, troppe colpe si possono dare a questa Juve, che dal ‘dopo Triade’ è sembrata navigare sempre a vista, alla faccia del tanto sbandierato progetto.
Una programmazione quinquennale, che già  dopo il primo anno, quello della risalita in A, ha subìto il primo stop: il cambio d’allenatore con il ‘dimissionario’ Didier Deschamps, ritenuto dalla dirigenza troppo decisionista, a lasciare la panchina al più accondiscendente Claudio Ranieri. Due stagioni in cui il mister romano ha fatto bene, giova ricordarlo: un terzo posto al primo anno in Serie A e la stagione successiva impreziosita dai successi contro il Real Madrid in Champions League. Ma l’amaro è sulla coda: la striscia di 7 partite senza vittoria (6 pareggi e una sconfitta) condannano Ranieri all’esonero e il progetto a ripartire nuovamente da zero.
Con sole due stagioni di tempo per raggiugnere l’obiettivo, ci si aspettava una scelta ‘di livello’, un allenatore capace sia a gestire le situazioni umane, sia la nuova situazione tattica che da lì a poco sarebbe arrivata, con i costosi acquisti di Diego e Felipe Melo. E invece, non me ne voglia il buon Ciro Ferrara, si è è scelto il ‘low cost’, credendo che acquistando giocatori di qualità , il più fosse stato fatto.
Scelta più sbagliata forse Jean Claude Blanc e Alessio Secco non potevano fare: regalare ad un allenatore una squadra già  impacchettata e infiocchettata, targata ‘4-3-1-2’, dimenticando il grande lavoro tattico che bisogna svolgere per fare assimilare i meccanismi di gioco ad una squadra in gran parte rinnovata.
Le colpe dell’allenatore sono evidenti: incapacità  di far assimilare movimenti di gioco, ripetizione dei soliti errori in fase difensiva, disogranizzazione tattica, repentini e dannosi cambi di modulo, pessima gestione dei giocatori (il caso Melo è emblematico).
Ma buttare la croce su un sol uomo è quanto mai ingiusto. Perchè se Ferrara si definisce il capitano di una nave in tempesta, Blanc e Secco sembrano i membri dell’orchestra del Titanic, che continuarono a suonare nonostante l’imminente affondamento.
L’impressione è che la Juventus abbia più bisogno di ‘umiltè’ che di ‘ qualitè’.
Si può riconoscere di aver sbagliato: acquisti, decisioni tecniche e comportamentali nei confronti della squadra. Ma la colpa ricade ancora più su, perchè se è vero che il pesce puzza dalla testa, bisogna prendersela anche con il pescivendolo. Affidare la rinascita di una società  gloriosa come la Juventus a una nuova triade che mai aveva avuto esperienza nel mondo del calcio è stata una decisione sbagliata. Ora la proprietà  se ne sta forse rendendo conto e sta cercando di porvi rimedio, inserendo nell’organigramma un uomo di calcio come Roberto Bettega. Un primo passo, quanto mai tardivo, in attesa che altri provvedimenti in tal senso vengano presi dagli azionisti.