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La Juventus è solida, ma cambierà

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paolo rossi

Riflessioni dopo Lazio – Juventus della seconda di Serie A TIM 2016/2017

Registrare la forza della Juventus in relazione a come le altre grandi non siano riuscite a tenere il passo dopo sole due giornate è certamente legittimo tenendo conto di un aspetto che poteva condizionare l’inizio della squadra di Massimiliano Allegri: la durezza del calendario. Basta ricordare i commenti sui social quando a luglio era uscito il tabellone. Gli stessi tifosi juventini, che ancora in testa hanno le difficoltà dell’avvio della scorsa stagione (già solo per il godimento avuto nel superarle quando nessuno più ci credeva), ironizzavano sulla sequenza Fiorentina-Lazio-Sassuolo-Inter pensando che partire ad handicap potesse dare un po’ di suspense a un percorso che vede i bianconeri nettamente favoriti. In altri termini, anche solo un cammino con qualche piccolo incidente di percorso, inframmezzato da normalissimi pareggi, avrebbe potuto generare grande fiducia in una parte della concorrenza che fosse stata capace di proporre uno scatto significativo dai blocchi di partenza. E pensando agli impegni di Napoli, Roma e Inter, c’era francamente da aspettarselo.
Così non è avvenuto, ma alla base di valutazioni troppo negative sulle cosiddette anti-Juve pesa probabilmente un certo fatalismo dettato da una campagna acquisti né finita, né apparentemente risolutiva, oltre alla considerazione che i due gioielli sottratti da Torino non si siano ancora espressi pienamente (addirittura Pjanic non ha giocato neanche un minuto, mentre è bastato poco Higuain per fare già tantissimo). Il primo tempo del Napoli a Pescara o la ripresa della Roma a Cagliari e accostare queste problematiche frazioni di gioco con la sicurezza granitica mostrata dalla Juventus all’Olimpico quando ha dovuto e voluto stringere i tempi per passare in vantaggio: sembra questo oggi l’impietoso montaggio di immagini che caratterizza la lettura delle vicende di campionato, con il concreto terrore che i giochi siano scontati. In realtà, la capacità di risposta dei partenopei nella prima giornata (cosa non successa nell’esordio della scorsa annata) e la reazione al momentaneo 2-2 del Milan dice che le risorse non sono né scarse e né banali. Quanto ai giallorossi, prima di considerarli perduti è bene far trascorrere un po’ di tempo – non troppo, ma il giusto – dopo lo shock del Porto perché esattamente questo è stato, non è pensabile minimizzare una sconfitta dalle proporzioni così clamorose e con sensi di colpa interni non semplici da metabolizzare (e non solo per le espulsioni. Conta troppo la sensazione di fragilità europea accumulata in questi anni).

Torniamo alla Juve. Imperfetta certamente, con margini di miglioramento talmente elevati da essere inimmaginabili, pensando a come in ogni stagione si parta con presupposti tecnico-tattici che poi trovano naturali deviazioni. Tanto per restare a un esempio, oggi è realmente impensabile capire come si orienterà una manovra attorno a Pjanic, battezzato come regista dal suo nuovo allenatore. In relazione anche a ciò che si è visto in queste prime giornate: un Khedira straordinariamente efficace (ricordate quanto fosse determinante anche per Pogba la diagonale di passaggi e di sguardi con la mezzala tedesca?); un Asamoah estremamente coinvolto nella manovra, capace di guadagnare ben 12 falli in 2 incontri, più tecnico che cursore, più ragionatore che dinamico. Per non parlare di Higuain, che a Roma ha suggerito soluzioni importanti nei movimenti, è bastato esserci per calamitare attenzioni e conseguentemente aprire spazi per i compagni. Infine, è su Dybala (e sull’asse con Pjanic, per quanto si è visto in certe verticalizzazioni nei test del precampionato) che si orienteranno molte delle possibili trasformazioni della Juventus. Paulo sta giocando molto più indietro ed è stato divertente constatare in quanti pezzi di domenica della carta stampata sia stato definito “regista offensivo”. Non era così scontato questo cambio d’abito, produttivo finora (anche se Dybala non ha ancora segnato), variabile non facile da leggere e ancor più da contenere per gli avversari. E non lo era a questo punto della stagione, personalmente mi aspettavo un contributo più altruista come una meta da conquistare con maggiore lentezza.
Se tutte queste considerazioni hanno un fondamento, si sbaglia a pensare a un percorso di crescita (e di affermazione) della Juventus lineare e non indolore. La garanzia è che Allegri lo sa, legge i difetti anche quando tutti elencano prevalentemente i pregi e – soprattutto – sa gestire situazioni complicate. Partendo dal presupposto che tutto è assolutamente più facile quando si possiede un’identità difensiva così vicina alla perfezione da risultare questa sì davvero sproporzionata rispetto alle incertezze della concorrenza.